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Imprese: oltre 80% fatturato viene dalle 88 mila aziende che esportano

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Oltre l’80% del valore aggiunto e del fatturato complessivo dell’industria viene dalle 88 mila imprese che esportano. “Vendere all’estero”, ha spiegato Sergio de Nardis capo economista di Nomisma “e’ un fenomeno relativamente raro, proprio perchè non tutti sono nelle condizioni di farlo, non tutte le imprese possono sostenere i costi più elevati che si devono affrontare per impegnarsi in un’attività internazionale. In Italia solo 20 aziende manifatturiere su 100 esportano, in Germania 26 su 100, in Francia 12. Si tratta per l’Italia di circa 88.000 esportatori manifatturieri su un totale di 425 mila produttori. Un numero elevato in assoluto, superiore a quello di Germania (55 mila) e Francia (26 mila), ma che si ridimensiona in proporzione al complesso dei produttori per l’estrema diffusione di imprenditoria che caratterizza il nostro paese (doppia per numero rispetto a Germania e Francia); in gran parte, però, di piccolissima dimensione (meno di 10 addetti) e rivolta al mercato interno. Quel che più conta è che quegli 88 mila esportatori sono coloro che determinano l’andamento dell’intero settore manifatturiero, producendo oltre l’80% del valore aggiunto e del fatturato complessivo”. Secondo De Nardis, “questo segmento minoritario di produttori “migliori” ha subito, nell’ultimo biennio, gli effetti della drastica contrazione della domanda interna. Essi infatti, sono certamente esportatori, ma vendono molto anche nel mercato nazionale: in media, oltre il 60% del loro fatturato viene realizzato in Italia e ciò si verifica tanto per le grandi che per le piccole imprese esportatrici. La loro competitività è stata, dunque, inevitabilmente penalizzata dalla caduta senza precedenti della domanda nazionale e dalla rarefazione del credito che ne è derivata: i nostri esportatori hanno dovuto fronteggiare la concorrenza di imprese estere non zavorrate dalla recessione delle loro economie e, soprattutto, non penalizzate da un credito comparativamente piu’ caro e scarsamente accessibile. La manifattura che esce dalla recessione è, quindi, sensibilmente dimagrita, per numero di operatori e intensità produttiva”.
fonte: ItaliaOggi.it

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