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Il Ponte sullo stretto: tra fantasia e realtà!

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di Ettore Minniti

Si torna a parlare del ponte sullo Stretto di Messina. Argomento di antica memoria. Un sogno o uno spreco inutile? Argomento non nuovo. Ad auspicarne la sua costruzione don Luigi Sturzo, pro sindaco di Caltagirone, già nel lontano 1951.

Don Sturzo pose alcuni fondamentali quesiti circa le reali coordinate tecniche in rapporto alla redditività economica del Ponte suddetto  che “ va ponderata … concepita come vantaggiosa”. Nel sue epistole il Sacerdote auspica la costruzione “di un ponte di ferro che congiunga la Sicilia al Continenteperché il Ponte sullo Stretto di Messina acquista il significato ideale di collegamento di fratellanza internazionale”.  Di certo vi è che solo una  figura dal carisma adamantino come quella sturziana  poteva idealizzare  la funzione di  questo imponente manufatto fino ad acclamare che “ il passo fra potrà farsi e dovrà farsi non sarebbe così lungo come sembra  …”

Il Ponte sullo Stretto è un’infrastruttura su cui si giocano diversi equilibri politici ormai da decenni. Sinistra o destra poco importa. La verità che a livello internazionale la nostra immagine è poco credibile.

Indiscutibile che, in tanti anni, vi sono stati costi ingenti per un’opera che non è mai stata realizzata. Questo rappresenta un paradosso tutto italiano. La Corte dei Conti ha stimato che solo nel periodo 1982-2005 sarebbero stati spesi quasi 130 milioni di euro, altre analisi parlano di più di 600 milioni di euro. In mezzo, la causa multimilionaria intentata dal consorzio di società Eurolink, vincitrice dell’appalto poi revocato. Ben 790 milioni di euro più gli interessi sono la richiesta di risarcimento danni allo Stato.

La diatriba tra i politici a noi sembra ricalcare bene i ‘polli di Renzo’: “… con le povere bestie, le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”. La Sicilia muore e costoro litigano sul da farsi, senza riuscire a trovare una soluzione.

Per i siciliani il Ponte sullo Stretto e le infrastrutture territoriali inesistenti da realizzarsi sono conciliabili e si possono realizzare, bastare avere chiari costi e tempi di realizzazione e un serio piano industriale e progettazione e pianificazione almeno decennale.

Quello che addolora e fa aumentare la rabbia nei siciliani è la mancanza dall’agenda politica nazionale della questione meridionale.

 


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