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Il pasticcio delle bozze di decreto che dovevano restare segrete

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“È inaccettabile”. Giuseppe Conte lo ripete più volte, in una sala stampa di Palazzo Chigi aperta nel mezzo della notte. Il presidente del Consiglio parla delle bozze, “non l’avevo ancora firmato”, del Dpcm sulla gestione dell’emergenza Coronavirus.

Quel testo “tra poche ore sarà in Gazzetta Ufficiale” e ci arriverà con alcune modifiche. Per esempio, quanto a quelle citate dallo stesso, Conte, relativamente al numero delle Province soggette a più stringenti misure di restrizione della mobilità, che sono 14 anziché 11 come risultava dalle anticipazioni della serata.

Anzi, di ‘zone rosse’ il presidente del Consiglio non vuole sentire parlare proprio perché da un lato l’estensione delle zone più controllate si allarga – basti pensare all’intera Lombardia – e perché le restrizioni limitano, appunto, ma non escludono tout court ingressi e uscite. Sia pure per “comprovate ragioni”, con le forze dell’ordine demandate a verificarle.

Conte sintetizza l’impianto generale delle misure e avoca al governo la loro responsabilità politica. Dunque, per esempio, disponibilità al confronto con le opposizioni, tra domani e martedì, accenna, ma “gestiamo noi” la situazione.

“Non si ferma tutto ma dobbiamo entrare nell’ottica che ci sono delle regole da rispettare. Dovremo tutti essere più responsabili, lo dico a tutti. Anche ai nostri figli che in questi giorni, ad esempio, non stanno andando a scuola”, annota Conte. È, forse, il cuore del ragionamento, in ore convulse che raccontano allo stesso tempo di ‘migrazioni’ via dal Nord ora visto come fonte di ansie e paure e di fughe, più o meno drammatiche, di chi, già malato, dovrebbe, anzi deve, restare in casa.

“Devono comprendere che questa non è l’occasione per ritrovarsi insieme a fare delle festicciole e quindi per creare delle occasioni di contatto. Devono approfittarne per tornare a delle buone letture, ad esempio, o seguire a distanza le attività a distanza”, dice Conte dei ragazzi. A tutti, ricorda che “ci rendiamo conto che tutte queste misure creeranno disagio, imporranno dei sacrifici, a volte piccoli, a volta molto grandi. Però questo è il momento dell’autoresponsabilità. Dobbiamo capire che tutti dobbiamo aderire e non dobbiamo contrastare queste misure. Non dobbiamo pensare di essere furbi. Dobbiamo tutelare la nostra salute e quella dei nostri cari, dei nostri genitori, ma soprattutto la salute dei nostri nonni. Perché abbiamo scoperto che sono soprattutto loro, le persone più anziane, che sono esposte alle insidie di questo virus”.
Bal

Vedi: Il pasticcio delle bozze di decreto che dovevano restare segrete
Fonte: politica agi


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