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Il giorno di Bonafede

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Nell’Aula del Senato è iniziata la discussione delle mozioni di sfiducia presentate – dal centrodestra e da +Europa e altri – nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. 

La mozione della leader di +Europa, per essere approvata, non ha bisogno della maggioranza assoluta, pari a 161 voti: è sufficiente un solo voto in più. L’ago della bilancia rimangono i renziani ma è anche sui voti di singoli senatori non riconducibili alla maggioranza, i cosiddetti ‘peones’, che potrebbe giocarsi l’intera partita al Senato.

Matteo Renzi, considerato l’ago della bilancia, è arrivato leggermente in ritardo alla riunione di gruppo convocata prima dell’inizio dei lavori dell’Aula del Senato e ha messo in chiaro subito una cosa: Italia viva non cerca posti di governo, non vuole poltrone. “Ci addossano – questo il ragionamento del leader di Iv, secondo alcune fonti – la responsabilità di voler far cadere il governo ma vogliamo soltanto che le cose vadano bene per il Paese”.

Renzi – sempre secondo quanto riferiscono le stesse fonti – avrebbe spiegato che in questo momento votare una mozione di sfiducia è difficile, toppo complicato in quanto il Paese attraversa un momento complicato. Ma Iv – la tesi del leader di Iv – non arretrerà sulle battaglie sulla giustizia. In ogni caso Renzi avrebbe lasciato libertà di manovra ai suoi.

Vedi: Il giorno di Bonafede
Fonte: politica agi


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