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Il discorso di Joe Biden all’ONU: una svolta o le solite promesse?

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Non stiamo cercando una nuova guerra fredda o un mondo diviso in blocchi 
rigidi”. Il presidente degli Stati Uniti d’America sottolinea la necessità di una 
collaborazione tra le superpotenze al fine del mantenimento di quei buoni
 rapporti diplomatici che l’amministrazione Trump aveva messi in crisi 


di Giuseppe Accardi

Un placido Joe Biden è intervenuto con tono pacifico a New York in occasione
 della recente 76ma Assemblea generale dell'ONU, davanti a più di 150 paesi,
 con un discorso di debutto durato circa 30 minuti, nel quale ha tracciato le 
linee guida dell'azione americana e globale in ambito di cooperazione. 
Visibilmente più pacato rispetto al suo predecessore Trump, il 46° Presidente 
degli Stati Uniti ha rivolto un invito all'unità e al maggiore impegno da parte di 
tutta la comunità internazionale, per far fronte al momento storico attuale e a 
tutte le sfide e le contraddizioni scaturite dallo stesso. Sicurezza, prosperità e
 libertà le parole chiave utilizzate dal presidente, che non ha mancato di
 ricordare come la collaborazione gioca un ruolo fondamentale in un mondo 
così interconnesso. 
In tal guisa ha sottolineato a più riprese la rilevanza della partnership con i 
paesi occidentali, cercando di mitigare le tensioni createsi tra Washington e 
Parigi in ambito di sicurezza, sviluppo e cooperazione, con l'esclusione della 
Francia dal trattato AUKUS stipulato tra USA, Regno Unito e Australia, che ha
 scatenato l'ira del Presidente Macron, risoluto a tal punto da richiamare a
 rapporto l'ambasciatore e l'intera delegazione francese da USA e Australia.  
Dopo i recenti avvenimenti in Afghanistan, con la presa del potere da parte 
dei talebani e il ritiro delle truppe statunitensi, ci si aspettava una risposta 
esaustiva alle critiche mosse all'amministrazione statunitense in chiave 
medio-orientale e internazionale, ma il presidente si è limitato ad un breve 
accenno risicato, che ha lasciato parecchi dubbi sul ruolo degli USA come 
paladini della democrazia ed esportatori di diritti e libertà. 
Per quello che riguarda gli attori principali, con Cina e Russia, il presidente 
non li nomina mai direttamente nel suo intervento, ma le allusioni e i 
riferimenti all'utilizzo di metodi di governo e di consenso antidemocratici 
e la condanna di scelte sostanzialmente autoritarie, sono tutt'altro che casuali. 
Ciononostante Biden ha affermato: “Non stiamo cercando una nuova guerra
 fredda o un mondo diviso in blocchi rigidi”, per sottolineare la necessità di 
collaborazione tra le superpotenze al fine del mantenimento di buoni rapporti 
diplomatici messi in crisi in precedenza dall'amministrazione Trump. 
Ancora, Biden ha preso in esame gli ultimi accordi stipulati, citando gli accordi
 di Parigi e il rientro nell'OMS (Organizzazione mondiale della sanità), da cui 
Trump si era ritirato e, immancabile, è arrivato il suo commento sulla situazione
 iraniana nucleare, vista la fine dei colloqui tra i due paesi nel giugno di 

quest'anno. Il presidente auspica una riapertura dei colloqui, con obiettivo 
la fine delle sanzioni. 
Infine Biden si è soffermato sulla crisi pandemica, sui cambiamenti climatici 
sulla necessità di andare tutti nella stessa direzione per la “salvaguardia” 
dell'ambiente e degli esseri umani. In tal senso si spiega il suo appello 
all'espansione della campagna vaccinale e della transizione energetica 
soprattutto nei paesi sottosviluppati e in tutti i paesi in via di sviluppo, 
che fino ad oggi hanno beneficiato ben poco delle innovazioni in campo
 medico e scientifico. 
Vedremo se le parole di Biden verranno accompagnate dai fatti o rimarranno
 soltanto promesse, intanto la campagna vaccinale sta portando spreco nei
 paesi occidentali, dato che milioni di dosi rischiano di scadere ed essere
 gettate nel bidone della spazzatura entro la fine dell'anno e, come se non 
bastasse, la transizione energetica potrebbe non interessare gran parte dei 
paesi in via di sviluppo responsabili delle maggiori emissioni di co2.