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Le interviste degli altri ( il resto del carlino -Il cinema che proietta a sale vuote “Lanciato un messaggio forte”)

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La sua storia di imprenditore del cinema, che non si arrende e proietta film ogni giorno, anche in una sala vuota “perché non manchino, nella città, le voci dei personaggi”, ha attirato l’attenzione pure de Lo Stato Sociale. Il gruppo bolognese ha così voluto invitare Morris Donini, 47 anni, gestore del cinema Mandrioli di Ca’ de’ Fabbri a Minerbio e di altre sale a Molinella e Castenaso, a salire con loro sul palco dell’Ariston per sensibilizzare l’Italia sul dramma degli operatori del mondo dello spettacolo, colpiti duramente dalle restrizioni della pandemia. “Quando sono stato contattato dal gruppo – racconta Donini –, e hanno chiesto la mia partecipazione, ho subito accettato, ma li ho avvertiti: siete sicuri di sapere cosa state facendo?”.

Perché, aveva timore?

“Già, sono una persona affabile ma riservata, e non mi piace stare sotto i riflettori. Convincermi a salire su un palco è un’impresa. Ho accettato perché è una causa giusta. Sono stati molto gentili con me e li ringrazio”.

E’ soddisfatto dell’iniziativa?

“Sì, anche se relegarci all’una di notte, in coda al Festival mi è sembrato ingiusto, perché il nostro era un messaggio forte. A fianco a me avevo persone che gestiscono locali dove si esibiscono band e sono stati quelli maggiormente colpiti dalle restrizioni. Lo Stato deve aiutarci. Anche Sanremo doveva fare di più”.

Cosa intende?

“Il Festival avrebbe dovuto proporre questo tema come centrale. In ogni caso è stata una grande emozione e per quanto mi riguarda è stato come invitare Pinocchio nel paese dei balocchi”.

Ci può raccontare l’esperienza a Sanremo?

“Ho visto alcuni dei miei idoli fra cui Max Gazzè, con il quale ho scattato una foto. I suoi testi per me sono bellissimi. E poi quando ho fatto il mio ingresso sul palco mi sono accorto che l’Ariston non è tanto più grande del mio cinema. Sembra immenso in televisione, ma non è così. Dopo la serata sul palco, non sono riuscito a dormire dall’adrenalina che avevo in corpo”.

Come vede il futuro del vostro settore?

“Il 27 marzo è stato indicata come data in cui verranno riaperte ipoteticamente le sale (nelle zone gialle, ndr). Detta così non ha senso: ci vorrà almeno un mese per rimettere in moto la programmazione. Non è così facile come si pensa. È cambiato il mondo e la cultura va salvaguardata. Servono misure eque e sostenibili messe in campo dallo Stato”.

E adesso cosa farà?

“Devo rimettere a posto il proiettore, che si è rotto, e poi tornerò in una delle mie sale a Ca’ de’ Fabbri per rivedere vecchi film. Le voci così usciranno dalla struttura e raggiungeranno ugualmente la gente”.

Matteo Radogna

Fonte: ilrestodelcarlino