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Il caso Gimelstob imbarazza il Gotha del tennis americano

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Il tennis fa quadrato, la federazione Usa fa quadrato, l’Atp Tour fa quadrato: il Gotha delle racchette difende Justin Gimelstob, yankee dal sorriso a 32 denti, figlio della ricca borghesia ebrea, grande speranza da junior ma dal povero pedigree in singolare una volta professionista. Due Slam in doppio misto accanto a Venus Williams, coach pittoresco, telecronista e membro del consiglio dei tennisti professionisti. Accusato, ora, di aggressione.

Il 41enne del New Jersey con residenza a Santa Monica, California, è stato arrestato a Los Angeles la sera di Halloween con l’accusa di percosse ai danni di un ex amico, suo e dell’ex moglie, e rilasciato dopo aver pagato una cauzione di 50mila dollari. Comparirà il 12 dicembre davanti a una corte di tribunale. Randall Kaplan, l’ex amico, sostiene di essere stato aggredito, mentre passeggiava con moglie e figlioletta, da un uomo mascherato come Tom Cruise nel famoso film Top Gun. Ha dichiarato di aver subito graffi, contusioni in viso e forse una commozione cerebrale, e di aver riconosciuto infine nell’aggressore, estremamente alterato, proprio Gimelstob.

L’uomo, del resto, aveva denunciato di aver già ricevuto minacce in passato per la sua amicizia con la moglie ormai separata da Gimelstob e di aver chiesto a suo tempo all’avvocato divorzista di fare da intermediario perché la cosa non si ripetesse. E, nel 2016, la stessa Cary Sinnot aveva richiesto un ordine restrittivo per violenza domestica nei confronti dell’ex marito. Gimelstob però ha sempre respinto le accuse.

Un campo di Paddle a Venice Beach

Quando si scoperchia il vaso di Pandora della rispettabilità di un personaggio pubblico viene fuori di tutto. E l’ex numero 63 del mondo di singolare (zero titoli), 18 in doppio (13 titoli), oggi 41enne, si è sentito rinfacciare anche una disputa su un campo di Paddle del 2007 a Venice Beach, con tanto di aggressione verbale e minacce denunciate da un avversario, solo perché avrebbe contestato un punto all’ex professionista.

Più grave sarebbe l’accusa di un’altra aggressione, questa volta fisica, di cui Gimelstob sarebbe stato protagonista con un altro ex amico, Kris Thabit, il quale sostiene di essere stato minacciato e accusato pubblicamente di aver avuto un flirt con l’ex signora Gimelstob. Dopo le accuse e le minacce, Gimelstob sarebbe stato cacciato dal locale. Non contento, si sarebbe appostato fuori per colpire.

In piedi e pugno in alto

All’ultimo Wimbledon, Gimelstob, da coach di John Isner, era sempre platealmente all’impiedi a sventolare il pugno al cielo per motivare l’amico nella maratona dei quarti contro Kevin Anderson. Anche se il sodalizio s’è sciolto – ufficialmente per volere di Justin – Isner difende l’amico: “Chiunque è innocente fino a che non è dichiarato colpevole”.

Si fa quadrato. Ma fuori del coro arriva un attacco dall’ex n. 1 del mondo, Lleyton Hewitt, che ha chiesto ai dieci membri del consiglio Atp, di destituire Gimelstob. Il presidente del board è Novak Djokovic che dovrà affrontare una situazione molto delicata. 

Vedi: Il caso Gimelstob imbarazza il Gotha del tennis americano
Fonte: sport agi


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