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Il caso di queste micro-dosi di Epo

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Ieri come oggi, l’Olimpiade di Torino 2006 come i Mondiali di sci nordico di Seefeld: ancora una retata della polizia (stavolta congiunta tedesca ed austriaca) contro la emo-auto trasfusione, ancora le famigerate sacche di sangue, gli arresti di atleti (cinque: due austriaci, due estoni e un kazako) e medici, più mille preoccupazioni sulle pratiche doping, i forti rischi sulla salute e sul futuro stesso dello sport.

Praticamente la catastrofe per tutte le discipline di fondo, di fatica, dopo già tanti scandali fra ciclismo e sci di fondo. Ieri, sei atleti austriaci furono squalificati a vita, oggi spunta fuori una fabbrica del “male” a Erfurt, in Germania, guidata da un ex medico di ciclismo su strada, con un business internazionale di sostanze dopanti per atleti di vertice. Sulla scia delle rivelazioni del fondista austriaco Johannes Duerr, positivo all’Epo ai Giochi di Sochi 2014, nel docu-film tv “L’avidità per l’oro”.

Corri più veloce della legge

Anche ieri, cioè già nel maggio 2015, la tv France 2 aveva dimostrato – usando otto atleti come ciclisti volontari – che le micro-dosi di sostanze dopanti (EPO, GH, corticosteroidi ed emotrasfusioni) non vengono rilevate dai controlli incrociati con i valori del Passaporto Biologico UCI. L’incremento delle prestazioni era importante, a cominciare dal VO2max (massimo consumo di ossigeno e soglia anaerobica), con un + 6.1%, a fronte di minimi sbilanciamenti dei dati personali dell’atleta. E quindi della minor reperibilità dell’Epo di terza generazione, Cera, con 100 unità in vena invece delle tradizionali 500-1000 per via intramuscolare.

Da allora, malgrado l’antidoping abbia fatto una strage di sospensioni, soprattutto di ciclisti, l’evoluzione medica è stata massiccia e, ancora una volta, è stata più veloce della legge.

Basta mezza sacca per scalare lo Zoncolan

Eppure, a dicembre “Spazio Ciclismo” divulgava il preoccupante resoconto della ricerca del Dipartimento di Sport e Nutrizione dell’Università di Copenaghen nel quale si dimostrava che bastano 135 millilitri di sangue per poter migliorare anche del 5% le prestazioni: parliamo di mezza sacca di sangue mentre prima se ne utilizzavano due-tre.  Con miglioramenti consistenti nelle prestazioni fino al 4,7%, quantificabili, per intenderci, in circa 60 secondi nella scalata dello Zoncolan, la saluta mitica del Giro d’Italia, 1750 a quota 1750 metri.

Indicazioni disattese e il cuore si ferma all’improvviso

“Le competizioni ad alto livello internazionale sono decise nell’ordine dell’1-2%. Un miglioramento del 5% può rappresentare davvero molto, circa 10 watt in bici, il che significa che il corridore potrà essere migliore di circa un minuto su uno sforzo di quaranta minuti”, puntualizzava il promotore della ricerca, Nikolai Nordsborg. La cui indicazione è stata peraltro disattesa: “Dobbiamo essere consapevoli che ci sono molti metodi sofisticati che non causano variazioni significative nei valori del sangue. Uno di questi metodi è proprio l’autoemotrasfusione con piccole quantità di sangue. Ora che abbiamo visto che le prestazioni possono essere notevolmente migliorate in questo modo dobbiamo dare priorità allo sviluppo di nuovi metodi per rintracciare le frodi“.

Inutile mostrare i danni che fanno queste sostanze sull’organismo, oggi come domani, con il cuore che spesso si arrende all’improvviso.

Vedi: Il caso di queste micro-dosi di Epo
Fonte: sport agi


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