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Il caso del giornalista dello Spiegel che si inventava tutto è peggio del previsto 

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Si allarga lo scandalo del giornalista 'falsariò dello Spiegel, con risvolti che vanno persino oltre l'etica professionale e ora sconfinano nella truffa. Secondo quanto scrive lo stesso settimanale, il reporter Class Relotius avrebbe inviato ai lettori, tramite la sua mail privata, appelli a fare donazioni a favore di una coppia di orfani in Turchia: nel messaggio il giornalista indicava il proprio conto corrente.

Non risulta che il denaro sia mai stato recapitato ad associazioni benefiche o affini. "Quanti donatori vi siano stati, quanto denaro sia stato raccolto e cosa sui successo con quelle somme in questo momento ancora non è chiaro", scrive lo Spiegel, che ha raccolto in uno speciale di 23 pagine tutte il materiale relativo al caso Relotius, che sta avendo un enorme impatto sull'opinione pubblica in Germania.

"Questa iniziativa di Relotius era del tutto sconosciuta alla redazione, nè ci risulta che in proposito qualche lettore si sia rivolti allo Spiegel", afferma ancora la testata amburghese, che presenterà alla Procura tutte le informazioni raccolte, in vista di una denuncia penale vera e propria.

È stato lo stesso Spiegel a rivelare qualche giorno fa sul proprio sito l'esistenza del caso Relotius, dopo che il reporter, in seguito all'ennesima incongruenza e l'ennesima accusa di falso, aveva confessato di aver inventato integralmente o in parte molti dei suoi reportage. Il cronista 33enne era considerato "l'idolo giornalistico della sua generazione" e ha ricevuto negli ultimi anni molti premi, tra cui quello de miglior reporter tedesco e il "Journalist of the year" della Cnn.

Per lo Spiegel, che è stato fondato nel 1947 ed è considerato il tempio del giornalismo investigativo, celebre per la qualità del suo fact-checking, il colpo è durissimo. Nella fattispecie, le donazioni richieste ai lettori erano legate ad un reportage intitolato "I figli dei re", pubblicato nel 2016, in cui si narra di due fratellini siriani, orfani, obbligati a vivere per strada in Turchia. Anche la veridicità di questo testo ora è seriamente messa in discussione.

Il fotografo che accompagnò Relotius – Emin Oezmen della celebre agenzia Magnum – afferma che il reporter "aveva falsificato la biografia di uno dei ragazzi, drammatizzandola fortemente", come sottolinea lo stesso settimanale. E la sorellina di cui si parla nel testo, che lavorerebbe in una fabbrica tessile, a quanto pare non esiste proprio: secondo il fotografo, il bimbo non ha una sorellina che risponda alla descrizione fatta nell'articolo.

Lo stesso Relotius successivamente ha raccontato, in una raccolta di articoli, che dopo mesi sarebbe riuscito a portare i due ragazzi in Bassa Sassonia facendoli adottare da una coppia di medici. "Anche in questo caso evidentemente si tratta di fiction", conclude lo Spiegel. Aggiungendo: "Relotius, richiesto di prendere posizione al riguardo, al momento non è raggiungibile".

Vedi: Il caso del giornalista dello Spiegel che si inventava tutto è peggio del previsto 
Fonte: estero agi


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