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Il carro da cerimonie che i tombaroli non hanno portato via da Pompei

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AGI – Cunicoli scavati sotto terra. Oggetti antichi trafugati. L’intervento della procura e dei carabinieri. La professionalità degli archeologi. Non è la trama di un film del filone di Indiana Jones, ma quello che è realmente accaduto a Pompei e che ha portato a una scoperta eccezionale. Un carro da parata e cerimonie di età imperiale quasi integro, finemente decorato. Un esemplare unico che ora sarà  restaurato per essere poi probabilmente esposto nel parco archeologico più noto al mondo.

Il carro è stato trovato all’interno di un portico a due livelli che affacciava probabilmente su una corte scoperta, nei pressi della stalla già indagata, con la quale comunicava attraverso una porta. La coltre di cinerite che lo ha sigillato durante l’eruzione del 79 d.C. del Vesuvio ne ha permesso la conservazione  perfetta. Era a quattro ruote, e, sulla base delle notizie tramandate dalle fonti e dei pochi riscontri archeologici ad oggi noti, probabilmente è un pilentum, un veicolo da trasporto usato nel mondo romano dalle élite in contesti cerimoniali, anche per nozze.

Su alte ruote in ferro, connesse tra loro da un sistema meccanico di avanzata tecnologia, si erge il leggero cassone (0.90 x 1.40 m), parte principale del carro, su cui era la seduta, contornata da braccioli e schienale metallici, per uno o due individui.  Il cassone è riccamente impreziosito sui due lati lunghi con l’alternanza di lamine bronzee intagliate e pannelli lignei dipinti in rosso e nero, mentre sul retro  ha un articolato sistema decorativo con una successione di medaglioni in bronzo e stagno di scene a sfondo erotico con figure maschili e femminili a rilievo.

La lamina bronzea ha nella parte superiore piccoli medaglioni, sempre in stagno, che riproducono amoriniimpegnati in varie attività. Nella parte inferiore del carro si conserva una piccola erma femminile in bronzo. Il legno impiegato per realizzare le strutture laterali e il retro del carro, a cui sono fissati mediante piccoli chiodi e grappe gli elementi decorativi in bronzo, era faggio.

Si scavava da tempo in quella villa, sottratta a privati che ora sono a processo davanti al tribunale di Torre Annunziata perché ritenuti i responsabili della depredazione fatta nel tempo dai tombaroli. E due cunicoli hanno sfiorato l’antico veicolo, correndo paralleli a 5 metri di profondità, senza tuttavia danneggiarlo irreparabilmente.

Il 7 gennaio scorso comincia l’avventura degli archeologi. Dal materiale vulcanico che aveva invaso il portico, proprio al di sotto a un solaio ligneo perfettamente conservato e rimosso, emerge un elemento in ferro. Si decide di rimuovere i detriti lentamente e progressivamente emerge il carro cerimoniale, risparmiato miracolosamente sia dai crolli delle murature e delle coperture dell’ambiente sia dalle attività clandestine. Le restauratrici del Parco specializzate nel trattamento del legno e dei metalli iniziano la loro opera. In parallelo, ogni volta che si rinviene un vuoto, si cola gesso per tentare di preservare l’impronta del materiale organico non più presente. Così si è potuto conservare il timone e il panchetto del carro, ma anche impronte di funi e cordami, restituendolo nella sua complessità.

Considerata l’estrema fragilità del veicolo e il rischio di possibili interventi e danneggiamenti di clandestini per la fuga di notizie, il team ha lavorato anche tutti i fine settimana a partire dalla metà di gennaio, sia per garantirne la conservazione che per dare un segno forte dell’azione di tutela sul Patrimonio esercitata dal Parco in sinergia con la procura di Torre Annunziata e i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, insieme investigatori del comando di Torre Annunziata.

Nella stalla della villa era stato possibile realizzare il calco della mangiatoia, il calco di un cavallo di grande taglia, che presentava ricche bardature in bronzo. Ed erano stati trovati altri due cavalli, uno riverso sul fianco destro e uno sul fianco sinistro, di cui non è stato possibile realizzare il calco, a causa dei danni causati dai tunnel dei tombaroli, con altre bardature in bronzo, forse di una sella, e altri elementi da parata, di sicura correlazione con il carro rinvenuto.

Pompei continua a stupire con le sue scoperte, e sarà così ancora per molti anni con venti ettari ancora da scavare. Ma soprattutto dimostra che si può fare valorizzazione, si possono attrarre turisti da tutto il mondo e contemporaneamente si può fare ricerca, formazione e studi”, esplicita il Ministro della Cultura, Dario Franceschini.

 


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