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Idrogeno, la nuova frontiera dell’economia

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Nel corso della storia le grandi trasformazioni dei regimi energetici hanno sempre indotto un ripensamento delle categorie fondamentali dell’esistenza. A differenza dell’attuale flusso di energia, che procede dall’alto verso il basso, centralizzato e governato dalle multinazionali del petrolio e dell’elettricità, “l’economia all’idrogeno” crea le condizioni per una redistribuzione del potere

di Antonino Gulisano

Energie rinnovabili, idrogeno: ecco il Recovery Plan che punta a rivoluzionare l’Italia in cinque anni.

Desidero richiamare gli studi del caro amico Renato Costanzo Gatti, grande estimatore dell’economista Joseph Schumpeter, che forse dall’aldilà saluterà il Recovery Plan con una smorfia di sorriso. Joseph Schumpeter, teorico dello sviluppo metteva al centro della sua monumentale analisi una parola sola: l’innovazione. Partendo da un’impresa o un imprenditore, uno “sciame”, come quello delle api che migrano verso un nuovo alveare, si aggrega sviluppando nuove iniziative e lanciando lo sviluppo. Ebbene la scommessa che può riaccendere l’Italia si chiama proprio innovazione e su questo punto ci possiamo giocare le carte del Next Generation Eu: a colpi di energie rinnovabili, idrogeno, high tech, elettronica avanzata.

L’idrogeno, nuova frontiera dell’economia «green»: cos’è, a cosa serve e come si può impiegare. In otto punti un vademecum per capire le potenzialità (inespresse) di una fonte di energia che bruciando libera in atmosfera solo vapore acqueo e può produrre elettricità pulita.

Molti osservatori sono convinti che esista petrolio a sufficienza per il fabbisogno dei prossimi 40 anni, ma alcuni dei più famosi geologi ritengono che la produzione petrolifera globale possa raggiungere il picco, e cominciare il rapido declino, già alla fine di questo decennio.

Uno dei Focus del Recovery Plan attenziona l’innovazione e l’idrogeno della Snam.

Si chiama Hydrogen Innovation Center, primo polo di eccellenza nazionale per le tecnologie dell’idrogeno. Target della Snam che lo promuove: aggregare soci industriali e centri di ricerca universitari per accelerare lo sviluppo del settore e contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici nazionali ed europei. “La missione dell’Hydrogen Innovation Center è costruire un’alleanza strategica tra imprese e mondo della ricerca per consolidare la filiera italiana dell’idrogeno e favorire la nascita di nuove aziende e progetti”, ha dichiarato Cosma Panzacchi, Evp Hydrogen di Snam. La prima sede dell’Hydrogen Innovation Center sarà inaugurata a Modena, nell’ambito di un accordo di collaborazione tra Snam e l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Le attività di ricerca e sperimentazione comprenderanno l’intera filiera dell’idrogeno, dalle tecnologie di produzione alle infrastrutture di trasporto e stoccaggio fino agli usi finali, quali applicazioni industriali (siderurgia) e trasporti (automobili e camion a celle a combustibile, navi e treni).

Nel momento in cui l’era dei combustibili fossili sta inesorabilmente giungendo al suo tragico epilogo, rileggendo il libro di Jeremy Rifkin: “L’economia all’idrogeno” troviamo l’indicazione di una via d’uscita da questo drammatico scenario. Un nuovo regime energetico fondato sull’idrogeno, rivoluzionerà le nostre attuali istituzioni politiche e di mercato. L’idrogeno è l’elemento chimico più semplice e diffuso nell’Universo, è il principale costituente delle stelle e del sole. Se sfruttato adeguatamente, potrebbe essere il “carburante perpetuo”, inesauribile e del tutto esente da emissioni inquinanti.

L’idrogeno come risorsa collettiva. La questione se tanto il pensiero umano quanto la forma più elementare d’energia dell’universo debbano essere considerati risorse liberamente condivise di proprietà collettiva o merci di proprietà privata, va direttamente al cuore di una delle domande che ha maggiormente angustiano l’uomo nel corso della storia: a chi appartiene tutto ciò che costituisce la vita? 

Benché l’idrogeno si trovi ovunque e non sia una risorsa scarsa, solo la creatività dell’uomo può estrarlo dal suo ambiente e sfruttarlo al fine di generare energia. Il processo di estrazione richiede un investimento di tempo, lavoro e capitale, oltre all’immagazzinamento e l’utilizzo.

A differenza dell’attuale flusso di energia, che procede dall’alto verso il basso, centralizzato e governato dalle multinazionali del petrolio e dell’elettricità, “l’economia all’idrogeno” crea le condizioni per una redistribuzione del potere. 

Nell’economia a idrogeno, con la sua rete energetica decentralizzata e democratizzata, è possibile stabilire insediamenti umani nell’ambito di bioregioni, ecoregioni, e georegioni, rispettando le modalità di insediamenti delle comunità biochimiche della terra stessa. L’integrazione delle comunità umane nelle biocomunità crea un nuovo, profondo senso di sicurezza, inseparabile dalla salute e del benessere della terra stessa. 

L’economia dell’idrogeno porterà con sé, come accadde nell’era dei combustibili fossili, un nuovo modo di pensare l’organizzazione della nostra esistenza. Nel corso della storia le grandi trasformazioni dei regimi energetici hanno sempre indotto un ripensamento delle categorie fondamentali dell’esistenza.

Sono rari, nella storia, i momenti in cui una generazione di uomini ha a disposizione un nuovo strumento grazie al quale riorganizzare le relazioni reciproche e la struttura in cui si realizzano.  Questo è uno di questi momenti. C’è stata donata l’energia del sole. L’idrogeno è una promessa per il futuro dell’umanità sulla terra. Dipenderà da noi, il futuro è aperto nelle nostre mani.