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I volti di Napoli ritratti da Paolo La Motta

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NAPOLI, IL MUSEO E REAL BOSCO DI CAPODIMONTE OFFRE UN VIAGGIO NEL MONDO DELL’ARTISTA CONTEMPORANEO PAOLO LA MOTTA. DAI VOLTI ALLE ANIME DEGLI ABITANTI DI NAPOLI, IMMORTALATI ATTRAVERSO PITTURA E SCULTURA.

Di Mattia Esposito

Il Museo e Real Bosco di Capodimonte incontra la Sanità. Grazie all’esperienza tangibile dell’artista contemporaneo Paolo La Motta (Napoli, 1972), i volti degli abitanti dei quartieri Miracoli, Sanità, Stella e Vergini prendono vita. L’interesse per la rappresentazione dei sentimenti dei bambini si ricongiunge con il sito reale borbonico, dove l’artista, in giovane età, ammirò il manifesto raffigurante un bambino impaurito della mostra Civiltà del Seicento a Napoli. Da Ribera a Gemito sino a La Motta: artisti che rappresentano le nuove generazioni e le loro esperienze di vita che si manifestano negli sguardi e nei volti.

I RITRATTI INFANTILI DI PAOLO LA MOTTA

Un incontro fra la ritrattistica infantile e un ritorno al passato: La Motta coglie la sicurezza di cui hanno bisogno i bambini. I volti racchiudono i sentimenti dei ragazzi che vivono in condizioni complicate. Sia in pittura che in scultura si celano le più disparate emozioni: dall’intensità alla curiosità passando per la malinconia e l’ansia.
La vita dei bambini di Napoli la si ritrova nei volti fatti di imprecisioni ‒ e quindi reali ‒ di Giuseppe, Ludovica, Chiara e Cocco pensosi e con lo sguardo perso nel vuoto. Sentimenti di dispersione che rappresentano anche un momento storico in cui le nuove generazioni si sentono spaesate e senza valori. Un motivo in più per comprendere l’arte contemporanea di Paolo La Motta.

Paolo La Motta, Marianna, 2019 © Luciano e Matteo Pedicini
Paolo La Motta, Marianna, 2019 © Luciano e Matteo Pedicini

INNOCENZA E DIFFICOLTÀ SECONDO LA MOTTA

Non emergono solo emozioni dai ritratti in scultura realizzati in collaborazione con i laboratori di scultura presso l’Istituto Papa Giovanni XXIII, ma anche innocenza e difficoltà. Il legame di Paolo La Motta con la sua terra si nota nella rappresentazione delle scene di vita quotidiana segnate da tragici eventi; ne è un esempio il polittico di Genny Cesarano e il suo ritratto, dove spicca l’utilizzo della manualità nella scultura in bronzo per evidenziare i segni puri della giovinezza. L’utilizzo della tecnica dello specchio nel polittico ha l’obiettivo di inserire nella scena anche l’osservatore, che diventa il protagonista della morte del ragazzo. Un segno di compassione e di responsabilità in una città che non può piangere morti di questo genere. E un segnale del ruolo attivo di Paolo La Motta sia dal punto di vista artistico che sociale.

Mattia Esposito

Fonte: artribune