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I VIAGGI MILIARDARI DEL TURISMO SPAZIALE

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Per i super ricchi, pochi minuti trascorsi vivendo l’assenza di gravità e osservando la curvatura della Terra potrebbero lasciare l’umanità a pagare un conto salatissimo a causa dell’inquinamento da carbonio sempre più grande. I livelli sempre più insostenibili di disuguaglianza e concentrazione di potere, insieme alla crisi climatica, porteranno a sofferenze per miliardi di uomini. Non c’è niente da festeggiare

di Pippo Mangano

Il 17 ottobre 1958 avveniva il primo volo aereo da New York a Parigi e per fare questo in quel tempo dovevi necessariamente essere amico di un ricco magnate come Juan Trippe, fondatore della Pan Am, che riempì il viaggio inaugurale del suo primo Boeing 707 con amici e vip, proprio come qualche giorno fa, anche se in maniera più limitata nei partecipanti, ha fatto un altro miliardario, Jeff Bezos, uno tra gli uomini più ricchi del pianeta. Tuttavia, pur se in buona parte, l’ingente impegno economico del miliardario potrebbe fare pensare ad un importante passo evolutivo nel futuro dell’umanità, molti si chiedono se questi viaggi nello spazio possano invece rappresentare solo una vacanza esentasse per i ricchi, considerando peraltro che a tali imprese non si può certo attribuire alcun significativo valore scientifico.

A giugno, un’indagine dell’agenzia ProPublic ha rivelato come gli americani più ricchi abbiano costantemente evitato di pagare l’imposta sul reddito, fatto questo che ha suscitato la rabbia dei contribuenti in difficoltà, tassati ad aliquote normali.

Bezos non è l’unico miliardario con la passione per i viaggi nello spazio. I suoi compagni miliardari Richard Branson ed Elon Musk sono stati impegnati in una corsa allo spazio per qualche tempo, con Branson in testa, che ha vinto stabilendo il primato dei voli spaziali privati, con la sua Virgin Galactic la scorsa settimana.

Tutto questo fa pensare ad una sorta di vera e propria competizione tra miliardari, con uno spreco abnorme di risorse che non sembra apportare nulla di così edificante e vantaggioso nel confronti del futuro dell’uomo nello spazio. Lo stesso Bezos ha affrontato alcune delle critiche qualche giorno fa quando gli è stato chiesto se fosse stato più saggio, come persona ricca, concentrarsi maggiormente sui problemi che riguardano la Terra. E a tale proposito aveva risposto: “I critici hanno in gran parte ragione, abbiamo molti problemi che riguardano il nostro pianeta e dobbiamo lavorarci con assoluta priorità, non trascurando tuttavia le future necessità dell’uomo di sfruttare lo spazio a causa di eventuali pericoli che potrebbero segnare la vita sulla terra della nostra civiltà. Dobbiamo quindi fare entrambe le cose”.

Bezos, che si è dimesso da CEO di Amazon, ha visto il suo patrimonio netto aumentare di 70 miliardi di dollari durante la pandemia, poiché centinaia di milioni di persone si sono rivolte alla sua azienda per acquisti online proprio a causa delle restrizioni dovute al Covid. Amazon è stata criticata per anni per le condizioni dei suoi lavoratori, con segnalazioni di personale che urinava nelle bottiglie perché costretta a lavorare più di 14 ore al giorno.

Andy Levin, un rappresentante degli Stati Uniti del Michigan, ha sottolineato le notevoli discrepanze tra proprietario e lavoratore in un tweet. Dal punto di vista dell’informazione inoltre, molti hanno notato che mentre Bezos rilasciava una serie di interviste per discutere del suo volo spaziale, i media hanno in gran parte evitato di chiedergli informazioni sulle condizioni e i problemi della sua azienda.

L’intero sforzo di Bezos, per quanto dal punto di vista storico possa sembrare così importante, per molta gente invece presenta i connotati di un puro eccesso, il capriccio di un leader che ha perso il contatto con la realtà che vive ogni persona media di questo mondo. Anche alcuni dipendenti di Blue Origin hanno avuto preoccupazioni; nell’aprile 2020, mentre il coronavirus si diffondeva negli Stati Uniti, Loren Grush di The Verge ha riferito che alcuni lavoratori sentivano che i manager stavano facendo pressione su di loro per tenere il passo, dando priorità allo sviluppo di New Shepard rispetto alla loro salute e sicurezza.

Dal canto suo, quando i critici lo hanno messo di fronte alla importanza di prestare maggiore attenzione alla Terra e spendere soldi per problemi più vicini alla gente, Bezos ha rilanciato con il solito standard dei miliardari, donando 19 milioni di dollari dalle casse di Blue Origin a organizzazioni legate allo spazio e 200 milioni di dollari della sua stessa fortuna allo Smithsonian National Air and Space Museum. Dopo il suo volo, inoltre, Bezos ha annunciato altri 100 milioni di dollari ciascuno al blogger Van Jones e allo chef José Andrés, che gestiscono entrambi organizzazioni senza scopo di lucro, come somme da distribuire a qualsiasi ente di beneficenza. Una chiara dimostrazione questa, da parte di Bezos, di voler gettare fumo negli occhi per fare parlare meno dei suoi sprechi legati ad una missione spaziale costosissima e priva di utili riscontri scientifici e umanitari.

Al contrario, potremmo anzi parlare dei danni che nel tempo potrebbero causare le missioni spaziali di questo tipo. Earl Blumenauer, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato dell’Oregon, ha espresso preoccupazione per gli effetti ambientali di tali voli turistici spaziali. Ha detto di aver introdotto una legge che ha chiamato “legge sulla protezione, contro le emissioni di carbonio (SPACE)”, con l’obiettivo di far pagare agli eventuali passeggeri su tali voli una tassa per compensare gli effetti negativi dovuti all’inquinamento. Un modo questo per evitare e scoraggiare quanto più possibile la crescita numerica di eventuali futuri partecipanti ai voli, che potrebbero essere finanziati da un sempre maggior numero di persone. Si sa bene infatti che com’è successo con i voli aerei terrestri, all’aumentare dei viaggiatori, si abbassa il costo dei viaggi con la conseguente crescita nel numero di questi. Così potrebbe accadere con i voli spaziali e tutto questo porterebbe ad un impatto ambientale notevole a causa dell’impiego di grandi quantità di carburante che producono gas combusti dannosissimi per tutta la biosfera.

Se questi miliardari avranno successo, ci saranno più di questi voli in futuro. Virgin Galactic ha affermato di avere già 80 milioni di dollari depositati per i suoi voli. Tutti e tre questi uomini stanno cercando di fare del “turismo spaziale” un programma sempre più ricco nel futuro, che produrrà costi sempre più elevati per l’umanità, in termini non soltanto economici ma anche e soprattutto ambientali ed ecologici.

Per i super ricchi, pochi minuti trascorsi vivendo l’assenza di gravità e osservando la curvatura della Terra potrebbero lasciare l’umanità a pagare un conto salatissimo a causa dell’inquinamento da carbonio sempre più grande. I livelli sempre più insostenibili di disuguaglianza e concentrazione di potere, insieme alla crisi climatica, porteranno a sofferenze per miliardi di uomini. Non c’è niente da festeggiare.

Sia Bezos che Branson sono stati particolarmente schietti riguardo all’impatto ambientale dei loro voli. Ma allora è proprio questo il problema. L’impatto climatico iniziale di un volo turistico spaziale individuale può essere relativamente piccolo, ma si somma agli altri determinando effetti a catena peggiorativi. E ogni volo a venire segnala qualcosa di sempre più inquietante.

Sappiamo che questi impatti possono essere grandi, in parte perché producono inquinamento direttamente nella stratosfera. Gli studi dimostrano che l’accumulo di prodotti rappresentati da gas e particelle di scarico possono concorrere all’aumento del processo di riduzione dello strato di ozono che ci protegge dai dannosi raggi ultravioletti, vanificando così tutti gli sforzi che nel mondo sono stati fatti per cercare di ripristinare o quantomeno migliorare le condizioni ambientali nel nostro pianeta. Blumenauer, insieme ad altri politici, si esprime dicendo: “È ora di smetterla di inneggiare ai miliardari dello spazio, dovrebbero pensare invece a pagare più tasse”.

Non sorprende che molti osservatori su Twitter abbiano alzato lo sguardo verso lo stesso argomento rievocando le proteste contro le numerose missioni lunari, in particolar modo quella relativa all’allunaggio dell’Apollo 11 avvenuto il 20 luglio del 1969, con tutti i punti interrogativi e le domande che tuttora si pongono sul totale successo e sulla veridicità dell’evento stesso. Lo spazio è troppo costoso per tutti noi che abbiamo già problemi a casa nostra sulla Terra. Si pensi che il budget di $ 705 miliardi del Pentagono è più di otto volte più grande di quello dell’intero pianeta impegnato per lo spazio. Per i più avversi al turismo spaziale si fa avanti un’ipotesi in più, che vede, come la sfida tra Virgin Galactic contro Blue Origin e SpaceX di Branson, Bezos e Musk non rappresenta altro che la mera e squallida ma al tempo stesso pericolosa competizione tra ragazzi ricchi che giocano tra loro con i propri giocattoli. Per i moderati invece, che rispettano il principio di medietà, la considerazione è quella che se è vero che nessuno ha bisogno di andare nello spazio in questo momento, al tempo stesso è doveroso pensare e tenere conto del fatto che prestare attenzione alla Terra e guardare verso le stelle non sono atti contraddittori, né l’uno va a scapito dell’altro. Che dire a questo punto? “Ai posteri l’ardua sentenza”!