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I russi in Ucraina. La ferma condanna di Confedercontribuenti: “invasione barbarica, l’Occidente sia compatto”

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di Calogero Spallino – Responsabile rapporti internazionali

Appello ad un Occidente compatto della Confedercontribuenti e del suo responsabile per le relazioni pubbliche e internazionali, Calogero Spallino, contro la guerra in Ucraina.

Putin ha deciso (qualcuno direbbe da tempo) di lanciare oggi, in data 24/02/2022, l’operazione di invasione militare ai danni dell’Ucraina.

Per aggiungere beffa al danno, in barba a tutte le regole di diritto internazionale, il Presidente della Federazione Russa (politico, ex militare ed ex funzionario del KGB russo) proclama l’avvio di questa operazione minacciando conseguenze contro tutti quei paesi che non si allineeranno alla sua scelta.

La Nato risponde che “difenderà i suoi alleati”.

Sì perché, le relazioni tra Ucraina e Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO) sono iniziate nel 1994. L’Ucraina ha presentato poi domanda per avviare un piano d’azione per l’adesione alla NATO (MAP) nel 2008. In seguito, dopo l’invasione russa dell’Ucraina orientale e della Crimea il sostegno pubblico all’adesione ucraina alla NATO è aumentato notevolmente. Da giugno 2014, i sondaggi hanno mostrato che circa il 50% delle persone ha chiesto l’appartenenza alla NATO dell’Ucraina. Secondo un sondaggio del giugno 2017 della Democratic Initiatives Foundation, circa il 69% degli ucraini vuole aderire alla NATO, rispetto al 28% del sostegno nel 2012 quando Yanukovich era al potere (fonti : https://www.reuters.com/article/us-ukraine-nato-idUSKBN19V12V).

Le motivazioni della Russia di Putin sarebbero quelle di dover proteggere il Donbass, ricca regione carbonifera nel sud-est del Paese, dove vive una consistente comunità russofona (oltre 770mila ucraini hanno il passaporto russo, su una popolazione di circa 5 milioni di abitanti)

Il Donbass, che significa bacino del Donec, è un’area dell’Ucraina orientale suddivisa in tre oblast’ (che in russo, grossomodo, equivale, alle regioni), tra cui quello di Donetsk, che è la città principale, quello di Luhansk e quello di Dnipropetrovsk.

È qui che il presidente Putin ha deciso di proclamare l’indipendenza della Repubblica di Donetsk e della Repubblica di Luhansk, che sono solo una parte dei rispettivi oblast’.

È vero che come già accennato, in queste zone tutto, o quasi, sembra a predominanza russa ma è anche vero che, piaccia o meno, il territorio appartiene all’Ucraina e non alla Russia.

L’instabilità del Donbass ha portato nel recente passato 13mila morti, città abbandonate e migliaia di civili in fuga.

E come si era cercata di risolvere questa problematica ?

Naturalmente con degli “Accordi” o, per essere più precisi, con gli Accordi di Minsk siglati nel 2015, i quali prevedevano il ritorno delle regioni ribelli all’Ucraina, in cambio di maggiore autonomia.

Chiaro è che tali accordi non sono mai stati rispettati veramente, ed oggi è guerra!

Nelle ultime ore, Putin aveva già riconosciuto unilateralmente la Repubblica di Donetsk e la Repubblica di Luhansk, creando una grossa polemica in ambito internazionale, questo perché si tratta di una vera e propria invasione considerando che quei territori a tutti gli effetti appartengono all’Ucraina.

Naturalmente questo va in netto contrasto con l’attuale ordine internazionale.

Come direbbe Trilussa nella parte conclusiva della sua famosa opera – intitolata Ninna nanna della guerra – “E riuniti fra de loro senza l’ombra d’un rimorso… ce faranno un ber discorso… su la Pace e sul Lavoro… pe quer popolo cojone risparmiato dar cannone!”

Concludendo : Non è bastata la pandemia con centinaia di migliaia di morti. Non è bastata la crisi economica degli ultimi 30 anni che vede oggi altissimi tassi di disoccupazione. Non è bastata la lezione di altre guerre che hanno visto centinaia di migliaia di sfollati cercare di rifugiarsi presso altri Stati stranieri, poi visti quasi come gli “invasori” ed utilizzati per becera propaganda elettorale. È l’uomo al comando che crea la guerra e la conseguenze dirette sono poi, sempre, disuguaglianza e povertà.

Impareremo mai qualcosa dagli errori del passato ?