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I partiti si spaccano sul governo di unità nazionale a guida Draghi 

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Il dibattito sulla possibilità di un governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi divide la politica italiana. Ancor prima che diventi un’ipotesi – se mai lo diventerà – un eventuale incarico all’ex presidente della Banca centrale europea alla guida di un esecutivo di larghissime intese che salvi l’Italia dal rischio default incontrerebbe il favore, quantomeno al momento, solo della Lega di Matteo Salvini. Contrari Pd, M5s, Liberi e uguali e Fratelli d’Italia, mentre Italia viva e Forza Italia non sembrano vederne la necessità ora ma non si opporrebbero, se mai vi dovesse essere un incarico.

Un’ipotesi fuori luogo

In casa Pd, il tema di un eventuale governo di unità nazionale non è nemmeno considerato. Goffredo Bettini lo ha respinto con forza. L’esponente dem romano, tra i dirigenti più ascoltati da Nicola Zingaretti, ha aperto all’apertura di una cabina di regia che comprenda anche le opposizioni ma ha espresso contrarietà a “soluzioni politicamente pasticciate e strumentali; ad esempio un governo di tutti per andare avanti in questa legislatura”. Una considerazione del tutto personale, non la linea del partito. Il pensiero dei parlamentari democrat delle varie aree, tuttavia, non si discosta molto dalle parole di Bettini. L’esponente di ‘Base riformista’ Enrico Borghi – sentito dall’AGI – preferisce “lasciare ad altri i giochi di ruolo”. “Noi ci concentriamo sul contingente, sull’emergenza che c’è”, dice. 

Un messaggio in questo senso è arrivato anche dal segretario Nicola Zingaretti, che oggi ha riunito la segreteria e ha affrontato il tema della liquidità per le imprese e le famiglie da accordare in tempi certi, necessità indicata anche dall’ex numero uno di Eurotower. Ma Zingaretti ha anche aggiunto: “Ha ragione il ministro Roberto Gualtieri, il governo vada avanti con determinazione su politiche espansive e di investimento per immettere liquidità nel mercato. Come ha detto Mario Draghi ‘agire subito senza preoccuparsi del debito pubblico per proteggere cittadini ed economia’. Questa è la priorità assoluta”. Insomma, la ricetta di Mario Draghi, sembra dire Zingaretti, è la stessa del ministro dell’Economia. Dunque, inutile e dannoso porsi il problema in questo momento.

Una linea che a Bruxelles è stata espressa oggi dal capo delegazione del Pd al Parlamento Europeo, Brando Benifei per il quale Draghi “è una personalità di spicco a livello europeo, di massima importanza, tanto che il suo intervento sul Financial Times è stato discusso a tutti i livelli istituzionali”. “Detto questo, credo che il tema di un suo ruolo rispetto a un futuribile governo in Italia sia assolutamente fuori luogo”, ha aggiunto. ​La contabilità dei morti non sembra permettere di fare discorsi che vadano al di là del giornaliero, è il ragionamento che viene fatto da alcuni dirigenti, e infilarsi in un dibattito sul successore di Giuseppe Conte rischia di indebolire il governo e vanificare gli sforzi fatti fin qui dalla politica, ma soprattutto dai cittadini.

L’ammirazione di Renzi per il Professore

Così, anche in casa Italia viva, dell’ipotesi non si parla, almeno non ‘in chiaro’. Luigi Marattin risponde seccamente a chi gli chiede se la discussione è aperta: “Noi discutiamo degli emendamenti da presentare in Parlamento” al decreto ‘Cura Italia’, “visto che domane scade il termine per la presentazione. La nostra priorità è questa”.  Al di là dell’impegno di Italia viva sugli emendamenti, Matteo Renzi aveva già avanzato l’idea di un governo di unità nazionale, un governo istituzionale sulla scorta del tentativo – fallito – di Antonio Maccanico. Certo, l’emergenza coronavirus era ancora di là da venire, ma questo, unito alla vera e propria ammirazione di Renzi per Draghi – è il ragionamento di fonti parlamentari di Iv -, lascia pensare che difficilmente l’ex premier si opporrebbe a una soluzione del genere, nel caso questa si presentasse concretamente.    

Il ‘niet’ di M5s e Leu

Sempre nella maggioranza, un ‘niet’ all’ipotesi di un cambio di governo in corsa, seppure per dare più forza e velocità all’azione di rilancio dell’economia, è espresso con nettezza sia dal Movimento 5 stelle sia da Liberi e Uguali. “L’attuale governo ha la piena fiducia del M5s e così anche Conte, il quale sta gestendo con capacità e determinazione una situazione senza precedenti”, è il testo della nota diffusa ieri dal Movimento di Vito Crimi. “Il presidente del Consiglio è per noi una figura di garanzia, alla guida di un esecutivo che sta lavorando compatto e in sintonia con un unico obiettivo: aiutare il nostro Paese a uscire dalla crisi”, si è sottolineato. “Altri nomi fatti circolare per la guida di Palazzo Chigi, come quello del governatore Draghi, per noi non sono neppure ipotizzabili. Dovremmo esser tutti concentrati sul fare, sul come renderci utili. Invece purtroppo sulla stampa continuano a comparire retroscena, ricostruzioni, che non corrispondono ne’ alla realtà nè sono adeguati ai tempi che stiamo vivendo”. ​

Da M5s è arrivato anche un ‘monito’ agli altri partiti di maggioranza. “Che le opposizioni contestino, in modo spesso strumentale, il presidente Conte e l’esecutivo è un dato di fatto che non stupisce – è stato fatto notare -, ma nel caso in cui tra le fila della maggioranza qualcuno dovesse avere idee in linea con quelle del centrodestra, lo dichiari apertamente o taccia. Il Paese non ha bisogno di divisioni, indiscrezioni, pettegolezzi, ma di lavorare compatti e uniti”.  Pollice verso anche da Leu. “Per quanto ci riguarda, il governo che c’è sta lavorando bene”, ha sottolineato la senatrice di Leu e presidente del gruppo Misto, Loredana De Petris. ​”In un momento come questo, l’esecutivo deve esser tenuto fermo. Abbiamo un governo che è pienamente operativo, che ha preso provvedimenti immediati”, ha scandito Pietro Grasso, a Rai Radio1 per Un giorno da Pecora. “Siamo nella legittimità, in piena operatività e attualmente non vedo la necessita’ per cercare qualcosa di diverso”.     

Opposizione divisa

E’ invece divisa, al momento, l’opposizione. Il segretario leghista Salvini ha fatto stamane un discorso in Aula al Senato che è parso un ‘endorsement’ a Draghi, dopo il contributo sul Financial Times in cui l’ex governatore ha aperto all’ipotesi di attingere al debito pubblico degli Stati per scongiurare la depressione economica. ​”Ringrazio Draghi per le sue parole. E’ caduto il mito che non si può fare debito. Benvenuto al presidente Draghi”, ha festeggiato il ‘sovranista’ Salvini. “Serve l’aiuto di Draghi – ha detto il numero uno degli ex lumbard -. Sono contento dell’intervista e di quello che potrà nascere da quell’intervista”. In via Bellerio, l’intervento di Draghi è stato visto come un segnale di disponibilità anche se i tempi per la sua ‘chiamata’ non sono ancora maturi. Tra i leghisti, un’eventuale discesa in campo dell’ex governatore è considerata come l’unica possibilità che l’Italia ha per evitare il default economico. A quel punto, nessuno partito politico – sono convinti -, tranne forse Fratelli d’Italia, potrebbe tirarsi indietro dal sostegno a un esecutivo che sarebbe di ‘salvezza nazionale’. I tempi, appunto, non sono ancora maturi – si ragiona – siamo nella piena emergenza sanitaria e il Colle continua a difendere Conte.     

Intanto, i leghisti, insieme agli altri partiti di opposizione, ma senza crederci troppo, hanno dato il via alla collaborazione con il governo sui futuri provvedimenti per affrontare l’emergenza. “Siamo disponibili a tutto, anche alle sedute spiritiche”, ha detto Salvini, purchè la si “smetta con le chiacchiere”. L’idea è che comunque questa collaborazione si sposterà a livello parlamentare, coordinata dal ministro Federico D’Incà. E che non si replicheranno gli incontri di Conte coi leader dell’opposizione, anche per volontà del governo, che vorrebbe allontanare da sè dell’aura di unità nazionale che teme l’opposizione voglia utilizzare strumentalmente.

​L’ipotesi governo Draghi è liquidata, invece, al rango di “chiacchiera” da Silvio Berlusconi, che ha interpretato la tempistica scelta dall’ex governatore per il suo intervento come uno ‘pungolo’ al consiglio europeo di oggi. “Ora non è il momento di parlare di nuovi governi per il futuro”, ha detto il Cavaliere, dando la linea ai suoi. “C’è una emergenza da affrontare e un Paese da salvare. Prima occupiamoci dei problemi col governo che già c’è, poi parleremo del prossimo”. “Nella prospettiva di arrivare alle elezioni, accetterei un governo tecnico con Draghi, che potrebbe essere un premier capace di intervenire sulle emergenze del Paese”, aveva detto il presidente di FI, a dicembre. Berlusconi stima molto Draghi e rivendica in ogni occasione di aver insistito a lungo con Angela Merkel – che voleva un tedesco -, ottenendo per lui il posto di guida della Bce. In Forza Italia un eventuale governo Draghi sarebbe visto da tutti con favore anche se al momento regna un forte scetticismo sul fatto che l’ex governatore possa accettare, avendo obiettivi piu’ alti. 

Meloni contraria

​Discorso a parte va fatto per Fratelli d’Italia. Quando, a inizio novembre, Salvini aprì alla possibilità di Draghi prossimo inquilino del Colle, la presidente di FdI Giorgia Meloni espresse la sua contrarietà netta. “A scanso di equivoci lo ribadisco: non contate sui voti di Fratelli d’Italia per l’elezione di Draghi alla presidenza della Repubblica”, aveva detto Meloni. “Per noi il prossimo presidente della Repubblica deve avere alle spalle una storia di difesa dell’economia reale e dei nostri interessi nazionali, non provenire dal mondo della grande finanza internazionale, anche per questo vogliamo che il Presidente della Repubblica sia scelto direttamente dagli italiani e non tramite giochi di palazzo. Fratelli d’Italia sta già raccogliendo le firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per l’elezione diretta del Capo dello Stato. E se lo votano gli italiani, a occhio, non vince Draghi. Non ho nulla contro di lui, e’ una personalità di altissimo spessore, ma non auspico che il prossimo inquilino del Colle sia un esponente della finanza”.     

Così come Fratelli d’Italia è contraria, almeno da quando si è aperto il dibattito, a fine anno, all’ipotesi di un governo nazionale. “Le parole di Mario Draghi sono per me condivisibili. Credo fossero un messaggio chiaro alla Germania. Credo fossero anche parole necessarie, in un momento in cui dobbiamo dirci la verità – ha affermato oggi Meloni -: l’Europa rischia di dissolversi e credo che debba decidere in queste settimane se voglia esistere o no. Ma non è questione di Draghi sì o Draghi no. Dobbiamo distinguere l’emergenza sanitaria dalla ricostruzione economica. Non so se in questa fase qualcuno ritiene che si possa modificare il governo, questo richiede dei tempi. Se qualcuno pensa che in questa fase si possano fare le consultazioni, dare l’incarico, il giuramento, la fiducia. Ciò non significa che io consideri Conte adeguato. Sono convinta che questo governo non sia il massimo possibile per affrontare l’emergenza. La ricostruzione economica avrà bisogno di qualche anno, ora io credo che immaginare che si possa fare una ricostruzione con questo Parlamento … non sono ottimista. Servirà una visione, un governo forte con un mandato chiaro”. 

Vedi: I partiti si spaccano sul governo di unità nazionale a guida Draghi 
Fonte: politica agi


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