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I medici italiani sono divisi sulle nuove misure per fermare il virus

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AGI – Utile strumento per contrastare l’impennata dei contagi salvaguardando allo stesso tempo la tenuta economica o intervento blando che non risolve i problemi? Sul nuovo dpcm presentato domenica sera dal premier Conte i medici sono divisi. Il giudizio è sostanzialmente positivo per Filippo Anelli, presidente della federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo): “Mi sembrano misure di buon senso. Ancora una volta, il Governo prova a trovare un equilibrio tra la sostenibilità dell’economia e la tutela della Salute. E questo non significa piegarsi alle esigenze della prima, accantonando la seconda. Tutti dobbiamo ricordare, infatti, che la povertà si correla ad un aumento delle malattie e della mortalità, e alla perdita di anni in buona salute. Quindi possiamo dire che il Governo sta cercando di mettere in pratica una tutela della salute al quadrato”.

Chiara bocciatura invece per Carlo Palermo, segretario dell’Anaao-Assomed, il principale sindacato dei medici ospedalieri, in prima linea contro il virus: “Ci aspettavamo qualcosa di più deciso, credo che gli interventi sui bar e sulla movida non saranno sufficienti, servirebbe una impostazione più complessiva senza escludere anche misure più drastiche, come il coprifuoco sul modello francese o anche il lockdown breve proposto da Crisanti per ‘resettare’ il sistema”.

Il rischio è che si arrivi molto presto alla saturazione del sistema ospedaliero, avverte Palermo: “Siamo in trincea, e sentiamo arrivare il sovraccarico. Servono più tamponi – spiega – e l’incremento della capacità di contact tracing, perchè il sistema è andato in difficoltà a causa della mancanza di personale. Potenziare le capacità di screening con i test salivari, interventi decisi sul trasporto pubblico”. Misure da adottare subito, avverte: “Tra una settimana vedremo arrivare negli ospedali la vera ondata”.

Non nega i problemi nemmeno Anelli, che a nome dell’Ordine dei Medici lancia un appello ai cittadini “a restare il più possibile a casa”, invitandoli a una sorta di “‘auto-lockdown gentile’, cioè con restrizioni miti e di iniziativa autonoma”.

Più che norme più restrittive, insomma, secondo il presidente Fnomceo, il Governo dovrebbe far comprendere ai cittadini e agli amministratori “che la trasmissione del virus avviene attraverso l’incontro tra persone. Ridurre la frequenza, la vicinanza e la durata dei contatti significa rallentarla. Abbiamo compreso che l’uso delle mascherine, l’igiene delle mani, le altre misure sono fondamentali per la prevenzione, ma quando il numero dei contagiati supera una certa soglia, come sta avvenendo ora, non sono più sufficienti a fermare il virus”.

Ma non basta: anche le istituzioni devono fare la loro parte: “E’ necessario potenziare le Usca, le unità speciali di continuità assistenziali, per eseguire i tamponi anche a domicilio e negli uffici. Aggiornare i protocolli per attivare l’inserimento dei dati nell’app Immuni da parte dei Dipartimenti di prevenzione delle ASL, come previsto dallo stesso Dpcm. Riprendere, in altre parole, il controllo del contact tracing”. E ancora, “occorrono più medici, più anestesisti-rianimatori, perché non basta aumentare i posti letto se non si aumenta il personale per gestirli”. 

Vedi: I medici italiani sono divisi sulle nuove misure per fermare il virus
Fonte: cronaca agi


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