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I giovani in piazza per difendere il pianeta

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Se il clima fosse una banca sarebbe già stato salvato! E ancora: La nostra casa è in fiamme. Titanic 2050. E tanto altro ancora. La fantasia dei giovani che stanno scendendo in piazza oggi per il terzo Global Climate Strike organizzato dal movimento dei giovani per il clima Fridays for Future è pari solo all’urgenza che muove le manifestazioni, che chiedono di fermare la crisi climatica perché ormai la situazione è di emergenza.

Il movimento ispirato dalla giovanissima Greta Thunberg e fatto di tantissime realtà territoriali, locali e mondiali è in piazza oggi (160 le città italiane coinvolte) per la terza volta dopo gli scioperi mondiali del 15 marzo e del 24 maggio. A conclusione di una settimana intera dedicata alla mobilitazione per il clima.

Fridays for Future Italia: le richieste al Ministro dell’Istruzione

Vogliamo azioni concrete per fermare il cambiamento climatico a partire da scuole e università, rivendicano i giovani sul profilo Facebook di Fridays for Future Italia.

Il movimento ha pubblicato un post nel quale risponde all’iniziativa del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, che nei giorni scorsi ha inviato una circolare con cui invita i presidi a giustificare le assenze degli studenti che sono in piazza oggi: «Le scuole, nella propria autonomia, possono considerare giustificata l’assenza degli studenti occorsa per la partecipazione alla manifestazione del 27 settembre 2019, stante il valore civico che la partecipazione riveste».

I giovani si dicono contenti che «almeno a parole» il tema dell’emergenza climatica sia entrato nella sfera di interesse della politica. E stilano una serie di richieste al Ministro: «aumenti i fondi alla Scuola, all’Università e alla Ricerca per sostenere l’innovazione ecologica e rendere gli istituti scolastici 100% sostenibili; riveda i programmi didattici per far sì che evidenzino chiaramente le tragiche conseguenze dell’utilizzo di combustibili fossili; inserisca in tutti i programmi insegnamenti basati su modelli di sviluppo sostenibile».

Ancora, il movimento chiede al Ministro di interrompere «tutte le collaborazioni tra il MIUR e le aziende inquinatrici che non abbiano ancora un piano di decarbonizzazione totale entro il 2025 e un piano esplicito di bonifiche e risarcimento danni (a partire da Eni, FCA, VW, Mc Donalds e molte altre)».

Clessidre Climatiche: l’Europa dichiari l’emergenza climatica

Dalle giovani che hanno dato vita al movimento Clessidre Climatiche arriva un’altra richiesta, rivolta all’Europa: dichiarare l’emergenza climatica. «L’emergenza clima è sotto agli occhi di tutti, ma la politica internazionale va in ordine sparso, mentre sono necessarie azioni coerenti e complessiva. E l’Europa faccia la sua parte adottando la Dichiarazione di Emergenza climatica redatta dall’eurodeputato della scorsa legislatura Dario Tamburrano», affermano Lorenza Fiaschetti, Ilaria Cicinelli e Eugenia Aguilar, tre giovani donne che dopo lo sciopero globale per il clima si sono attivate col movimento Clessidre Climatiche.

Nella dichiarazione c’è la richiesta di una serie di misure concrete.

1) Eliminare qualsiasi tipo di sussidio, diretto o indiretto, ai combustibili fossili, per un valore di 300 miliardi di euro all’anno in tutta l’UE;
2) Ridurre sensibilmente l’IVA sulle fonti di energia rinnovabile, in modo da ridurre ulteriormente il loro costo / prezzo – già adesso il loro costo è sostanzialmente uguale a quello delle energie tradizionali. Impiegare la restante tassazione sulle energie rinnovabili per sostenere i consumatori vulnerabili e combattere la povertà energetica;
3) Ridurre al minimo l’IVA sui prodotti a basse emissioni, rendendoli più convenienti per il consumatore finale;
4) Premiare le aziende che producono beni e servizi a basse emissioni di carbonio e rispondono ai principi di circolarità; incentivare e supportare quelle aziende che desiderano migliorare i propri processi produttivi verso uno più rispettoso dell’ambiente;
5) Introdurre il concetto di emergenza climatica nelle legislazioni nazionali degli Stati membri;
6) Abolire i vincoli di bilancio, il famoso 3%, per tutti gli investimenti pubblici al fine di ridurre le emissioni di CO2;
7) Introdurre una Carbon tax.

 

Fonte: helpconsumatori.it

 


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