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I GIOVANI E IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

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di Antonino Gulisano

Nel Kelvingrove Park di Glasgow è andato in scena nei giorni della Cop26 lo sciopero del clima di Fridays for Future, con la partecipazione di Greta Thunberg e Vanessa Nakate. Migliaia di persone, prevalentemente giovani, si sono raccolte nei viali del parco per marciare fino alla centrale George Street e sentire gli interventi di Greta e Vanessa.
Ed ai giovani è stata dedicata un’intera giornata della Cop26 di Glasgow, con il comitato giovanile dell’Unfccc, Youngo, a presentare la sua Dichiarazione per il clima e confrontarsi con leader politici ed esperti.
Nel 2019 l’Huffington post riportava alcune affermazioni sulle differenze tra clima ed inquinamento del celebre fisico Antonino Zichichi, che diceva in maniera molto chiara: “È bene precisare che cambiamento climatico e inquinamento sono due cose completamente diverse. Legarli vuol dire rimandare la soluzione. E infatti l’inquinamento si può combattere subito senza problemi, proibendo di immettere veleni nell’aria. Il riscaldamento globale è tutt’altra cosa”.
“Il riscaldamento globale – continua Zichichi – dipende dal motore metereologico dominato dalla potenza del Sole. Le attività umane incidono al livello del 5%: il 95% dipende invece da fenomeni naturali legati al Sole. Attribuire alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento scientifico”.
Il fisico in quell’intervista ebbe a dire anche per Greta: “Greta ha parlato di clima per attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. E c’è riuscita. Ma se non c’è la logica, e quindi la matematica e poi la scienza, cioè la prova sperimentale, il clima rimane quello che è: una cosa di cui si parla tanto, senza usare il rigore logico di un modello matematico e senza essere riusciti a ottenere la prova sperimentale che ne stabilisce il legame con la realtà. Greta non dovrebbe interrompere gli studi, come ha detto di volere fare. Greta dovrebbe dire che di clima bisognerebbe iniziare a parlarne alle scuole elementari”.
Inoltre, il fisico Zichichi espicita: “Facciano leggi che puniscano severamente l’inquinamento senza confondere i veleni con le problematiche climatologiche, come sono CO2 ed effetto serra. Bisogna demonizzare i veleni che vengono impunemente versati nell’atmosfera. L’anidride carbonica (CO2) è cibo per le piante. Se nell’atmosfera non ci fosse stata CO2 non sarebbe nata la vita vegetale. E siccome la vita animale viene dopo quella vegetale noi non saremmo qui. L’effetto serra non è un nostro nemico. Se non ci fosse l’effetto serra la temperatura di questo satellite del sole sarebbe 18 gradi sotto zero. L’effetto serra ci regala 33 gradi”.
Già trent’anni fa gli scienziati dell’Onu sostenevano che la Terra avesse la febbre: la temperatura media della superficie era aumentata di 0,3-0,6 °C rispetto ai livelli pre-industriali e per quanta CO2 stava finendo in atmosfera le cose sarebbero costantemente peggiorate. Ma per i trentenni di allora non era semplice rendersene conto; essi vivevano in un mondo dove in media, a causa dell’uso dei combustibili fossili e dell’industria, che iniziava una rapida ascesa, ogni anno venivano emesse 22 milioni di tonnellate di CO2, una cifra che non sembrava spaventare, così come qualche estate più torrida di altre, l’inquinamento dell’aria e quello dei mari di cui i media davano conto ogni tanto, oppure una deforestazione che aumentava per favorire l’agricoltura, con buona pace di tante specie che nel frattempo si stavano perdendo, come il rospo dorato che ai tempi fu dichiarato estinto (nel 1989) e altre destinate a fare la stessa fine.
Possiamo riferirci alla temperatura del nostro corpo. La nostra temperatura corporea è di circa 36,50° se sale a 37,00° è sopportabile, ma se aumenta a 38,00° ci mettiamo a letto e abbiamo bisogno della tachipirina per far abbassare la temperatura, cioè la febbre.
Anche l’ambiente terrestre è febbricitante ha bisogno di una tachipirina, che significa per la Terra un abbassamento dell’inquinamento del CO2.
Se un trentenne del 1990 avesse dato alla luce una figlia, oggi la sua bambina diventata grande si ritroverebbe nel pieno di quell’accelerazione impressionante dei cambiamenti climatici e dei suoi effetti negativi già previsti all’epoca e che la generazione dei suoi genitori ha fortemente aumentato. Rispetto al padre, la trentenne di oggi deve infatti fare i conti con circa 33 milioni di tonnellate di CO2 emesse ogni anno (quasi 11 in più), che si traducono in un costante riscaldamento del Pianeta, con tutte le sue conseguenze del caso.
Così la figlia del trentenne che ai tempi festeggiava i mondiali di calcio del Novanta, oggi anche se volesse non potrebbe più ammirare, per esempio, un rinoceronte bianco settentrionale, dato che è pressoché estinto. Oppure non potrebbe più coltivare il suo orto in un suolo sano, visto che tra alterazioni chimiche della composizione del terreno e perdita di impollinatori sta peggiorando anche quello. Nel frattempo è crollata la biodiversità, aumentano le malattie, le ondate di calore, le città costiere minacciate dall’erosione e dall’innalzamento dei mari e dal 1981 ad oggi il tasso del riscaldamento globale è raddoppiato, con gli ultimi dieci anni che sono annoverati fra i più caldi della storia da quando esistono le rilevazioni.
La buona notizia, in questo confronto generazionale, è che i giovani di oggi non solo sanno cosa li aspetta e cosa attenderà i loro figli, ma sono anche decisi a fare di tutto – con studi, pressioni e manifestazioni – per ascoltare quegli appelli che quotidianamente lancia la scienza e che trent’anni fa furono in gran parte ignorati.