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I dubbi di alcuni partiti sul super green pass 

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AGI – Dopo il via libera al super green pass le forze politiche fanno i conti con la ‘stretta’ imposta dal governo “per salvare il Natale”. Il malessere evidente è nella Lega. Raccontano fonti parlamentari del partito di via Bellerio che ieri il primo convinto a disertare la riunione del Consiglio dei ministri era proprio Giorgetti. La norma che prevede il green pass rafforzato anche in zona bianca era ampiamente osteggiata dai leghisti riuniti per decidere il da farsi. Anche perché – spiega una fonte parlamentare – in un primo momento sul tavolo c’era pure la possibilità di estenderlo ai minori di 12 anni e allargare l’obbligo dei vaccini sui luoghi del lavoro. Poi con la mediazione nel Cdm sul limite temporale del super green pass nelle regioni dove è basso il contagio è arrivato il via libera e lo stesso ministro dello Sviluppo ha votato “per senso di responsabilità”.     

L’effetto Covid sui partiti

L’effetto Covid si fa sempre più sentire nei partiti. Il timore nel partito di via Bellerio – come spiega una fonte parlamentare – è quello di essere etichettati come il ‘partito dei no vax’ quando poi – si aggiunge – noi poniamo sul tavolo degli interrogativi per cercare di tenere unito il Paese.  Non è piaciuto, per esempio, quel riferimento del presidente del Consiglio Draghi in conferenza stampa sulla necessità che chi non è vaccinato rientri nella società. Il rischio è che si alimentino gli scontri nel Paese, il ‘refrain’. Tesi condivisa anche in Fratelli d’Italia. “Il Super green pass è divisivo”, insiste il presidente del partito, Meloni.     

Ieri proprio per evitare strumentalizzazioni il segretario della Lega ha scelto la strada del silenzio, ha lasciato che fosse il presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga ad esporre la linea e a negare attriti interni. Chi ha partecipato all’incontro tra i governatori e l’ex ministro dell’Interno riferisce che non c’è stata divergenza. Ora si tratterà di capire quali saranno le prossime mosse del governo, fino a febbraio non mancherà il sostegno del partito di via Bellerio poi si vedrà, il ragionamento che ripetono in tanti all’interno della Lega. Il voto per il Colle potrebbe fungere da ‘detonatore’ e in ogni caso comporterà ulteriori fibrillazioni. 

L’elezione del presidente della Repubblica 

“Se Draghi va al Quirinale non potremmo appoggiare un altro esecutivo”, afferma un ‘big’ ex lumbard. Neanche un governo fotocopia con un altro presidente del Consiglio, ipotesi che continua a circolare tra i palazzi. Insieme al nome, come eventuale candidata a palazzo Chigi, della ministra Cartabia che alla maggioranza ha promesso di affrontare in tempi celeri il ‘dossier’ sulla riforma del Csm, invocata pure dalla prima carica dello Stato Mattarella. In ogni caso il virus resta un fattore da tenere in considerazione in vista dell’elezione del presidente della Repubblica.

I parlamentari che non vogliono in alcun modo le urne hanno gioco facile a sostenere che con la pandemia non è possibile staccare la luce alla legislatura. Il Pd, Iv, Leu e Forza Italia e gran parte del Movimento 5 stelle seguono la linea dell’esecutivo sulla battaglia anti-Covid. Ma l’ipotesi delle elezioni anticipate non è esclusa, spiega un ‘big’ dem. Il segretario del partito del Nazareno ha rilanciato la sua leadership ma – osserva un dirigente del Pd – l’anno prossimo c’è un turno delle Comunali molto insidioso per il partito, occorrerebbe monetizzare ora il consenso. E se Renzi è convinto che nel 2022 si vada a votare, Berlusconi ai suoi ripete che le elezioni sarebbero una sciagura per l’Italia in questa fase.     

Intanto il presidente del Consiglio, per mettere in salvaguardia la legge di bilancio e appianare i contrasti tra le forze politiche sul relatore, ha chiamato a palazzo Chigi la maggioranza, con un calendario già fissato. La strategia del confronto serve a svelenire il clima, anche se qualcuno nella maggioranza ha legato la convocazione proprio alla partita del Quirinale. Le tensioni, dopo l’accordo tra le forze politiche in tema fiscale, si sposteranno proprio sulla manovra ma intanto il sì al super green pass ha già provocato cambi di direzione nella vita dei partiti. 

Annullata l’assemblea programmatica della Lega convocata in un primo momento per l’11 e il 12 novembre. A farsi portavoce della decisione di Salvini il senatore Siri, tra i più critici al passaporto sanitario. La scelta di rinviare l’appuntamento è motivata dall’intenzione “di garantire a tutte le persone invitate la possibilità di partecipare”: difficile organizzare gli Stati generali con il rischio assembramento, far venire un migliaio tra amministratori, sindaci e parlamentari a Roma dopo la stretta sul certificato verde. “Anche perché c’è una parte che non vuole sentirne parlare del super green pass”, spiega un dirigente leghista. Ma la vera preoccupazione nella Lega è che l’onda lunga del Covid arrivi fino alle elezioni politiche.

“Se continua così noi rischiamo di perdere le elezioni”, il ragionamento di molti nel Carroccio. “Facciamo bene a seguire la corrente, dovevamo farlo prima”, la tesi di chi nella Lega è convinto della direzione imposta dal governo.  Al momento le altre manifestazioni pubbliche di partito – c’è per esempio a dicembre ‘Atreju’ organizzata dalla Meloni – sono confermate. Ma il tema Covid resta centrale in ogni riunione parlamentare.

Ieri all’assemblea di gruppo del Movimento 5 stelle in diversi hanno espresso le proprie perplessità sul passaporto sanitario; altri, nonostante le garanzie fornite dal sottosegretario Sileri, hanno manifestato dubbi sull’efficacia dei vaccini. Insomma, oltre ai parlamentari di ‘Alternativa’ (alla Camera è stato ribadito che si entra con il green pass, altri ricorsi sono stati presentati a palazzo Madama), potrebbero non votare il nuovo decreto anche una decina di leghisti (tra questi si fanno sempre i nomi di Borghi, di Bazaro, di De Martini e anche al Senato ci sono dei mal di pancia) e di pentastellati (tra questi i senatori Coltorti e Mantovani e i deputati Balla e Terzoni). Preoccupato, ma in senso contrario, anche chi vorrebbe – sono arrivate sollecitazioni da una decina di deputati – tornare a chiudere il Transatlantico dopo la notizia dei 7 deputati (ma uno già si è negativizzato) positivi. 

Source: agi


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