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I diamanti russi sono scampati alle sanzioni

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Ad Anversa continua una fiorente vendita. L’Europa ha bloccato il commercio di carbone, petrolio, oro, caviale e vodka. Polonia e Paesi Baltici chiedono l’inserimento delle pietre nella prossima lista Ue

AGI – Conseguenza della guerra in Ucraina, l’Europa ha bloccato il commercio miliardario dalla Russia di carbone, petrolio, oro, caviale e vodka, ma paradossalmente ad Anversa, capitale mondiale dei diamanti, continua il fiorente commercio di gemme preziose provenienti da Mosca.

Lo riferisce il quotidiano britannico The Guardian sottolineando che finora i diamanti russi hanno eluso ripetutamente l’elenco delle sanzioni, in barba a crescenti pressioni morali e politiche da parte di Polonia e Stati baltici che ne richiedono l’inserimento nella lista del prossimo round negoziale dell’Ue. Un’omissione che risulta ancora più evidente in quanto il commercio delle pietre preziose russe interessa solo uno Stato membro dell’Ue – il Belgio – che, però, ha sempre affermato di non voler bloccare un eventuale divieto.

E’ pur vero che oltre alla consegna dei diamanti provenienti dalle lontane miniere di Botswana, Canada, Sudafrica e Angola, la città belga continua ad importarne dalla Russia, seppur in quantità molto ridotte.

Il primo ad aver esercitato pressioni su questo commercio, considerato immorale da più parti, è stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che, già lo scorso marzo in un intervento al Parlamento belga dichiarò che “la pace vale più di qualsiasi diamante”.

Gli scambi sono proseguiti, anche se la società russa di diamanti, Alrosa, è controllata dallo Stato russo. La Russia e la Repubblica di Yakutia, la vasta regione della Siberia settentrionale che ospita la maggior parte delle miniere della società, possiedono insieme il 66% di Alrosa. L’amministratore delegato di Alrosa, Sergei Sergeevich Ivanov, è stato uno dei primi oligarchi ad essere sanzionato dagli Stati Uniti, il primo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina. Suo padre, Sergei Borisovich Ivanov, ex ministro della Difesa russo, anch’egli sotto sanzioni statunitensi, è considerato da Washington uno dei più stretti alleati di Vladimir Putin. Inoltre, la società diamantifera ha finanziato un sottomarino da combattimento B-871 – denominato proprio Alrosa – secondo le informazioni interne all’azienda e alla Commissione europea. Il sottomarino Alrosa è tornato in mare lo scorso giugno, dopo un aggiornamento di otto anni che includeva l’equipaggiamento della nave con missili da crociera Kalibr, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa statale russa Tass.

Prima dell’invasione dell’Ucraina, lo scorso febbraio, il 25% dei diamanti grezzi che passavano per Anversa provenivano dalla Russia. Nel 2021, il Belgio ha importato 1,8 miliardi di euro di diamanti russi e 1,2 miliardi di euro nei primi otto mesi del 2022, secondo le statistiche della Banca nazionale belga. Nel 2022, il commercio è salito vertiginosamente a giugno a 393,8 milioni di euro, per poi calare bruscamente. Lo scorso agosto, il Belgio ha importato 35,9 milioni di euro di diamanti russi, rispetto ai 215,4 milioni di euro dello stesso mese del 2021, registrando un calo dell’83% su base annua.

Lo scorso settembre, i funzionari dell’Ue hanno fatto riferimento al finanziamento del sottomarino da parte di Alrosa come motivo per sottoporre l’azienda di diamanti alle sanzioni europee, come evidenziato da una bozza consultata dal Guardian. Tuttavia quando il documento finale è stato approvato, all’ultimo minuto il nome di Alrosa era sparito dalla lista. Una situazione ripetutasi almeno due volte secondo quanto riferito da un diplomatico Ue anonimo, che ha raccontato come la proposta di inserire i diamanti tra le sanzioni è stata accolta dalla Commissione, salvo poi ricevere informazioni di segno opposte nelle ultime ore precedenti l’adozione definitiva. A distanza di mesi e dopo più tentativi falliti, la Polonia e gli Stati baltici stanno nuovamente premendo affinché i diamanti siano inclusi nella prossima tornata di sanzioni dell’Ue – la nona – prevista entro la fine dell’anno.

L’associazione commerciale Antwerp World Diamond Center (Awdc) ha argomentato che le grandi aziende hanno alternative ai diamanti russi, mentre per i piccoli commercianti un eventuale blocco sarà molto difficile da gestire. Se alla fine i diamanti russi cadranno sotto il colpo delle sanzioni europee, secondo l’Awdc 10 mila posti di lavoro saranno a rischio, di cui 4 mila diretti e 6 mila indiretti.