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Gli studenti di Parkland continuano a morire

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Che cosa sta succedendo a Parkland? In molti se lo stanno chiedendo dopo che, nel giro di una settimana, due ex studenti della Marjory Stoneman Douglas High School si sono tolti la vita.  La cosa certa è che non c’è ancora pace per la comunità della Florida colpita, durante il giorno di San Valentino del 2018, dalla morte di 17 persone, 14 studenti e tre dipendenti durante una delle più sanguinose stragi all’interno di una scuola americana.

Se nel caso del primo suicidio, il nome era stato reso pubblico, Sydney Aiello, 19 anni, nel secondo si mantiene ancora il riserbo più totale, con la dichiarazione da parte delle autorità competenti dello Stato della Florida dell’apertura di un’inchiesta.

It is with great sadness that I report to you that a student enrolled at Marjory Stoneman Douglas committed suicide yesterday evening. After visiting with the his wonderful family today, I got a sense of what a great young man he was. Please hold up this family in your prayers.

— Supt Runcie (@RobertwRuncie)
25 marzo 2019

 

Dopo 15 mesi i fantasmi che sono comparsi nelle vite dei ragazzi scampati ai colpi di Nikolas Cruz non sono affatto svaniti. Sydney Aiello, negli ultimi mesi, si era diplomata e aveva provato ad andare avanti. Ma la perdita di due amici, Meadow Pollock e Joaquin Oliver, è stato uno choc troppo grande da superare. Secondo quanto riportato dalla madre Cara alla CBS Miami, “il dolore il senso di colpa di essere sopravvissuta” l’avevano accompagnata in tutti i mesi seguenti. Il disagio era così forte da diagnosticarle un disturbo da stress post-traumatico che, purtroppo, le è stato fatale.

La notizia della seconda morte, anche se ancora non si conoscono ufficialmente le motivazioni del gesto, ha portato le associazioni di studenti, genitori e rappresentanti della comunità ad agire. Come scrive il Washington Post, alcuni giovani che dopo la strage hanno deciso di combattere per rendere più stringenti le regole per ottenere e possedere un’arma negli Stati Uniti d’America, sono tornati a farsi sentire chiedendo ai propri coetanei di farsi aiutare. David Hogg, uno dei leader, ha invitato i funzionari e i politici a fare di più per prevenire queste morti. La Marjory Stoneman Douglas High School Parent Teacher Association ha diffuso sui social un volantino con le informazioni utili per ottenere ascolto e attenzione da parte di alcuni organi scolastici preposti.

pic.twitter.com/VNbjmhw2Jj

— Stoneman Douglas PTSO (@msdptso)
24 marzo 2019

Il sindaco di Parkland, Christine Hunschofsky, ha invitato sia i genitori ha parlare di più con i loro figli che gli studenti a confrontarsi tra di loro su come si sentano dopo aver vissuto un trauma di quella portata. A tutti, per volere dell’amministrazione cittadina, sarà consegnata una copia del Protocollo Columbia, il documento che può essere usato per determinare se un familiare o un vicino è a rischio suicidio. Un centro di assistenza per favorire la resilienza, infine, è stato istituito nelle scuole della contea di Broward e servirà a chiunque abbia bisogno di sostegno fisico e psicologico.

Il conto delle vittime della tragedia Parkland, come ha ricordato Ryan Petty, padre di una delle ragazze morte durante l’attentato, in un tweet è da aggiornare: 17 + 2. Un contatore che si spera di fermare per sempre aumentando il senso di vicinanza e appartenenza.

A partire dalla strage di Columbine nel 1999, più di 187.000 studenti di 193 scuole primarie o secondarie sono stati in qualche modo coinvolti in una sparatoria durante l’orario scolastico, secondo un’analisi del Washington Post .
Eppure si tratta di un fenomeno marginale e raro, se si considera che, in media, negli Stati Uniti ogni ora un bambino rimane ucciso o ferito in un conflitto a fuoco. Pochi di questi episodi di violenza accadono nei campus o a scuola, ma nonostante questo hanno cambiato la cultura dell’istruzione e il modo in cui i bambini crescono.

Ogni giorno, le classi vengono serrate per allarmi che spaventano gli studenti, anche quando si rivelano falsi. Migliaia di scuole conducono esercitazioni in cui a bambini di appena 4 anni viene insegnato a nascondersi in armadi bui e bagni per sfuggire ad assassini immaginari.

“Non è più scontato che andare a scuola faccia sentire al sicuro“, ha detto Bruce D. Perry, uno psichiatra e uno dei maggiori esperti del paese sui traumi infantili. “Persino i bambini che  appartengono alla classe media e medio-alta non si sentono sicuri a scuola”.

Le sparatorie di massa in istituti a maggioranza bianca attirano l’attenzione dei giornalisti, ma il giornale ha scoperto che i bambini di colore hanno molte più probabilità di essere vittime di un’aggressione a scuola.

Escludendo gli spari accidentali, i suicidi che non rappresentavano una minaccia per altri alunni, le sparatorie nei college che riguardano i giovani adulti e non i bambini, il WP ha calcolato una media di 10 sparatorie a scuola all’anno in 20 anni, con un minimo di cinque nel 2002 e un massimo di 15 nel 2014. Nei primi tre mesi del 2018, ci sono state 11 sparatorie, già il peggior trimestre mai registrato. E non si è nemmeno concluso.

Almeno 130 bambini, educatori, membri dello staff e familiari sono stati uccisi in assalti durante l’orario scolastico e altri 254 sono rimasti feriti. Si verificano indifferentemente nelle grandi e nelle piccole città, nelle periferie ricche e nelle comunità rurali. Le circostanze precise di ciascun evento differiscono, ma ciò che tutti hanno in comune è il danno profondo che lasciavo dietro di sé, anche nei sopravvissuti.

 

 

 

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Fonte: estero agi


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