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GLI ESAMI NON FINISCONO MAI?

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Oggi iniziano, per quasi un milione di studenti, gli Esami di Stato

di Gianni De Iuliis

Gli esami non finiscono mai? Una domanda di stretta attualità. Ogni anno si ripropone il solito dibattito: servono ancora gli esami di Stato? Sono solo un costo per le casse dello Stato? Sono solo un vettore, da parte della politica, per distinguersi ideologicamente dai precedenti amministratori? Si può un’ora decidere le sorti di milioni di studenti? È giusto in un’ora valutare un cursus studiorum di tredici anni? E così dibattendo, nei bar o sotto l’ombrellone.

Non manca chi sottolinea che l’esame ha ormai perso gran parte del suo valore. Lo stesso voto finale serve a poco perché non sempre se ne tiene conto per l’iscrizione all’università o per i test di ammissione.

L’esame di Stato è espressamente previsto dall’articolo 33 della Costituzione che recita: «E’ prescritto un esame di Stato per la ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi».

La sensazione che si avverte è che esso non è stato ancora eliminato perché è necessaria una legge costituzionale che richiede una procedura lunga e complessa. Peraltro neppure l’esame di terza media può essere eliminato con un decreto ministeriale o con una legge ordinaria: anche quello, infatti, è un esame di Stato che arriva a conclusione del primo ciclo di istruzione.

Tuttavia, in un momento storico della civiltà occidentale segnato più da una società gassosa che «baumanniamente» liquida, in una continua erosione della sacralità, gli Esami di Stato continuano a rappresentare per gli studenti che devono affrontarli e per gli ex che li hanno già affrontati un momento particolarmente topico della propria esistenza.

La vita di un uomo è segnata da molti momenti importanti e assolutamente memorabili: il primo dentino, la Prima Comunione, la prima pagella, il primo amore, il primo matrimonio, il primo figlio, la laurea. Ma il giorno dell’Esame di Stato contribuisce probabilmente a definire forse il ricordo più indelebile nella vita di un cittadino.

A me personalmente è capitato di svegliarmi turbato qualche mattino: avevo sognato gli esami di maturità. Quando le luci dell’alba e il secondo caffè hanno chiarito che era stato solo un incubo, ho provato un forte senso di sollievo.

Anche le nuove generazioni vivono gli Esami di Stato con una componente di forte sacralità. In molte città italiane i maturandi si riuniscono la notte prima dando vita a una sorta di rito tribale, abbracciandosi intensamente e cantando a squarciagola, tra lacrime, sospiri e speranze Notte prima degli esami di Venditti.

E i docenti? Disorientati da disposizioni ogni anno differenti e quasi stritolati dai tentacoli della burocrazia, si approcciano inizialmente agli esami con sentimenti contrastanti e confusi, che vanno dal timore alla diffidenza. Tuttavia, alla fine emerge la sacralità dell’Esame di Stato nella sua imponenza: docenti commossi di fronte alle prestazioni di ragazzini pallidi, emaciati, confusi ed emozionati.