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Gli errori del pensiero neoliberista

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Se ciascuno è imprenditore di se stesso e ciò che conta è solo l’impresa, lo Stato dovrebbe scomparire. Ma i neoliberisti non vogliono la scomparsa dello Stato, per essi anche lo Stato è un’impresa e serve per fornire servizi e garanzie di concorrenzialità alle altre imprese. Uno Stato, quindi, al servizio dei mercanti. Sanità, istruzione, servizi pubblici locali sono visti non più come diritti dei cittadini, ma come attività d’impresa

di Antonino Gulisano

Che cos’è il neoliberismo? E cosa c’è in esso di sbagliato? Il capitalismo, spesso, è inteso come un sistema economico le cui componenti sono la proprietà privata e lo scambio di mercato; il lavoro salariato e la produzione di merci; “neoliberismo” significa credito e finanza; profitto, interesse e rendita: tutti elementi quantificati in denaro e combinati in modo da istituzionalizzare la crescita economica come sistema. Questa è una visione che si può definire stretta o ristretta del capitalismo. Si tratta della relazione statica in rapporto al mercato, dove la forza-lavoro è data in cambio di salario. In sintesi, il capitalista paga solo il tempo di lavoro socialmente necessario e si appropria del resto del tempo di lavoro, “plusvalore”. Nel neoliberismo il lavoratore salariato si trasforma in imprenditore di se stesso con un capitale definito umano e questa visione è concentrata sulla produzione. È un aspetto del laboratorio del pensiero.

Però ci dimentichiamo di ricercare in altri laboratori di natura “non economica” e più segreti, nel sistema del capitale umano. Si possono elencare 4 condizioni non economiche. La prima è “la riproduzione sociale” cioè i lavori domestici, fare figli e educarli, assistere gli adulti, i disoccupati. Il capitale non conferisce loro alcun valore e cerca di pagare un prezzo. La seconda condizione “non economica” è data dalle persone espropriate in particolare per motivi razziali. La terza condizione “non economica” consiste nella quantità di “doni” come le materie prime grezze e l’energia naturale dei beni naturali (l’aria per respirare, il sole, l’acqua). La quarta e ultima condizione “non economica” è rappresentata dalla grande quantità di beni pubblici forniti dagli Stati o da altri poteri non privati.

Dietro i capisaldi del capitalismo (salario, lavoro, produzione, scambio e finanza) si trovano i supporti necessari e le condizioni abilitanti: famiglie, comunità, natura, stati territoriali, organizzazioni politiche e società civile. Il capitalismo non ha solo a che vedere con l’economia, il neoliberismo vuole spostare l’asse delle condizioni “non economiche” come descritte.

Questa nuova visione “larga” della società capitalista o meglio neoliberista ha un impatto sul progetto di ripensare una società alternativa e contrapporre idee “non economiche”, ma che appartengono alla sfera del capitale umano come individuo persona. Nella visione ristretta del capitalismo si possono elencare tre di tali idee: ingiustizia, irrazionalità e mancanza di libertà. Lo stesso capitalismo rafforza ulteriormente tre mali: lo sfruttamento e il dominio sui lavoratori salariati, il causare periodiche crisi economiche e la strutturazione di un sistema antidemocratico.

Nella visione ampliata, le crisi, con il neoliberismo capitalista, si amplificano nel non pagare il lavoro ampliando la categoria dell’essere imprenditore e sottoponendolo alle famiglie, alle comunità e soprattutto alle donne. Nell’attuale forma, la società neoliberista sta generando crisi anche attraverso la riduzione delle forniture pubbliche di servizi sociali.

Stando al concetto neoliberista, se siamo tutti imprenditori e l’impresa è ciò che conta, lo Stato dovrebbe scomparire. Al contrario, i neoliberisti non vogliono che lo Stato scompaia: per essi anche lo Stato è un’impresa. Lo Stato è l’impresa principe che permette alle altre imprese di agire, fornendo servizi, quadrato legislativo, arbitrato, certezze di concorrenzialità. In tempo di crisi, come nel 2008, l’anno della grande crisi finanziaria dei mutui subprime o nel periodo di pandemia del Coronavirus, il mercato è sparito.

Lo Stato sia al servizio dei mercanti, che sia funzionale ai mercanti e che funzioni come un’impresa. Quindi la sanità, l’istruzione, la giustizia non più come servizi e diritti civili, ma come attività d’impresa.

In definitiva il neoliberismo non vuole la distruzione dello Stato, ma la privatizzazione del nostro cervello.