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“La prima alba dopo una notte nel deserto è un ricordo indimenticabile”

 

DI SARA MOSTACCIO

FONTE @eLLE

Gertrude Bell è stata definita “regina senza corona dell’Iraq” e in Medio Oriente la chiamavano Sir riconoscendole lo status di un uomo e quel potere che in Inghilterra, come donna, le era precluso. Eppure questa donna ha percorso tutti i deserti del Medio Oriente, ha stretto rapporti di amicizia con i capi delle tribù e ha contribuito alla definizione di regni e confini in quella porzione del mondo che a inizio 900 fu la più contesa tra le grandi potenze.

È stata viaggiatrice audace, esploratrice impavida, scrittrice, fotografa, archeologa e… spia. Ma prima che tutto questo accadesse Gertrude era solo una fanciulla di buona famiglia destinata a trascorrere il suo tempo tra un salotto e una festa da ballo.

Al suo destino si ribella presto insistendo per tralasciare il ricamo e il pianoforte che la annoiano mortalmente. Vuole studiare. La storia è tra le poche materie all’epoca accessibili alle donne ed è quello che studia laureandosi in Storia Moderna a Oxford. È la prima donna a farlo, entrando a 16 anni e completando gli studi con il massimo dei voti in soli due anni.

Persia

Gertrude Margaret Lowthian Bell nasce il 14 luglio 1868 a Washington Hall, nella contea di Durham, da una ricca famiglia di industriali. Il padre è un capitalista liberale mentre la madre muore quando Gertrude ha appena 3 anni. Ne ha 7 quando il padre si risposa con Florence.

Debutta in società nel 1891 ma detesta da subito quell’ambiente tanto sfarzoso quanto povero di stimoli. Non gode della simpatia degli altri che la considerano una snob intellettuale, né lei concede la sua. Vuole andarsene. L’occasione arriva l’anno dopo quando il padre acconsente a mandarla a Teheran dove lo zio sir Frank Lascelles era stato ambasciatore. Parte nel maggio del 1892 e da lì inizia ogni cosa. Racconterà la sua prima esperienza in Ritratti Persiani.

“La prima alba dopo una notte nel deserto è un ricordo indimenticabile: è come aprire gli occhi in un opale e, dopo aver visto uno spettacolo simile, posso anche morire tranquilla”.

Si innamora delle vaste distese del deserto – “ammirarlo era come guardare l’immenso” – ma un altro amore la attende in Persia. È Henry Cadogan, un diplomatico con cui allaccia una relazione e che spera di sposare. Ma il padre nega il consenso non considerandolo un partito all’altezza della figlia. Henry morirà poco dopo lasciando un solco profondo nell’anima di Gertrude che solo 20 anni dopo si lascerà toccare nuovamente dall’amore.

Anche la relazione con il capitano Charles Doughty-Wylie sarà sfortunata dal momento che è già sposato. Non se la sentono di infrangere le norme sociali e il loro resterà un amore epistolare. Lui le spedisce lettere romantiche che la raggiungono negli sperduti villaggi che tocca durante le sue spedizioni. Lei scrive due diari: in uno annota le impressioni di viaggio, nell’altro apre il suo cuore rivolgendosi a lui. Charles morirà tragicamente nella battaglia di Gallipoli nel 1915.

 Un Oriente pieno di segreti da svelare

Dopo il primo viaggio in Persia si legherà per sempre all’Oriente tornandovi più volte, organizzando lunghe spedizioni, esplorandone tutti i meandri fino a penetrare nelle complesse dinamiche che regolano le relazioni tra le tribù locali. Da queste spedizioni nasce il libro Viaggio in Siria.

“L’Oriente è pieno di segreti, e nessuno ne comprende il valore meglio degli orientali; e poiché è pieno di segreti, è pieno di sorprese incantevoli. Sulla superficie si trovano molte cose belle: colori brillanti, luce splendente, una solitudine solenne, un’attività vociante. Questi sono soltanto i motivi visibili sul sipario che ondeggia continuamente davanti ai recessi della vita orientale: l’essenza del suo fascino è molto più sottile. Esso si muove a proprio piacimento, e va e viene: vi balena davanti agli occhi attraverso la porta aperta di qualche casa vuota e senza finestre davanti a cui passate per strada, da sotto il velo sollevato di una mendicante che poggia la mano sulla vostra sella, dagli occhi neri e sprezzanti di un bambino; è allora che l’Oriente apre il suo sipario e mostra per un istante una sfaccettatura dei suoi gioielli ai vostri occhi abbagliati, per poi sparire di nuovo con una risatina canzonatoria, lasciandovi di stucco; poi per un momento vi sembra di guardarlo in faccia, ma mentre vi domandate se si tratti di un angelo o di un diavolo se n’è già andato”.

Si appassiona all’archeologia e studia le lingue. Conosce già il francese, il tedesco e l’italiano, impara il persiano, il turco e l’arabo. Vive a Gerusalemme, visita Petra, il Giordano, il Mar Morto, la Palestina e la Siria. Poi si reca a Damasco, Beirut, Antiochia, Alessandretta. Tocca anche la Turchia.

Si muove in lungo e in largo nell’Impero Ottomano nascondendo i fucili nei bauli tra le sottovesti, nessuno sospetta di una signorina con il pallino dell’avventura. Nel 1909 è in Mesopotamia e conosce T.E. Lawrence, più noto come Lawrence d’Arabia con cui lavorerà a stretto contatto negli anni seguenti.

La Signora del Deserto

Di tutti i suoi vagabondaggi il deserto resta il grande amore. Monta cavalli e camelli come un uomo, porta sui capelli rossi una kefiah azzurra per proteggersi dal sole e dalla sabbia e viaggia con una carovana carica di bauli attraverso le sterminate distese di “polvere e pietre”:

“Inizialmente la vista ti riempie di una deliziosa sensazione di irresponsabilità. Vai dove vuoi, le rocce non conserveranno traccia delle tue impronte; fermati dove preferisci, le montagne sono le uniche testimoni, e guardano con la medesima indifferenza la tua presenza e la tua assenza. […] Gradualmente la solitudine si fa strada in petto con una sensazione molto simile all’orrore. Non siamo abituati a ritrovarci faccia a faccia con la natura.”

I beduini la chiamano El Khatun, la Signora. Ne ammirano il coraggio e la accolgono con reverenza. Gertrude comprende presto che può contare sulla sacra ospitalità prescritta dal Corano e che mostrarsi come una ricca signora suscita rispetto. Perciò non rinuncia ad abiti da sera, pellicce e gioielli e porta sempre con sé ricchi doni da offrire ai suoi ospiti. Del bagaglio fa parte persino una vasca da bagno pieghevole, l’unico lusso che si concede nel suo accampamento spartano sotto le stelle.

“Ci ritirammo a riposare, ma una notte orientale non è fatta per dormire. Gli animali del villaggio condividevano in tutto e per tutto questa convinzione. […] C’era troppa luce per dormire. La luna inondava il cielo, e laddove l’ombra del muro finiva, quell’intensa luminosità filtrava persino attraverso le palpebre chiuse. Il mondo era troppo bello per dormire”.

Viene ricevuta ovunque come una regina. I capi tribù la omaggiano uccidendo un animale in suo onore e le offrono la parte più pregiata, la testa. Ma non mancano le disavventure, specialmente nella pericolosa zona del Najd. Giunta nella città di Ha’il l’emiro locale non accetta la lettera di credito, rifiuta i suoi doni e non le permette di ripartire. Sarà la madre dell’emiro ad aiutarla. Come donna Gertrude ha accesso anche agli harem e alle informazioni che possono fornirle le donne. Non c’era spia che potesse fare meglio.

La spia che creò l’Iraq

Per questa sua profonda conoscenza del territorio, i contatti diretti con i capi delle tribù e la capacità di accesso a vastissime informazioni, Gertrude diventerà il primo ufficiale donna dell’intelligence militare britannica nella Prima Guerra Mondiale. I militari mal sopportano la presenza di una donna ma lei è l’unica che può disegnare per l’esercito inglese accurate mappe per giungere a Baghdad attraverso vie sicure. Il suo viaggio personale da Aleppo a Baghdad, e oltre, lo racconta invece nelle pagine di Vicino Oriente.

“Viaggiare nel deserto è, per un certo aspetto, stranamente simile a viaggiare in mare: dall’ambiente circostante non hai alcun segnale di cambiamento e t’induca a pensare che i giorni di viaggio ti stiano portando a destinazione. Quando decidi di navigare verso una meta che non è familiare i soliti punti di riferimento della vita quotidiana vengono spazzati via. Che fine fa il passare del tempo? […] È davvero un altro giorno? Oppure stai vivendo ancora ieri? Poi d’improvviso tocchi terra e scopri che nel corso di quel giorno che si è ripetuto e ripetuto all’infinito, hai attraversato mezzo globo.”

Insieme a T.E. Lawrence, che fu l’iniziatore della Rivolta Araba contro l’Impero Ottomano, Gertrude entra a far parte del nuovo Arab Bureau e diventa poi Segretario per l’Oriente. È l’unica donna del gruppo di orientalisti convocato da Churchill alla Conferenza del Cairo del 1921 per decidere i destini dei territori appartenuti all’Impero Ottomano ormai in dissoluzione.

Non fu solo testimone ma anche artefice della nascita dello stato iracheno riunendo le tribù sotto il re Faysal gradito al Regno Unito che aveva forti interessi nella zona – proteggere la via di accesso all’India e mantenere un controllo sui ricchi giacimenti di petrolio.

Ma il ruolo di Gertrude Bell non fu solo politico. Fondò il Museo Archeologico di Baghdad nell’intento di salvare le testimonianze delle culture che aveva ammirato durante i suoi viaggi e scavi custodendole nel loro luogo d’origine. Istituì anche le prime scuole femminili musulmane a Baghdad, dove continuò a vivere dopo la guerra e dove morì.

Accadde nella notte tra l’11 e il 12 luglio del 1926. Aveva ingerito una grande quantità di sonniferi perché da tempo non dormiva bene e soffriva di depressione. La sua partecipazione alla guerra l’aveva trasformata da esploratrice in spia e infine in burocrate. In una lettera alla matrigna scriveva che “la mia vita qui è in piena solitudine: non so cosa fare nei pomeriggi. A parte il museo questa vita non mi diverte affatto”.

La versione ufficiale sostenne la tesi dell’incidente ma aleggiò il sospetto del suicidio. I funerali della “madre dell’Iraq” furono sontuosi e partecipati da tutte le personalità dell’epoca. Tuttora, da più di 90 anni, una famiglia araba si occupa della sua tomba nel cimitero inglese di Baghdad.

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In Occidente invece è stata quasi dimenticata ma nel 2015 il film Queen of the Desert di Werner Herzog ne ha omaggiato la figura di grande viaggiatrice con Nicole Kidman nel ruolo di Gertrude. Due anni dopo Sabine Krayenbühl e Zeva Oelbaum hanno firmato il documentario Letters from Baghdad servendosi di testi ricavati dalla corrispondenza di Gertrude e delle numerose fotografie che corredavano ogni diario di viaggio. L’università di Newcastle, che ne custodisce gli scritti, ha persino realizzato un fumetto che ne racconta le avventure.