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Garantismo a corrente alternata

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Di Vittorio Sangiorgi (Direttore Quotidiano dei Contribuenti)


 

La recente, controversa, vicenda riguardante il Movimento 5 Stelle ed i presunti finanziamenti ricevuti, nel 2010, dal Venezuela e dall’allora presidente Chavez, ha evidenziato  – ancora una volta –  un malcostume tutto italiano. Il nostro paese, infatti, è probabilmente l’unico al mondo nel quale l’approccio garantista o giustizialista ad un determinato fatto, troppo spesso non è legato alle concezioni ed alle idee personali, alla visione del mondo di singoli o di partiti, ma dipende invece dal protagonista della vicenda in questione. In estrema sintesi: con gli amici si è garantisti fino alla fine, mentre nei confronti degli avversari prevale un’istantanea condanna, soprattutto etica e morale. D’altra parte, più di un secolo fa, Giovanni Giolitti diceva: “La legge per i nemici si applica, per gli amici si interpreta”.

Quanto è stato scritto in questi giorni va, ovviamente, verificato, anche in considerazione di alcune anomalie che sembrerebbero porre dei dubbi sull’autenticità del documento che, il quotidiano spagnolo ABC, ha fornito a conferma della presunta notizia bomba. Non a caso, di recente, la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta – senza nessun ipotesi di reato contestata – allo scopo di chiarire quanto sarebbe avvenuto. Anche il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) potrebbe indagare sulla questione, ascoltando i servizi segreti nostrani. Il punto focale della nostra analisi, però, è diverso ed esula da questo fatto particolare. Se, da un lato, chi avversa il Movimento 5 Stelle,  seppur velatamente, ha urlato allo scandalo e alla perdita di purezza di coloro che si erano sempre posti come argine alla malapolitica, dall’altro – esponenti e  simpatizzanti grillini – hanno subito bollato la notizia come falsa, sottendendo ipotesi complottiste all’origine della sua diffusione.

Due narrazioni, se così possiamo definirile, che è difficile interpretare come pure, autentiche, dal momento che paiono, entrambe, funzionali alle rispettive propagande politiche. Avvenimenti verificatisi nel passato, del resto, sembrano confermarlo. Ci sono stati tempi, neanche troppo lontani, nei quali il minimo sospetto, l’ombra di un’accusa, erano sufficienti per dare il via al pubblico ludibrio, ad una fantozziana crocifissione in sala mensa. Al contrario, anche a fronte di fatti acclarati, si ponevano dubbi, si facevano distinguo, si portava avanti un’ostinata difesa ad oltranza. Situazioni che si ripetono da anni, al di là dei casi e delle profonde evoluzioni che hanno riguardato la realtà politica italiana, riducendo  il dibattito tra partiti ad un derby continuo, ad una contrapposizione puerile che fa il male del paese. Nel frattempo la lontananza istituzionale dai cittadini è sempre maggiore, ed è sempre più forte la sensazione che tutto cambia affinché non cambi nulla.


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