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G20 e Cop26 mostrano la distanza tra azioni ed intenzioni

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di Giuseppe Accardi

Chiuso il G20 di Roma, è ora in pieno svolgimento la Cop 26 a Glasgow, conferenza sul clima e l’ambiente da cui si aspettano risposte esaustive sulla questione dei cambiamenti climatici.
Il summit del G20 romano non è stato all’altezza delle aspettative, preoccupante l’assenza delle super potenze Russia e Cina, non pervenute al tavolo delle trattative e allarmante la diversità di visioni sul contrasto alle emissioni di CO2 e sulla transizione ecologica soprattutto nei paesi in via di sviluppo, nonché sulla cooperazione finanziaria tra gli stati.
I timori, che precedevano il summit non sono stati smentiti dal documento finale, che risulta ancora troppo morbido e non vincolante per quel che riguarda il cambiamento climatico. A tal proposito gli unici passi avanti risultano la global minimum tax 15% per le multinazionali e un maggior impegno sui vaccini. Per il resto solo chiacchiere e poco più, con India e Cina che rimandano al mittente le accuse di essere i maggiori responsabili del surriscaldamento globale e la Russia che mette in discussione la scadenza 2050 sulla neutralità climatica.
Si allontana così la possibilità di ridurre l’aumento della temperatura terrestre di soli 1,5 gradi entro metà secolo, dato che per raggiungere il fine prefissato sarà necessario ridurre le emissioni del 55%, soglia ben lontana dall’attuale 7,5% e dalle migliori intenzioni del 30% condiviso a livello internazionale.
Insomma, possiamo dirlo, i temi scottanti non sono stati affrontati con la giusta attenzione e con la determinazione che ci si aspettava e le risposte, molto eterogenee tra loro, hanno lasciato troppi dubbi e perplessità in vista di una transizione ecologica e sostenibile che appare oggi più lontana che mai.
Adesso è il turno della Cop26, con i lavori che sono in corso a Glasgow e dove non mancano di certo difficoltà e paradossi come, ad esempio, lo spreco utilizzato dai “grandi” della terra per raggiungere il summit, con oltre 400 aerei atterrati nella capitale scozzese e gli ulteriori mezzi di trasporto inquinantissimi utilizzati dai vari capi di stato. Ciò dimostra la distanza tra le intenzioni dichiarate, sicuramente nobili, e gli atteggiamenti, molto spesso contraddittori e provocatori, che inaspriscono il malcontento generale ed esacerbano la ormai diffusa mancanza di fiducia e credibilità percepita dai cittadini, e dalle decine di migliaia di giovani che manifestano in questi giorni per le strade di Glasgow la loro contestazione nei confronti di questi eventi internazionali.