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Fisco: il blocco di notifiche e pagamenti fino al 31 gennaio non può bastare

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di redazione

Lo scostamento di bilancio di 32 miliardi, approvato, in piena crisi, dal Consiglio dei Ministri, apre le porte al decreto Ristori 5, da cui ci attende un potenziamento della decontribuzione per i lavoratori autonomi e i professionisti , così come il superamento del meccanismo delle regioni e dei codici Ateco ai fini della definizione del parametro reddituale del calo di fatturato, da considerare in rapporto ad un periodo di tempo più ampio, annuale o semestrale.

Rimane caldo il fronte delle cartelle esattoriali. Il congelamento fino al 31 gennaio delle notifiche e il rinvio a fine mese dei termini per effettuare il pagamento, già decisi dal governo, non possono risolvere il drammatico problema delle riscossioni che assilla milioni di famiglie e di imprese. C’è da sperare che la crisi politica non blocchi i provvedimenti, che sono allo studio, riguardo alla definizione agevolata delle pendenze debitorie e nuove misure per rottamazione e saldo e stralcio.

Mentre non c’è nessuna proroga, anche nelle zone arancione o rosse, per i versamenti in scadenza domani, lunedì 18 gennaio, di Iva ordinaria, ritenute, contributi e prima rata del secondo 50% dei versamenti tributari sospesi da marzo a maggio 2020.

Il Mef sta lavorando ad una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, la precedente si era fermata ai ruoli del 2017, adesso si pensa di permettere ai contribuenti di chiudere i conti col fisco relativi agli anni 2018 e 2019 senza incorrere in sanzioni e interessi di mora. Rimane da definire la sorte delle cartelle sospese dallo scorso 8 marzo dell’anno scorso.

Nel 2020 si è accumulata una massa enorme di arretrato ancora da smaltire, si tratta di qualcosa come 34 milioni di cartelle congelate a causa della pandemia. Non si capisce, al momento, come possano fare i contribuenti a prendere conoscenza delle loro eventuali pendenze con Agenzia Entrate Riscossione (Ader), visto che le relative cartelle non sono state ancora notificate. Va chiarito anche se saranno riammessi alla nuova rottamazione coloro che, per aver saltato  il pagamento anche di una sola rata, sono decaduti dal beneficio precedentemente concesso. Una riammissione che era stata promessa dalla viceministra all’Economia, Laura Castelli. La preoccupazione maggiore per il governo è di non vanificare con le nuove misure il gettito che dovrebbe arrivare dalle rate 2020 della vecchia rottamazione, la scadenza del cui pagamento è stata rinviata al 1° marzo 2021.

La crisi politica aperta, la cui soluzione non è al momento prevedibile né neio tempi né nei modi, rischia di compromettere la definizione da parte delle  commissioni Bilancio e Finanze del Senato di un piano che consenta l’inserimento nel decreto Ristori 5 di un’altra proroga,di un successivo scaglionamento degli invii, di ulteriori rateizzazioni e di una nuova possibilità  di definizione agevolata.

La crisi rischia di sospendere tutto, di concreto in questo momento c’è solo la sospensione fino a fine gennaio dei 50 milioni di avvisi e cartelle) e lo slittamento di tutti gli atti di accertamento, contestazione, erogazione delle sanzioni, recupero dei crediti d’imposta, liquidazione e rettifica, avvisi bonari che comunque potranno cominciare ad essere notificati a partire dal primo febbraio.

Lo stesso decreto sospende anche, sempre fino al 31 gennaio, i pignoramenti di stipendi e pensioni e le verifiche, da parte delle pubbliche amministrazioni, prima di liquidare i fornitori, dell’esistenza di debiti iscritti a ruolo oltre i 5mila euro.


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