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Facebook voleva localizzarci nei negozi per mostrarci pubblicità su misura

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“Facebook usa il nuovo aggiornamento di Android per curiosare nella vostra vita privata in modi sempre più terrificanti – leggendo i registri delle chiamate, tracciandovi quando entrate nei negozi eccetera”: sarebbe stato questo il titolo perfetto, per il responsabile dell’implementazione Bluetooth di Facebook, Mike LeBeau, se i giornali avessero scoperto che la loro app per Android era in grado di accedere al registro delle chiamate degli utenti.

L’ironico commento emerge dalla documentazione di 250 pagine raccolta dalla Commissione parlamentare britannica sullo scandalo Cambridge Analytica e diffusa dagli stessi deputati perché ritenuta “di interesse pubblico”. Tra le migliaia di email catalogate, nel 2015 alcuni dirigenti di Facebook si interrogano sull’impatto che avrebbero avuto due modifiche che valutavano di apportare. La prima riguarda appunto l’accesso da parte del social network ai registri di chiamate e Sms; la seconda – apparentemente mai implementata -, l’utilizzo della connessione Bluetooth per sapere quando si entra in un negozio e mostrare pubblicità pertinenti.

Il domino Cambridge Analytica

A marzo di quest’anno, sull’onda dello scandalo che ha investito l’azienda di Mountain View, molti utenti hanno scaricato copia delle informazioni che il social aveva sul loro conto (se siete curiosi, qui il link per accedere al pannello di download). Così alcuni hanno scoperto che tra queste, Facebook conservava anche il dettaglio delle telefonate effettuate, comprensivo di destinatario e orario. Scopo di questi dati è “migliorare la funzione Pymk (Persone che potresti conoscere), calcolo dei coefficienti, classificazione del feed, ecc.”, come si legge in una frase attribuita a Mike LeBeau in un'email inviata il 4 febbraio 2015 da Mark Tonkelowitz, all’epoca responsabile di servizi geolocalizzati di Facebook. 

A marzo l’azienda rispose con un post sul suo blog, chiarendo che la raccolta delle informazioni, “ampiamente utilizzata” dai servizi web, è avvenuta solo previo consenso dell’utente. Ma le comunicazioni divulgate dal Parlamento britannico suggeriscono la volontà del “growth team” (dall’inglese, la squadra addetta all’espansione) di manipolare i permessi di Android, ottenendo così l’accesso a quel tipo di informazioni senza che l’utente ne fosse consapevole.

Inizialmente il servizio avrebbe dovuto prevedere un consenso esplicito, ma in un’altro scambio il gruppo che sviluppa la funzione sembra vedere la schermata delle autorizzazioni Android come un fastidio, aggirabile con un aggiornamento dell’app grazie a una debolezza del sistema Android. L’operazione risulta estrema agli occhi dello stesso LeBeau, per il quale si tratterebbe di “un rischio piuttosto elevato dal punto di vista dell’immagine pubblica”. 

“Naturalmente abbiamo discusso la possibilità di tenere, rimuovere o modificare le caratteristiche del servizio che offriamo”, si legge nella replica di Facebook pubblicata da The Verge. “Questa caratteristica specifica consente alle persone di scegliere di dare a Facebook l'accesso alle chiamate e ai messaggi di testo nei log di Facebook Lite e Messenger sui dispositivi Android. Utilizziamo queste informazioni per fare cose come dare migliori suggerimenti su chi chiamare su Messenger e per classificare le liste di contatti in Messenger e Facebook Lite”.

Il meccanismo sviluppato da Facebook sembra quindi confortare l’idea che vogliamo essere raggiunti dalle persone con cui abbiamo parlato al telefono. Numerose eccezioni possono essere portate a esempio: dai giornalisti d’inchiesta che all’improvviso potrebbero ritrovarsi tra gli amici suggeriti a un criminale con cui hanno parlato per ottenere informazioni ai sempre più frequenti casi di stalking che la rete ha reso, se non più frequenti, almeno più evidenti all’opinione pubblica. Possibilità a cui la creatura di Zuckerberg, votato a connettere il mondo, sembra non pensare.

 

 

Vedi: Facebook voleva localizzarci nei negozi per mostrarci pubblicità su misura
Fonte: innovazione agi


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