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Facebook usava i dati degli utenti per favorire aziende partner? Un'inchiesta

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Vari dirigenti di Facebook, tra cui anche Mark Zuckerberg, avrebbero utilizzato i dati degli utenti per rafforzare il proprio controllo su aziende concorrenti e partner, secondo quanto rivelato da un’inchiesta della Nbc. Quattromila pagine di documenti che coprono un periodo tra il 2011 e il 2015, di cui più di tremila finora inedite, dimostrerebbero che Facebook avrebbe usato queste informazioni anche per favorire aziende compiacenti. In altri casi, l’accesso ai dati sarebbe stato vietato alle aziende rivali. I documenti, ottenuti originariamente dal giornalista Duncan Campbell e condivisi anche con Computer Weekly e il Süddeutsche Zeitung, comprendono email, conversazioni in chat, presentazioni e grafici.

A dare origine alla raccolta e successiva fuga di informazioni è stata una causa intentata dall’azienda Six4Three, autrice dell’app chiamata Pikini, che permetteva di individuare foto di amici in costume da bagno. Six4Three si è rivolta a un tribunale della California dopo che Facebook ha cambiato le proprie regole di accesso alle fotografie, compromettendo il funzionamento dell’app. A riguardo, il social network si è sempre difeso sostenendo di aver modificato le regole di utilizzo delle foto degli utenti da parte di app terze per proteggerne la privacy.

Dai documenti trapelati sembra però che la privacy non fosse un reale problema per l’azienda, più interessata a limitare l’accesso ai dati in modo da dare più potere ad aziende partner, scrive Nbc. Circa quattrocento delle quattromila pagine trapelate erano già state pubblicate: in quell’occasione Facebook aveva dichiarato che tali documenti sono stati selezionati in modo da fornire un quadro distorto della realtà, e che mancherebbero altre informazioni, necessarie a riportare correttamente quelle conversazioni.

Secondo quanto riportato da Nbc, Facebook avrebbe permesso comunque un “esteso accesso” ai dati degli utenti ad aziende che vantano con il social network dei rapporti particolari. Tra queste è citata Amazon, a cui sarebbe stato garantito un accesso a dati altrimenti non disponibili, in quanto titolare della promozione sul social network del proprio smartphone “Fire”. Inoltre, l’azienda avrebbe esplorato diverse opzioni per monetizzare i dati degli utenti da parte degli sviluppatori di app, decidendo infine di garantirne l’accesso solo a chi ha speso soldi sulla piattaforma o agli “amici personali” di Zuckerberg, scrive la Nbc.

In passato Facebook aveva già confermato di aver valutato la possibilità di consentire l’accesso a pagamento ai dati degli utenti da parte di aziende paganti: misura che avrebbe contraddetto la politica pubblicamente ribadita da Facebook di non essere disposta a vendere i dati degli utenti, come aveva riportato già il Wall Street Journal lo scorso novembre. “Eppure, i documenti appena trapelati dimostrano che il piano di vendere l’accesso ai dati degli utenti è stato discusso per anni e ha ricevuto il supporto dei più importanti dirigenti di Facebook, compresi Zuckerberg, la direttrice operativa Sheryl Sandberg, il responsabile capo del prodotto Chris Cox e vicepresidente con delega all’espansione Javier Olivan”, scrive Nbc.

Per valutare il valore effettivo dei dati in suo possesso, Facebook avrebbe anche considerato di stipulare cento accordi con altrettante aziende, per misurare “quanto uno sviluppatore sarebbe disposto a pagare”. “Anche se Facebook avesse deciso infine di non far pagare direttamente gli sviluppatori per accedere ai dati degli utenti, l’estesa discussione sul loro reale lavoro – come dimostrano i documenti trapelati – potrebbe creare problemi all’azienda, secondo gli esperti di privacy e di policy”, scrive Nbc. 

Vedi: Facebook usava i dati degli utenti per favorire aziende partner? Un'inchiesta
Fonte: estero agi


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