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Estate mitologica. NARCISO

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di Gianni De Iuliis

(Parte prima)

Narciso era un giovane cacciatore famoso per la sua bellezza. Figlio della ninfa Liriope e del dio fluviale Cefiso, nel mito appare incredibilmente crudele, in quanto disdegna ogni persona che lo ama. A seguito di una punizione divina s’innamora della sua stessa immagine riflessa in uno specchio d’acqua e muore proprio cadendo nella pozza in cui si specchiava.

Esistono diverse versioni del mito: una proviene dai Papiri di Ossirinco ed è attribuita a Partenio; un’altra si trova nelle Narrazioni di Conone, datata fra il 36 a.C. e il 17 d.C., mentre le più note sono la versione di Ovidio, contenuta nelle Metamorfosi, e quella di Pausania, proveniente dalla sua Guida o Periegesi della Grecia.

Nella versione greca del mito, opera del grammatico Conone, Narciso era oggetto dell’interesse di molti ragazzi al punto che Aminia, uno di loro, si era talmente invaghito di lui che accettò di uccidersi con la spada datagli dallo stesso Narciso.

Nelle Metamorfosi di Ovidio la ninfa Eco, condannata da Era (moglie di Zeus) a ripetere le ultime tre parole di ciò che ascoltava, s’innamorò di Narciso. Il ragazzo la respinse ed Eco, rifugiatasi su un monte, si lasciò morire e di lei non rimase che la voce.

Nemesi, la dea della giustizia, provò compassione per la giovane e decise di punire Narciso. Mentre si fermò presso una fonte per bere osservò riflesso il bel volto di un misterioso ragazzo e se ne innamorò, ma quando capì che si trattava di lui e che non sarebbe mai riuscito a possederlo iniziò a struggersi per poi lasciarsi morire. Dalla terra sulla quale fu versato il suo sangue spuntò per la prima volta l’omonimo fiore, il narciso appunto.