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Estate mitologica. EDIPO

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di Gianni De Iuliis

Giocasta è la sposa di Laio, re di Tebe, dal quale ha un figlio, Edipo.

Un oracolo predice che il figlio che nascerà da Giocasta ucciderà il padre, sposerà la madre e sarà la rovina dell’intera città.

Giocasta decide allora di sbarazzarsi del neonato, abbandonandolo su un monte, dopo avergli trapassato le caviglie con una cinghia. Ma Edipo viene salvato da un pastore che lo porta a Corinto. Qui Edipo viene allevato alla Corte del Re. Divenuto adulto decide di recarsi a Tebe per sconfiggere la Sfinge a cui gli abitanti della città dovevano sacrificare, ogni anno, sette fanciulli e sette fanciulle. Nessun guerriero era riuscito a sconfiggerla fino ad allora e liberare Tebe da tale flagello.

Nel suo viaggio, quasi alle porte di Tebe, Edipo incontra Laio (il padre), il cui araldo Poliplate gli uccide il cavallo, che non era stato lesto a ritrarsi dalla strada al passaggio del re.

Edipo, infuriato, uccide Laio e Poliplate e giunge a Tebe. Si reca nel palazzo ove dimora la Sfinge e risolve l’enigma posto a coloro che la sfidano. La Sfinge si suicida.

Divenuto eroe nazionale sposa la regina Giocasta, sua madre vedova a causa sua, da cui avrà quattro figli: Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene.

Tale mito ha dato il suo nome al famoso Complesso di Edipo, che esprime un particolare stato d’animo che nasce nel bambino nel momento in cui si accorge che la madre, figura nutrice e oggetto di desiderio, appartiene al padre, che interviene sempre di più nell’educazione.

 

(Nella foto: Edipo e la Sfinge, di Gustave Moreau, 1864, olio su tela, particolare, Metropolitan Museum of Art, New York)