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Emanuele Macaluso, coscienza “eretica” della sinistra storica

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di Antonino Gulisano

È morto a 96 anni lo storico dirigente del Partito Comunista Italiano Emanuele Macaluso. Nato Caltanissetta il 21 marzo del 1924, Macaluso è stato parlamentare dal 1963 al 1992, per sette legislature. Fu direttore de L’Unità dal 1982 al 1986 e de Il Riformista dal dal 2011 al 2012.

Membro della corrente riformista (o, come egli preferiva, migliorista) del partito, di cui faceva parte anche Giorgio Napolitano, nel 1960 entrò nella Direzione del partito.

Non mancava certo il coraggio a Emanuele Macaluso: né quello fisico, né quello politico. Lo storico esponente comunista, da ragazzo aveva sfidato a viso aperto la mafia, organizzando le lotte contadine nella sua Sicilia, e aveva visto molti compagni cadere assassinati dai sicari di Cosa nostra. Da dirigente maturo si era battuto in minoranza per cercare di attenuare l’impatto violento del «duello a sinistra» tra Pci e Psi, pagando un prezzo pesante in termini di emarginazione nel suo stesso partito, ancor di più dopo la nascita del Pds che pure, da «migliorista», aveva appoggiato.

Macaluso è stato un attento osservatore della politica e delle vicende interne alla sinistra, ma sempre da posizioni eretiche: in particolare va ricordato per il suo impegno da posizioni garantiste sui temi dell’antimafia. Macaluso è stato infatti, dentro la “grande chiesa comunista”, un libertario.

Alcuni ricordi politici di Macaluso

Del resto, i “vincitori” del ’92-’94, vale a dire i post-comunisti di scuola berlingueriana, non solo dal ’94 in poi non hanno più vinto sul piano politico, ma sul piano storiografico sono stati “smontati” e “demistificati” dall’interno stesso della loro area (vedi Andrea Romano: I compagni di scuola, i libri di Emanuele Macaluso, di Umberto Ranieri e di Paolo Franchi, lo stesso Rendiconto di Claudio Petruccioli). Tantomeno la “questione Craxi” può essere affrontata e risolta positivamente o negativamente sul piano “topografico”. A nostro avviso, se non si vuole cadere nel ridicolo, qualunque leader politico dovrebbe entrare nella topografia, indipendentemente dalle contestazioni che possono essere fatte su questo o quell’aspetto della sua biografia. Ma de hoc satis.

Altro tema cado caro a Macaluso il Mezzogiorno.

«Quando si vive un periodo di crisi economica reale, le zone più deboli ne risentono le maggiori conseguenze come nel Sud. In una realtà di questo tipo, se non si danno risposte realistiche, la politica diventa ancora più debole. Nel Pd non esiste una politica sul Mezzogiorno, non c’è più neanche un responsabile per questa area territoriale che ne segua i problemi a tempo pieno».

«Di fronte allo scenario che ho descritto prima, il partito è stato affidato a dei notabili. Lo è il governatore De Luca in Campania. In Puglia, un magistrato come Emiliano si è trasformato in notabile a sua volta. In Sicilia, un presidente della Regione come Crocetta, che vantava di venire da Rifondazione e di essere insieme cattolico e gay, ha dimostrato che le etichette non risolvono i problemi».