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Draghi conferma: decreto Sostegni la prossima settimana. Sì al nuovo scostamento di bilancio

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di redazione

Il Consiglio dei ministri ha ieri varato  la nuova, più stringente regolamentazione delle misure anti-Covid fono a Pasqua, rese necessarie, malgrado la recente emanazione dell’ultimo Dpcm, dal continuo aggravarsi della pandemia.

Stavolta, però, lo strumento non è più il decreto del presidente del Consiglio, bensì il decreto legge, che entrerà in vigore lunedì ma consentirà al parlamento di dire la sua sulle misure restrittive della libertà di movimento dei cittadini.

Nel corso del suo intervento di ieri, al termine della visita al centro vaccinale dell’aeroporto di Fiumicino di Roma, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha detto che i limiti e le ulteriori misure restrittive adottate dal Consiglio dei ministri sono “adeguate e proporzionate” alla gravità della situazione sanitaria ma ha confermato che il decreto Sostegni arriverà la settimana prossima.

Draghi ha anche confermato che il governo chiederà al Parlamento un nuovo scostamento di bilancio perché “i 32 miliardi già autorizzati sono interamente impegnati”. Le misure serviranno per “sostenere i nuovi poveri, coloro che sono diventati maggioranza nelle file della Caritas”, per ampliare il numero delle imprese da indennizzare, per prorogare la cassa integrazione Covid.

Per gli autonomi e le partite Iva Draghi ha promesso “contributi in forma più semplice e immediata e senza criteri settoriali” e per le famiglie con figli a casa per la Dad o in quarantena, ha ribadito l’impegno garantire il diritto allo smart working. A coloro che svolgono attività che non consentono il lavoro agile  “sarà riconosciuto – ha detto Draghi – l’accesso ai congedi parentali straordinari o al contributo baby sitting”.

È da sperare che il decreto Sostegni venga esitato dal Consiglio dei ministri all’inizio della prossima settimana, senza ulteriori ritardi, perché, stando alle promesse, i ristori arriveranno “cash” entro il 30 aprile, ma per attivarli servirà almeno una decina di giorni.

Se il confronto politico tra Draghi, Franco ed i partiti sembra definito, i tecnici del ministero dell’Economia stanno ancora vagliando le diverse ipotesi rimaste sul tappeto, soprattutto in relazione al rapporto tra i costi di ogni singola misura e le risorse disponibili.

Intanto il blocco degli invii delle cartelle esattoriali e degli atti di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, scaduto il 28 febbraio scorso, non è stato rinnovato.

Le cartelle, quindi, a poco a poco ricominceranno ad essere notificate, adesso si parla di 60 milioni di atti.

Verosimilmente si va verso una nuova sospensione del calendario fiscale, la difficoltà a pagare di moltissimi piccoli imprenditori e titolari di partita Iva è grande e reale.

Il 16 marzo, cioè lunedì prossimo, scadono almeno 72 adempimenti fiscali, tra cui il versamento del saldo Iva e l’invio e la consegna della Certificazione unica ai dipendenti, per la quale si parla di un rinvio fino al 30 aprile. Sicuramente ci sarà una tolleranza di fatto per gli inadempienti fino a che non sarà reso operante un rinvio.

Nella bozza del decreto Sostegni che fin qui è trapelata per i ristori sono  stanziati 9 miliardi.

C’è stata una forte pressione politica per innalzare il limite di fatturato per le aziende da indennizzare da 5 milioni a 10 milioni di euro.

Nella bozza, però, non si fa menzione del fondo perequativo delle misure fiscali e di ristoro istituito dal governo precedente nel decreto Ristori quater, con una dotazione di 5,3 miliardi di euro e che ora, in seguito allo scostamento di bilancio deliberato da Parlamento in gennaio, potrebbe anche essere aumentato.

Il meccanismo perequativo serve proprio a cancellare, in tutto o in parte, le imposte per i soggetti con significative perdite di fatturato.

Anche per la cosiddetta “pace fiscale” si chiede di estendere il condono anche alle cartelle non pagate notificate dopo 2015 e di aumentarne anche l’importo massimo da 5mila a 10mila euro.

C’è da chiedersi a quali livelli stratosferici arriverà il debito pubblico, ma a questo si spera di fare fronte con l’aumento del PIL, cioè della base contributiva.

Il tutto sullo sfondo dello stato d’emergenza che scade il 30 aprile e di cui si ipotizza il prolungamento fino al 30 settembre.

Ci aspettano mesi difficili e intensi


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