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Da una villa magnogreca nuova luce sulle origini di Catanzaro

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AGI – Un nuovo ritrovamento archeologico potrebbe spingere gli studiosi a riconsiderare le origini della città di Catanzaro.  I resti di una villa di epoca magnogreca, risalente al IV secondo secolo avanti Cristo, sono affiorati nelle scorse settimane durante i lavori di scavo per la realizzazione della fermata della metropolitana nel quartiere Santa Maria del capoluogo calabrese, dove lo scorso anno erano avvenuti  altri ritrovamenti. La notizia, riportata stamane dal sito Calabrianews.it, è stata confermata all’AGI dall’assessore comunale alla Cultura, Ivan Cardamone. L’area sulla quale si estende la villa è di 200 metri quadrati ed è stata già visitata dagli esperti della soprintendenza ai beni archeologici della Calabria. Il rinvenimento è considerato di grande rilevanza da storici e archeologi.
   

     Oltre alla cinta muraria, gli scavi hanno riportato alla luce la pavimentazione che appare in ottimo stato, mentre alcuni oggetti di interesse archeologico ritrovati sono stati già prelevati e conservati altrove. La soprintendenza e i rappresentanti degli enti locali effettueranno un sopralluogo quanto le condizioni meteo lo permetteranno al fine di concordare le modalità di delocalizzazione, con tecniche conservative, dell’insediamento e la sua collocazione in un’altra area della città. La presenza di testimonianze storiche nel sottosuolo di Catanzaro non è una novità. Altri scavi avevano portato in superficie reperti di varie epoche nel cantiere della nuova sede della Regione Calabria, in località Germaneto, alle porte del capoluogo di Regione, nella valle del Corace, dove fra l’altro si ritiene fosse insediato il popolo degli Itali che ha dato il nome all’Italia.

    “Quest’ultimo rinvenimento – spiega Cardamone – è l’ennesima testimonianza dell’esistenza di un territorio ricco di storia. Ovunque si scavi nella valle del Corace emergono reperti importanti. Ci siamo già attivati, insieme alla Provincia, per ampliare gli spazi del museo di Villa Margherita dove intendiamo raccogliere reperti di interesse storico attualmente collocati in diversi edifici. Si tratta di un lavoro che stiamo svolgendo in stretta collaborazione con la soprintendenza e con la Regione”.  Il ritrovamento non comprometterà comunque i lavori della costruenda metropolitana che collegherà il polo direzionale di Germaneto, dove sorgono, oltre alla sede della Regione Calabria, il campus univesitario e altri insediamenti, con i quartieri e il centro città.

    “Abbiamo trovato – garantisce Cardamone – la giusta armonia fra le esigenze del cantiere e la necessità di conservare importanti reperti”.
   Per gli storici, i recenti ritrovamenti potrebbero riscrivere la storia di Catanzaro, la cui fondazione è fatta risalire intorno all’ottavo secolo dopo Cristo. Ne è convinto Aldo Ventrici, studioso e autore di pubblicazioni sui trascorsi del capoluogo calabrese

    . “Messi insieme con le testimonianze emerse durante la costruzione della sede della Regione – dice all’AGI – gli ultimi risultati possono dare spunto a una rilettura del passato della città attraverso una mirata campagna di scavi. Considerato che gli ultimi ritrovamenti non sono avvenuti in aree prossime all’antica Skylletion si può pensare ad una grosso insediamento autonomo nell’area del Corace. Siamo di fronte a qualcosa di nuovo. La nascita del primo nucleo urbano dell’attuale Catanzaro – spiega – è collocata intorno all’ottavo-nono secolo dopo Cristo con la fuga delle popolazioni che risiedevano in pianura verso l’interno per fuggire dalle incursioni saracene,sempre più frequenti. Finora – continua Ventrici – si è ritenuto che fra le colonie greche di Skylletion e Crotone non ci fossero realtà urbane significative e che la valle del Corace fosse un deserto. Potrebbe non essere così”.   

Vedi: Da una villa magnogreca nuova luce sulle origini di Catanzaro
Fonte: cultura agi


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