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di Ettore Minniti*

L’Italia possiede un patrimonio culturale invidiabile nel mondo: 3.609 musei; quasi 5.000 siti culturali tra monumenti, musei e aree archeologiche; 46.025 beni architettonici vincolati; 34.000 luoghi di spettacolo; 49 siti Unesco, centinaia di festival ed iniziative culturali, tradizioni che animano i territori. 

È un dovere civico di tutti, governanti compresi, tutelare questo patrimonio, che rappresenta passato, presente e futuro del Paese.

Purtroppo, la mancanza di progettazione, di una visione d’insieme, con un sistema endemico di emergenze archeologiche, di siti storico-architettonici, di beni artistici, di paesaggi culturali, di tradizioni storiche, non sempre rende questo tesoro sfruttabile nella sua interezza. Una mancata fruibilità che fa il settore monco, privo di prospettive. È evidente che non vi è una corretta fruizione di tale patrimonio. Mancano le informazioni, le comunicazioni, non si riesce a fare rete, per non parlare dei trasporti e della ricettività turistica.

C’è rabbia negli operatori del settore. Con la ‘cultura’ ci si mangia, eccome ci si mangia. È una ricchezza unica, oro prezioso, ma non è sfruttato per come dovrebbe.

L’Italia era leader mondiale nella presenza di turisti a livello internazionale; numeri da capogiro, ma non siamo riusciti a sfruttare appieno questa potenzialità.

In questo quadro, nonostante la crisi pandemica che ha investito a livello globale il settore, il turismo culturale e paesaggistico continua a rappresentare una quota rilevante dell’industria turistica nazionale e genera una valore economico valutato per il 2018 in 21 miliardi di euro di introiti l’anno scorso pari al 66% della spesa totale (dati Ciset dell’Università Ca’ Foscari di Venezia). Ed il settore presenta una tendenza di crescita che potrebbe non conoscere flessioni nel post covid.

Rilanciare il turismo e il turismo culturale significa, dunque, creare le condizioni per sviluppare il Pese in una logica territoriale omogenea, creare occupazione e fare del turismo il più importante settore industriale su cui l’Italia possa contare per la crescita. Esso rappresenta il 15% del PIL

Importante valorizzare i teatri (scrigni di inimmaginabile bellezza nei grandi centri) e le compagnie teatrali professionisti, ma non è sufficiente. In questo settore un ruolo importante dovranno svolgerlo le Regioni e gli Enti locali, raccordandosi attraverso l’ANCI (Associazione nazionale dei comuni d’Italia) con lo Stato centrale, per valorizzare, altresì, il proprio territorio attraverso i teatri minori e le compagnie teatrali amatoriali.

Cultura e turismo possono realmente essere un binomio vincente non solo per far uscire il Paese dal pantano della crisi, ma anche per ricondurlo su un nuovo percorso di crescita sostenibile e valido nel tempo.

 

*Responsabile cultura di Confedercontribuenti