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Così l’azienda calcio perde un milione di euro al giorno

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AGI – Oltre 4 miliardi di debiti in 12 anni, in pratica un milione di euro al giorno. Quattro società su cinque con bilanci in perdita. Un costo del lavoro aumentato “in modo spropositato” che, al netto delle plusvalenze, rappresenta il 92% del fatturato complessivo dei club.

Questi “i dati impietosi” contenuti nella dodicesima edizione del ReportCalcio, il documento sviluppato dal Centro Studi Figc in collaborazione con Arel (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia (PricewaterhouseCoopers) e presentato dal presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, negli studi di Sky Sport.

“Questi dati sono un monito importante per il nostro mondo – ha spiegato il numero uno della Figc – Abbiamo attraversato un momento di grande criticità sotto il profilo dell’indebitamento e negli ultimi 12 anni abbiamo accumulato 4,1 miliardi di euro di rosso aggregato. Il costo del lavoro continua a crescere e oggi impatta sul valore della produzione per il 66%, che purtroppo diventa il 92% al netto delle plusvalenze. La pandemia ha esacerbato queste difficoltà: è evidente che serve una rivoluzione culturale per mettere sotto controllo i costi”.

L’indice di liquidità

Gravina ha ribadito la volontà di intervenire sull‘indice di liquidità, il rapporto tra le attività correnti e passività, come parametro per l’iscrizione alla Serie A.

“Oggi adottare un indice di liquidità dello 0,6 (attivi di un club devono coprire almeno il 60% delle spese, ndr) è davvero il minimo indispensabile, faremo di tutto per avere anche altri indicatori incisivi. La nostra idea per l’indice è comunque quella di passare da 0,6 a 0,8 in tre anni per poi arrivare a 1”.

“Il problema della diminuzione dei ricavi è importante e serve una strategia commerciale ma i risultati dipendono anche dalle risposte del mercato”, ha osservato Gravina, “la politica dei costi invece dipende soltanto da noi: stiamo lavorando, ci sono proposte sulle quali c’è discussione”.

Nel 2020-2021, da quanto emerge dal report, il valore della produzione della Serie A si è attestato al di sotto della soglia dei 3 miliardi di euro (2,996 miliardi di euro, -1,4%).

Un risultato legato alla crisi per il Covid e alle partite a porte chiuse visto che i ricavi da ingresso stadio ammontano ad appena 28,5 milioni, in decremento di 209,9 rispetto al 2019-2020 e di 272,5 in confronto al 2018-2019 (ultima stagione pre-pandemia).

Il decremento dei ricavi da ticketing viene parzialmente compensato dall’aumento delle entrate legate ai diritti televisivi e radio, che nel 2020-2021 hanno raggiunto il picco di 1,6 miliardi (+32,7%).

Si conferma il trend di aumento del costo della produzione, che raggiunge i 3,9 miliardi (+7,9%). Tornano in particolare a crescere il costo del lavoro (+18,2%), che raggiunge gli 1,9 miliardi di euro, gli ammortamenti e le svalutazioni, pari a quasi 1,1 miliardi di euro (+0,8%).

Dal report emerge anche che il sistema Italia utilizza poco i giovani nonostante gli ottimi risultati delle nazionali di categoria: “Nella Serie A 2020-2021 il minutaggio dei calciatori italiani Under 21 ha inciso per appena l’1,5% del totale, rispetto al 35,9% degli Over 21 italiani, al 59,5% degli Over 21 stranieri e al 3,1% degli Under 21 stranieri”.

In calo anche il numero dei tesserati per la Figc, diminuiti del 21% tra il 2018-2019 e il 2020-2021, passando da 1.062.792 a 840.054, ma nel 2021-2022 si è tornati ai numeri pre-pandemia raggiungendo quota 1.050.976.

Stadi nuovi

Altra nota dolente riguarda gli stadi: negli ultimi 15 anni (2007-2021), infatti, in Europa sono stati realizzati un totale di 187 nuovi impianti, con un investimento pari a 21,7 miliardi di euro; le principali nazioni in termini di nuovi stadi sono Turchia e Polonia (29 impianti), Germania (17) e Russia (16).

L’Italia con i 5 nuovi stadi inaugurati in questo periodo (Juventus, Udinese, Frosinone, Albinoleffe e Sudtirol) ha inciso per appena l’1% degli investimenti totali prodotti in Europa.

Eppure, viene sottolineato, portare a termine la realizzazione dei 12 stadi attualmente in fase di pianificazione (a cui si sta aggiungendo la Roma), garantirebbe investimenti per 1,9 miliardi di euro complessivi, con un aumento dell’occupazione stimato in 10mila posti di lavoro.