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Così il coronavirus sta mettendo in ginocchio il settore dell'auto

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L’epidemia da coronavirus sta travolgendo anche il settore auto e della componentistica. Oggi tutti i principali stabilimenti italiani di Fca saranno coinvolti in interventi straordinari di sanificazione che arriveranno anche, in alcuni casi, alla chiusura temporanea di singoli impianti per mettere in atto tutte le misure possibili per minimizzare il rischio di contagio tra i lavoratori. Ieri il governatore della Baviera, Markus Soeder, ha affermato che “l’industria dell’auto è quasi in stallo. Abbiamo bisogno di un pacchetto congiunturale per affrontare l’impatto del coronavirus”.

Anche questo settore quindi si prepara a momenti duri. Dopo la ‘guerra’ dei dazi tra Cina e Stati Uniti che ha colpito duramente il settore dell’automotive europeo ora si prospetta un nuovo spettro. “Dopo aver pagato per il problema cinese che ha rallentato e in alcuni casi fermato il mercato dell’automotive per mancanza di componenti, oggi ci troviamo a gestire trasporti limitati e una paura generale. Dall’interno ci si ferma per il rischio contagio e la coda sarà lunga! Finita la crisi dell’offerta, con la Cina che si stava riprendendo, faremo i conti con la crisi di domanda, con la Germania che ormai è completamente dentro. Gli investimenti non ci saranno e avremo una nuova crisi finanziaria che rallenterà ancora di più la domanda”, spiega all’Agi, Clelia Crisci, presidente e ceo della Lapo Compound azienda attiva nella realizzazione di compounds polipropilenici da impiegare nei settori automotive, elettrodomestico, estetico e tecnico in generale.

L’azienda, nata nel 2001 in Campania e cresciuta molto in questi anni, rappresenta il primo anello di quella catena che sta alla base dell’automotive e non solo. “Noi realizziamo la materia prima per chi fa componentistica auto. Abbiamo il polso della situazione, perché se non si compra materia prima non si producono auto. Perché senza domanda i costruttori si fermano e gioco forza anche noi che siamo all’inizio della catena”, evidenzia Crisci. Il vero problema è che “in questo momento l’ultima cosa a cui pensa la gente è il cambio dell’auto“. 

“La situazione è drammatica“, osserva il presidente della Lapo Compound, “forse avremmo fatto bene a fermarci subito, all’inizio del contagio. Sicuramente faremo ricorso alla cassa integrazione che è l’unico modo per far fronte alle criticità. Nel lungo periodo si vedranno ancora di più le difficoltà. Nessuno andrà più in giro per concessionarie a comprare auto da qui a 4-5 mesi”. 

Oltre al problema della domanda si aggiunge quello dei trasporti. In particolare per “l’estero abbiamo difficoltà maggiori nell’esportare, perché i trasportatori esteri hanno paura a venire in Italia temendo di non poter più ritornare. Anche questo si aggiunge alle difficoltà delle commesse in sé”, aggiunge Crisci.

Difficile quantificare il calo degli ordini. “E’ ancora presto per dirlo, certo se riuscissimo a riprendere l’attività all’inizio di aprile, il 4 o il 5, bisognerà scontare un calo del 20-30%. Tuttavia ritengo che questa sia una stima ottimistica”.

Il rimpianto è che l’anno era partito bene. “Abbiamo lavorato abbastanza, nei primi mesi del 2020 il mercato si stava riprendendo. Gennaio ma anche febbraio sono stati mesi positivi. Anche in Germania il mercato stava ripartendo mentre ora la situazione è molto difficile. Ci sarà certamente la crisi del settore”, conclude. 

Ieri, scriveva il New York Times in un articolo sul settore auto europeo, è proprio quello indicato da Crisci: il vero problema non è se le case automobilistiche riusciranno a costruire auto ma se riusciranno a venderle.

Vedi: Così il coronavirus sta mettendo in ginocchio il settore dell'auto
Fonte: economia agi


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