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Cosa scrivono gli altri (Libero – L’esercito europeo sarebbe alla pari con Russia e Usa)

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Sommando le forze convenzionali dei 27 Paesi si ottiene un’armata di primo piano. Solo sull’atomica siamo indietro
MIRKO MOLTENI ·

■ Si riparla della possibilità che l’Europa, o meglio l’Unione Europea a 27 membri, dopo che la Gran Bretagna ne è uscita a seguito della Brexit, possa formare forze armate unificate, tali da far concorrenza a Stati Uniti e Russia in un’ottica di difesa e strategia autonome. Non necessariamente in ostilità agli Usa, ma sulla base di una “divisione di compiti” per cui, se l’Ue si concentrasse sullo stabilizzare il Mediterraneo ed equilibrare la Russia, gli Stati Uniti sarebbero più liberi di concentrarsi sulla Cina. Finchè esisterà la Nato è però difficile immaginare la duplicazione di strutture di comando e procedure comuni, con relativi costi e fatiche.
Eppure, conti alla mano, l’Ue a 27 avrebbe le forze, sulla carta, per proporsi potenza unitaria del livello di Russia e Stati Uniti, anche se non in tutti i campi. La somma dei vari Paesi mostra che l’Europa, con una spesa militare contenuta rispetto a quella americana, già oggi schiera forze, sì ancora inferiori a quelle russe o americane, ma che costituiscono una solida base per una potenziale crescita, qualora Bruxelles decidesse di investire di più per la difesa.
Se gli Stati Uniti sono giunti a spendere ogni anno 770 miliardi di dollari per le proprie truppe, l’intera UE ha toccato un livello aggregato di circa 185 miliardi. Gli europei contano rispetto ad americani e russi su un vantaggio intrinseco nel potenziale umano, poiché già oggi la somma degli effettivi in servizio nelle forze armate è, seppur di poco, superiore a quelli delle altre due potenze, ovvero oltre 1,4 milioni di militari Ue contro 1,3 milioni Usa e 1 milione russi. Poichè la popolazione dell’Ue supera 445 milioni di persone, contro 330 milioni di americani e 150 milioni di russi, in emergenza gli stati europei potrebbero insieme mobilitare più soldati, a patto di riattivare la leva. Il divario è nei mezzi, specie quelli a grande proiezione strategica.
L’arsenale nucleare europeo è al momento attuale rappresentato solo dalla Francia, con 290 testate nucleari, contro le migliaia russo-americane. Poichè gli unici vettori nucleari a lungo raggio sono i missili imbarcati sui sottomarini della Marina francese, il deterrente Ue è palesemente insufficiente e necessiterebbe investimenti. La questione di una “atomica europea” affidata non solo a militari francesi, ma anche italiani, tedeschi o spagnoli cozza inoltre col Trattato di Non Proliferazione nucleare, richiedendo riformulazioni politiche.
Nel settore dei carri armati, i numeri sono notevoli, ma ingrossati da centinaia di mezzi obsoleti ancora in servizio in varie nazioni dell’Est o del Sud e in ogni caso, se l’avversario fosse la Russia, questa potrebbe rimettere in linea migliaia dei suoi vecchi modelli ex-sovietici tuttora immagazzinati. In aviazione le cose vanno meglio, ma gran parte del materiale è di fabbricazione americana, specie se si considerano le consegne in corso del nuovo caccia F-35, che conferma un legame ancora per molti anni inscindibile con Washington, data la complessità della manutenzione di questo aereo. Nel settore navale, l’Ue sconta inoltre un’enorme inferiorità nei confronti della US Navy, specie nelle portaerei, e ciò limita di fatto la proiezione strategica europea a mari relativamente vicini come quelli che l’Italia ha considerato una sorta di “Mediterraneo allargato”, fino all’Africa Equatoriale.
Il grosso problema è comunque di volontà politica e di mentalità, non di tecnica, dato che le macchine da guerra, se le si vuole davvero progettare e costruire, sono oggetti, per quanto sofisticati, che alla fine vedono la luce. Per la loro posizione di preminenza, gli Stati Uniti spendono in forze militari il 3,7% del PIL, mentre l’Ue, come media fra i 27, si aggira sull’1,4% del PIL. La densità demografica e industriale europea può, a patto che Bruxelles voglia aumentare le spese, consentire di adeguare gli arsenali a una volontà geopolitica davvero autonoma.
Non va dimenticato però il tallone d’Achille della relativa scarsità di risorse energetiche e minerarie dell’Europa in proporzione alla popolazione, il che impone la necessità di ampie importazioni via mare, per proteggere le quali è ancora la flotta americana a sobbarcarsi la vigilanza sulle vie di rifornimento che attraversano l’Atlantico. Passo imprescindibile per un’ipotetica Ue in veste di potenza militare unificata, dovrebbe essere quindi un piano navale per una flotta che protegga le rotte d’approvvigionamento che fanno capo alle coste europee. Diversamente, saranno necessari accordi con la colossale Russia, il cui sottosuolo è un forziere forse ancora in parte inesplorato.

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