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Cosa scrivono gli altri (Domani del 27 Febbraio – L’inchiesta smentisce la versione di Arcuri sull’affare mascherine)

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Il commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri sarà ascoltato nelle prossime settimane dalla procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulle mascherine che è arrivata a un punto di svolta con l’arresto di uno dei mediatori e l’interdizione di altri quattro soggetti coinvolti. Nell’inchiesta della procura di Roma, coordinata dal procuratore Paolo Ielo, con i pubblici ministeri Fabrizio Tucci, Gennaro Varone, e condotta dalla Guardia di finanza, Arcuri, è ancora indagato per corruzione, ma per lui la pubblica accusa ha chiesto l’archiviazione, nulla di penalmente rilevante è emerso a suo carico secondo i pm. Arcuri sarà sentito, questa è l’intenzione dei magistrati, come indagato o come testimone, la posizione giuridica cambierà in base alla decisione del giudice che potrà accogliere o respingere la richiesta di archiviazione, ma anche accogliere la richiesta dei difensori dell’indagato Benotti di incidente probatorio. Nell’ordinanza firmata dal giudice Paolo Andrea Taviano a carico di cinque persone si parla di un «sistema illecito finalizzato alla percezione e successivo occultamento di proventi illeciti derivanti dalla corresponsione di (…) provvigioni inerenti la stipula di contratti di fornitura di mascherine senza ricorso a procedure ad evidenza pubblica». Ai domiciliari è finito uno dei mediatori, Andres Solis, mentre Mario Benotti, giornalista in aspettativa ed ex direttore generale di Rai World, in rapporti con Arcuri, è stato interdetto, non può temporaneamente esercitare attività di impresa. Le indagini riguardano gli affidamenti, per un valore complessivo di 1,25 miliardi di euro, effettuati dal commissario straordinario a favore di 3 consorzi cinesi per l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine. Arcuri non parla, ma gli avvocati sì presentando querele. «Gli imprenditori Mario Benotti e Andrea Vincenzo Tommasi vengono indicati come “due intermediari di Arcuri” nonché conoscenze personali del medesimo. Le affermazioni sono entrambe false». Questo è un passaggio dell’atto di mediazione per la causa civile mossa dai legali di Domenico Arcuri contro Nicola Porro e la trasmissione Quarta repubblica. La conoscenza personale, invece, c’è, emerge nell’inchiesta che ha portato anche alla misura cautelare nei confronti di Benotti. «Quella frase è attribuibile al nostro studio legale, non al commissario Arcuri che non ha mai parlato del caso», precisano dallo studio legale Volo che difende il commissario. La negazione della conoscenza sarebbe riferibile solo a Tommasi. Ma anche l’ufficio stampa di Arcuri ha precisato, più volte, sul punto: «Le attività investigative hanno stabilito, come riassunto nel decreto che dispone il sequestro, che il dottor Benotti ha millantato una relazione amicale e personale con il dottor Arcuri in modo occulto e al fine di ottenere indebite utilità». Nelle carte non c’è alcun riferimento a una relazione amicale millantata, ma si fa più volte riferimento al rapporto personale tra i due, confermato anche dagli sms cordiali, intimi che i due si sono inviati e che sono stati letti da Mario Benotti a Quarta repubblica.

«Rapporto personale»

Quello che chiaramente emerge è che l’assenza di trasparenza, negli affidamenti e nelle gare, più volte promessa da Arcuri, ha favorito, insieme alle logiche emergenziali che tagliano fuori anche la Corte dei conti dai controlli, le scorribande dei protagonisti di questo «sistema illecito». Il giudice scrive che «Benotti, sfruttando il rapporto personale con il commissario Domenico Arcuri (…), avrebbe svolto un ruolo di tramite per proporre al governo e per esso al commissario Arcuri, la possibilità di acquistare i dispositivi di protezione».Tra il 2 gennaio e il 5 maggio 2020 ci sono stati 1282 contatti (sms e telefonate) tra Mario Benotti, successivamente indagato per traffico di influenze con l’aggravante transnazionale, e Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza. Vengono riportate le telefonate tra Benotti e Mauro Bonaretti, membro della struttura commissariale, nel quale Benotti afferma di essere stato lui a organizzare per conto del governo l’acquisto delle mascherine. Il giudice scrive, partendo dalle telefonate intercettate: «Appare evidente che il Benotti abbiamo svolto in modo occulto un’attività di mediazione nei confronti dell’organo commissariale, approfittando del rapporto personale con il commissario Arcuri al fine di indirizzare quest’ultimo ad un canale di approvvigionamento di cui Benotti è sodale occulto».

La fuga di notizie

C’è anche un capitolo che riguarda le fughe di notizie che hanno contribuito a ostacolare l’indagine. Alcune intercettazioni riportano l’interruzione dei rapporti tra Arcuri e Benotti e che questo «potrebbe essere il sintomo che Arcuri avrebbe avuto notizia in forma riservata su qualcosa “che ci sta per arrivare addosso”, chiaro riferimento alla possibilità di indagini giudiziarie inerenti le forniture di mascherine mediate dal Benotti». Proprio Benotti ha raccontato di un incontro a maggio con il commissario Arcuri e con Bonaretti: «Mi dice che c’era una difficoltà, che a palazzo Chigi lo avevano informato che c’era un’indagine su questa situazione, forse dei servizi (…) mi pregò di interrompere qualunque comunicazione con lui, cosa che io ho fatto». Circostanza e incontro negati da ambienti vicini al commissario.