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Cosa è successo nella notte in cui è stata sospesa la NBA

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Il coronavirus ferma anche la NBA. Il massimo campionato cestistico americano registra nella notte il primo caso di COVID-19 di un suo giocatore e, in meno di un’ora dalla notizia, sospende l’intera stagione. Rudy Gobert, centro degli Utah Jazz e della nazionale francese, è risultato positivo al tampone mentre la sua squadra era in trasferta a Oklahoma City per la sfida contro i Thunder di Danilo Gallinari.

La notizia della positività è arrivata intorno alle 2.30 del mattino in Italia mentre i giocatori erano in campo per il riscaldamento e con la Chesapeake Energy Arena gremita da tifosi prima festanti e poi increduli.

Alle partite dei Thunder, infatti, si resta in piedi fino al primo canestro della squadra di casa. I 18 mila presenti hanno atteso quel momento vanamente perché quella palla a due, in mezzo al campo, non sarebbe mai stata alzata. “A causa di circostanze impreviste, la partita è stato rinviata”. L’annuncio dello speaker è stato sostituito prima dai fischi delle tribune e poi dalle voci che iniziavano a raccontare della positività di Gobert. 

Al momento dello stop l’atleta transalpino si trovava in albergo. Evan Fournier, suo compagno di nazionale e giocatore degli Orlando Magic, ha comunicato attraverso un tweet di averlo sentito e di aver appreso che le sue condizioni di salute sono attualmente buone e stabili.

L’emittente Espn, citando il comunicato ufficiale rilasciato dai Jazz, ha spiegato come Gobert presentava nelle ultime ore “influenza e mal di gola”. I sintomi “si sono attenuati nella giornata di mercoledì tuttavia, in misura precauzionale e’ stata presa la decisione di fare il test per il COVID-19”. Un test che ha dato poi esito positivo.

Il lungo francese (alto 2,15 metri), 27 anni, lunedi’ e’ stato anche protagonista di un siparietto con i giornalisti durante una conferenza stampa quando, parlando del rischio coronavirus negli Stati Uniti, aveva toccato con le mani tutti i microfoni e i registratori dei cronisti, prima di lasciare in maniera rapida la sala. Un gesto goliardico che, ad oggi, è apparso irresponsabile e potrebbe aver provocato danni tra gli addetti ai lavori.

NBA is suspending its season “until further notice” after Rudy Gobert of Jazz reportedly contracted the #coronavirus. What has make it worse is that he deliberately touched all the mics a few days ago during a press briefing to tell the public that the disease was not a big deal. pic.twitter.com/sSd97adIxr

— Ezra Cheung (@ezracheungtoto)
March 12, 2020

Oltre ai Thunder, sono cinque le squadre NBA che hanno affrontato i Jazz negli ultimi 10 giorni e che hanno avviato la procedura dell’auto-isolamento per i propri tesserati: Cleveland Cavaliers, New York Knicks, Boston Celtics, Detroit Pistons e Toronto Raptors. La squadra canadese ha comunicato che i suoi giocatori sono stati portati in ospedale e sottoposti a tampone visto l’incontro disputato nella giornata di lunedi’ proprio contro la franchigia di Salt Lake City.

Non è ancora chiaro se e quando si potrà tornare a giocare in NBA ma novita’ sono attese tra oggi e domani da parte del Commissioner Adam Silver. Nel comunicato ufficiale si legge che la Lega “utilizzerà questa pausa per valutare i prossimi passi da intraprendere in relazione alla pandemia da Coronavirus”.

Sospeso anche il campionato di sviluppo, la G-League, mentre si aspettano novità per il torneo universitario (NCAA) molto seguito negli Usa, che avrebbe dovuto disputarsi a porte chiuse la prossima settimana e che invece potrebbe ricevere altresì uno stop forzato e definitivo. Il calendario, del resto, non lascia molto spazio ai recuperi. La data di partenza dei playoff è fissata per il 18 aprile, quella delle “Finals” il 4 giugno. Il draft (giorno delle scelte dei giocatori che si sono dichiarati eleggibili per la NBA, provenienti soprattutto da High School, College o Europa) è previsto il 25 dello stesso mese. Sul proseguo regolare della stagione, insomma, resta un grande dubbio.

Su Twitter e su Instagram, nel frattempo, si sono moltiplicati i messaggi dei giocatori più rappresentativi della Lega che hanno invitato i fan a stare attenti e a salvaguardare la propria salute. Molti campioni hanno voluto inoltre rendere omaggio a Vince Carter, l’atleta che battendo ogni record stava giocando la sua ventiduesima stagione Nba. Carter in conferenza stampa si è commosso all’ipotesi che la sua carriera potesse finire cosi’, per colpa di un virus che anche negli Stati Uniti inizia a fare molta paura.

“Game’s been good.”

Vince Carter got teary-eyed when discussing potentially playing his final game. pic.twitter.com/a2WFp8kBDm

— SportsCenter (@SportsCenter)
March 12, 2020

È stato però LeBron James, leader dei Los Angeles Lakers, a descrivere con un tweet cosa si sta vivendo al di là dell’oceano e, soprattutto, all’interno dei 30 spogliatoi delle franchigie: “Quello di cui abbiamo bisogno è di cancellare il 2020”. Sì, perché lo stop della stagione arriva un mese e mezzo dopo la morte inaspettata e dolorosa di una leggenda come Kobe Bryant. Un doppio gancio dritto sul mento in grado di mandare al tappeto chiunque. Anche una Lega professionistica potente e ben organizzata come la NBA.

Vedi: Cosa è successo nella notte in cui è stata sospesa la NBA
Fonte: sport agi


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