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Cosa è successo nei primi 100 giorni al potere dei talebani

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AGI – Sono trascorsi 100 giorni dal ritorno al potere dei talebani, dopo 20 anni: e sono stati 100 giorni caratterizzati da misure restrittive per i diritti delle donne, ma non solo, da crisi economica, violenze e tensioni sia all’interno dell’Afghanistan che a livello regionale e internazionale, sotto il segno dell’isolamento.

La presa del potere a Kabul lo scorso 14 agosto è stata il risultato di un’offensiva militare lampo di circa tre mesi che ha messo in fuga all’estero l’ex presidente Ashraf Ghani e costretto alla resa le forze armate, nel contesto del ritiro dei militari Usa e dei loro alleati occidentali.

Nonostante l’impegno a garantire la sicurezza di tutti i cittadini, a formare un “governo inclusivo” e a voler dialogare con l’Occidente, le decisioni prese dai talebani vanno in una direzione opposta.

Dal ritorno dei talebani al potere 100 giorni fa, secondo fonti di stampa concordanti, in tutto 257 media afghani hanno chiuso e il 70% dei professionisti del settore media ha perso il lavoro, oltre ad almeno 6 giornalisti che sono stati uccisi.

Infine da notare che la ‘questione’ afghana è stata al centro di sei importanti vertici regionali e internazionali svolti in Afghanistan, Iran, Pakistan, India, Russia e Cina oltre al G20 di Roma e al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Questa la cronologia delle principali decisioni e fatti salienti dei primi 100 giorni di potere talebano in Afghanistan.

Agosto

14 agosto: gli ‘studenti coranici’ entrano senza colpo ferire nei palazzi del potere a Kabul, lasciati vacanti dagli uomini del presidente Ghani in fuga e dall’esercito in rotta. Nei giorni successivi scene da panico e caos all’aeroporto internazionale della capitare per rimpatriare i cittadini stranieri (diplomatici, operatori sanitari) e far uscire dal Paese decine di migliaia di cittadini afghani la cui incolumità è a rischio.

18 agosto: un alto funzionario talebano, Waheedullah Hashimi, dichiara che in Afghanistan non ci sarà affatto un sistema democratico ma vigerà la legge della sharia.

20 agosto: ucciso dai talebani un parente di un giornalista dell’emittente tedesca Deutsche Welle. Le abitazioni di diversi giornalisti vengono perquisite e sono segnalati rapimenti e uccisioni di professionisti del settore media.

21 agosto: testimonianze di violenze dei talebani contro le donne, costrette a nascondersi per non correre il rischio di subire violenze fisiche o morali: una donna sarebbe stata bruciata dai combattenti talebani non soddisfatti di quello che aveva cucinato per loro.

26 agosto: il primo attentato dopo il ritorno al potere dei talebani, nei pressi dell’aeroporto di Kabul, provoca 72 vittime civili e la morte di 13 Marines Usa.

Settembre

1 settembre: a Kandahar, seconda città del Paese e culla degli ‘studenti coranici’, i talebani sfilano con armi e mezzi che gli Usa avevano dato alle forze afghane sui cui issano bandiere del movimento.

2 settembre: dopo il fallimento dei negoziati con il leader della resistenza in Panshir, Ahmad Massoud, i talebani decidono di lanciare un’operazione militare contro quella che è rimasta l’unica provincia in Afghanistan ancora non caduta sotto il loro controllo.

6 settembre: i talebani annunciano la conquista del Panshir. – 7 settembre: a Kabul durante una protesta contro le nuove autorità e contro l’ingerenza del Pakistan i talebani minacciano e arrestano alcuni giornalisti e cameraman presenti. Proteste a Herat, 2 morti e 8 feriti per l’intervento armato dei talebani. Nella stessa giornata il nuovo governo formato dai talebani assegna i posti più importanti a jihadisti e terroristi ricercati dall’Fbi, escludendo del tutte donne e minoranze.

8 settembre: i talebani usano fruste e bastoni contro un gruppo di donne che protestano a Kabul per la mancanza di rappresentanza femminile nel governo ad interim talebano fatto di soli uomini. Nel mirino della violenza dei talebani ci sono anche giornalisti e fotoreporter che coprono le manifestazioni.

12 settembre: il ministro dell’Istruzione superiore del nuovo regime, Abdul Baqui Haqqani, annuncia che non ci saranno classi miste nelle scuole e università, in quanto contrarie ai principi dell’Islam e della tradizione afghana. Nell’emirato islamico le donne potranno frequentare i corsi universitari ma solo in un regime di separazione. Nonostante le rassicurazioni del governo talebano, l’istruzione femminile risulta bloccata.

13 settembre: l’intero sistema bancario afghano è bloccato e gli afghani disperati vendono i propri beni sui mercati. Il ritorno al potere dei talebani e lo stop ai finanziamenti dall’estero portano alle estreme conseguenze una crisi economica già cronica. Al collasso anche gli ospedali in cui mancano medicine e strumenti.

18 settembre: la Commissione Indipendente per i Diritti Umani denuncia l’occupazione della propria sede da parte dei talebani che impediscono la ripresa dei lavori.

21 settembre: sono 153 i media afghani che hanno chiuso i battenti in 20 diverse province del Paese. E’ la conseguenza della mancanza di finanziamenti e della fuga all’estero dei giornalisti.

21 settembre: i principali membri del governo ad interim dei talebani incontrano gli inviati speciali di Russia, Cina e Pakistan, nuovo passo verso il riconoscimento internazionale.  – 24 settembre: uno dei fondatori del movimento talebano annuncia che riprenderanno le amputazioni di arti come punizione per chi ruba, “provvedimento necessario per la sicurezza”.

Ottobre

3 ottobre: almeno 5 persone muiono in un attentato alla moschea di Kabul, mentre era in corso la funzione per la morte della madre di Zabihullah Mujahid, il principale portavoce dei talebani.

8 ottobre: il viceministro dell’Informazione e della Cultura, Zabiullah Mujahid, definisce l’Isis-K “un mal di testa, non una minaccia” e ribadisce l’impegno dei talebani a eliminare i terroristi dal Paese.

10 ottobre: le autorità annunciano che le nicchie dove un tempo si potevano ammirare le splendide statue dei Buddha di Bamyan saranno protette dal governo talebano. Gli stessi talebani abbatterono le imponenti figure, ritenute blasfeme, nel marzo 2001.

12 ottobre: il ministro degli Esteri dei talebani, Amir Khan Muttaqi, dice che “l’Afghanistan è pronto ad aprire una nuova pagina di rapporti con la comunità internazionale”, ma l’Emirato Islamico chiede agli altri Paesi di “non interferire con i propri affari interni”.

Novembre

2 novembre: almeno 25 persone perdono la vita nell’attentato all’ospedale militare di Kabul, rivendicato dalla Provincia del Khorasan dello Stato islamico (Iskp), la branca locale dell’Isis. Tra le vittime c’è il capo delle forze di sicurezza talebane a Kabul, Hamdullah Mokhlis.

11 novembre: una delegazione talebana guidata dal ministro degli Esteri, Amir Khan Muttaqi si reca in Pakistan per la prima visita ufficiale. Si tiene la cosiddetta “troika allargata” sull’Afghanistan, composta da Cina, Pakistan, Russia e Stati Uniti. L’incontro riunisce gli inviati speciali dei quattro Paesi con i rappresentanti del nuovo governo ad interim dell’Afghanistan.

11 novembre: il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, assicura che l’Isis-Khorasan “non è una grande minaccia”, riferendo che circa 600 affiliati o simpatizzanti sono stati arrestati da metà agosto, tra cui alcune donne.

12 novembre: un’esplosione in una moschea della provincia di Nangarhar, nell’Afghanistan orientale, causa tre morti e il ferimento di almeno 15 persone.

15 novembre: i talebani lanciano un’offensiva nei luoghi dove si sospetta si nascondano i militanti dell’Isis-Khorasan in quattro distretti della provincia di Kandahar, nel Sud del Paese.

21 novembre: i talebani chiedono alle televisioni di non trasmettere più serie in cui si vedono donne recitare e di evitare la diffusione di programmi “opposti ai valori islamici e afghani” o che mostrano il profeta Maometto e altre figure sacre. Le giornaliste che lavorano in tv devono portare il velo islamico quando vanno in onda. Sono le nuove direttive religiose del ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio.

Source: agi


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