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Confedercontribuenti, una proposta per sanare debiti personali e d’azienda.

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“Occorrerà onestà reciproca tra debitori, banche e Stato”, sottolineano ivertici dell’organizzazione.
Risolvere il problema dell’accesso al credito, sanare i debiti in modo definitivo e senza cadere in circoli viziosi; soprattutto, permettere a singoli ed aziende di risollevarsi. Dopo almeno dieci anni di crisi, l’analisi dei vertici di Confedercontribuenti punta decisa verso l’uscita: ma a condizioni precise. “Il presupposto è un patto di fiducia tra istituzioni statali, finanza e cittadini: tutti dobbiamo farci consapevoli che in Italiala pressione fiscale arriva anche al 70%. Occorre fissare limiti chenon dovrebbero eccedere la metà dei guadagni di ogni cittadino, del resto le tasse non sono neppure paragonabili alla qualità dei servizi”.Questo sottolinea Giovanni Mangano, responsabile imprese dell’organizzazione. “Alle imprese occorre innanzitutto liquidità: questo si può realizzare mediante fondi statali, oppure rendendo più comodo il saldo dei debiti. Questo senza superare il quinto annuale del reddito delle imprese stesse”. 5 anni è il tempo proposto finora per la rottamazione dei debiti: “Ma con cifre di oltre 50mila euro, in termini di tempo simili, è facile che l’azienda paghi ma sia poi costretta a contrarre altri debiti per sopravvivere”, chiarisce Mangano. La proposta, rilanciata dalla confederazione nelle scorse settimane,consentirebbe di saldare in tempi più lunghi, ma senza l’esigenza di contrarre ulteriori impegni economici. Problematica anche la questione dell’accesso al credito, nota Mangano: “Gli imprenditori che non hanno potuto onorare i propri debiti sono segnalati in apposite banche dati, come quella delsistema CRIF: questo limita notevolmente le possibilità di ripartire”. Più problematica la segnalazione alla Banca d’Italia. La possibilità d’uscita, già esposta nell’estate 2018, riguarda una diversa gestione dei cosiddetti crediti deteriorati:“Le banche li rivendono a terzi -solitamente strutture di recupero crediti- a circa il 19% del valore: si tratta della cosiddetta cartolarizzazione. Noi ribadiamo che, se invece fossero rivenduti al 5% ai debitori, si avrebbe un’estinzione più semplice. Certo, gli istituti bancari dovrebbero accettare di guadagnare un po’ meno”.Priorità ai debitori, afferma Carmelo Finocchiaro, presidente nazionale di Confedercontribuenti: ”Qualsiasi contenzioso sorga tra banche e privati, è necessario dimostrare come si sia formato il debito:consulenti di parte devono constatare tutte le eventuali anomalie. Segnalazioni e vincoli devono decadere”. Alla proposta se ne connette un’altra relativa alle aste giudiziarie, spiega Finocchiaro: “Chiediamo che queste siano online e gestite da un tribunale super partes”. Il legame, spiega il presidente, è certamente dato dal voler “sollevare dagli incubi famiglie ed imprese”. Per fornire assistenza nelle criticità fiscali, Confedercontribuenti sta sviluppando il progetto “L’Altra Banca”: consulenti e avvocati si attiveranno “per non lasciare soli i correntisti dinanzi alle strutture che costituiscono l’economia”, spiega il presidente Finocchiaro: “insomma, ci comporteremo come una banca, ma al contrario”.
Livio Mario Cortese