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Nelle stesse ore in cui gli esperti di Confedercontribuenti stanno effettuando verifiche sul Bilancio 2015 di CIS SpA, che la società di Gianni Punzo ha presentato solo nei giorni scorsi, avanzano nuovi, pesanti interrogativi. Molti dei quali riguardano il Tribunale di Nola.

Nelle stesse ore in cui gli esperti di Confedercontribuenti stanno effettuando verifiche sul Bilancio 2015 di CIS SpA, che la società di Gianni Punzo ha presentato solo nei giorni scorsi, avanzano nuovi, pesanti interrogativi. Molti dei quali riguardano il Tribunale di NolaA cominciare proprio dalle modalità di concessione dell’omologa all’accordo di ristrutturazione del debito con le banche, chiesta dal CIS e concessa giudice della Sezione Fallimentare Eduardo Savarese. Ma ad una più attenta lettura dei fatti sta emergendo che il giudice Savarese sarebbe lo stesso che fra 2014 e 2015 aveva decretato i fallimenti di alcune delle 30 aziende fondatrici del CIS proprio su istanza della stessa società guidata da Punzo. Identico anche il collegio. Situazioni che accadono purtroppo in Tribunali di modeste dimensioni, come quello di Nola. E che però in questo caso, quando sono in ballo accordi con le banche da centinaia di milioni di euro, richiedono quanto meno ulteriori approfondimenti, tanto palesi sono i profili di criticità su decisioni di tale portata economica e giudiziaria, che finiscono col lambire addirittura il secondo colosso ferroviario italiano. Quella NTV, la società Nuovo Trasporto Viaggiatori dei treni Italo, che vede in prima fila proprio l’Interporto di Punzo quale principale attore e fornitore di servizi da decine e decine di milioni di euro l’anno.

Ricordiamo intanto che avverso la concessione dell’omologa da parte del giudice Savarese, Confedercontribuenti aveva presentato in sede civile una dura e documentata opposizione, respinta dal Tribunale di Nola con motivazioni ufficiali riguardanti la società Interporto, e non il CIS. Tanto che la sigla guidata da Carmelo Finocchiaro si è già rivolta alla Corte d’Appello di Napoli, ai cui magistrati chiede di verificare come sia stato possibile concedere l’omologa all’accordo di ristrutturazione con le banche senza nemmeno aver potuto esaminare, come per legge, il terzo dei tre bilanci CIS, vale a dire il Bilancio 2015, solo oggi sottoposto all’approvazione dei soci, con oltre un anno di ritardo. E ben dopo la concessione dell’omologa. Senza contare altri clamorosi conflitti d’interesse, tutti già evidenziati per tabulas, come quello del professionista che ha convalidato la richiesta di omologazione.

Se questa a Nola è la situazione in sede fallimentare, non meno nebulosi risulterebbero alcuni aspetti penali. Altri interrogativi riguardano ad esempio il fatto che «non si è mai più saputo nulla – dichiara oggi Carmelo Finocchiaro – dell’inchiesta penale aperta tre anni fa dalla Procura di Nola su denuncia dei soci dichiarati falliti, eppure proprio nell’ambito di quelle indagini ero stato sentito  dalla locale Guardia di Finanza come persona informata sui fatti».

Cosa succede insomma nel “Distretto Nolano”, dove mancherebbero ancora all’appello perfino gli 8 milioni di euro di oneri concessori che il CIS non aveva pagato fin dagli anni ’80 per il suo insediamento? E che ruolo sta rivestendo in tutto ciò il Palazzo di Giustizia?

Finocchiaro, che chiederà lumi su queste nuove situazioni dubbie anche al CSM, rivolge ora il massimo della fiducia nella Procura partenopea dove, proprio sulla base del minuzioso esposto firmato Confedercontribuenti,  sta conducendo rigorose indagini sul caso CIS il P.M. Maria Teresa Orlando. «Siamo fiduciosi – aggiunge il presidente Finocchiaro – che la Procura di Napoli possa andare avanti fino in fondo sulle reali circostanze che hanno determinato quei trenta fallimenti, causando un grave colpo all’occupazione e alla produttività proprio negli anni più duri della crisi economica. A tal proposito – conclude  –  auspichiamo che venga fatta piena luce anche sulle attività degli organi incaricati dall’autorità giudiziaria di Nola, che aveva decretato i fallimenti, di accertare le reali condizioni dello stato di insolvenza delle imprese. Perché nulla, anche su questo, ancora oggi  è possibile sapere».

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