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Confedercontribuenti: Il Sud non è Italia

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Lo Stato italiano, non quello emiliano, quello italiano, destina ad un bimbo bolognese ogni anno tremila quattrocento euro, ad un bambino di Reggio Calabria trentuno euro. Se qualcuno non pensa di aver letto male lo ripetiamo: trentuno euro.

Di Ettore Minniti

La storia insegna ed è maestra di vita.

La Sicilia lasciata a sé troverebbe il rimedio: stanno a dimostrarlo molti fatti particolari, e ce ne assicurano l’intelligenza e l’energia della sua popolazione e l’immensa ricchezza delle sue risorse. Una trasformazione sociale accadrebbe necessariamente, sia col prudente concorso della classe agiata, sia per effetto di una violenta rivoluzione. Ma noi, Italiani delle altre provincie, impediamo che tutto ciò avvenga. Abbiamo legalizzato l’oppressione esistente; ed assicuriamo l’impunità dell’oppressore” (SIDNEY SONNINO Inchiesta in Sicilia, 1876)

Oggi si parla tanto di autonomia differenziata ovvero come aumentare il divario tra Nord e Sud.

Ma cosa si intende per autonomia differenziata?

Si tratta di una potestà riconosciuta dall’articolo 116 della Costituzione dopo la modifica avvenuta con la riforma costituzionale del Titolo V approvata nel 2001. L’ambito delle materie nelle quali possono essere riconosciute tali forme ulteriori di autonomia concerne: tutte le materie che l’art. 117, terzo comma, attribuisce alla competenza legislativa concorrente.

Fino ad oggi, dall’introduzione di tali disposizioni in Costituzione, avvenuta con la riforma del titolo V prevista dalla legge cost. n. 3/2001, il procedimento previsto per l’attribuzione di autonomia differenziata non ha mai trovato completa attuazione. Esiste dunque un dibattito su tale iter

Uno dei punti più delicati del dibattito riguarda il tema delle risorse finanziarie che devono accompagnare il processo di rafforzamento dell’autonomia regionale. Al riguardo, nell’ambito dell’indagine conoscitiva è emersa come centrale l’esigenza del rispetto del principio, elaborato dalla giurisprudenza costituzionale, della necessaria correlazione tra funzioni e risorse.

Che l’autonomia differenziata aumenterà il divario tra Nord e Sud è dimostrato ad esempio dal flop del bando per i nidi del ministero. Arrivano richieste solo per la metà delle risorse del Pnrr a disposizione nel bando. Troppo poche anche dal Sud, dove il servizio è quasi assente. Il ministero proroga la scadenza per presentare domanda e cerca di coinvolgere i comuni, ma per gli economisti non sarà sufficiente: “serve una rivoluzione culturale”

I soldi questa volta ci sono. Ma manca la volontà. Per le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la costruzione degli asili nido, alla chiusura dei termini previsti inizialmente dal bando, sono arrivate richieste pari a circa 1,2 miliardi su un totale di 2,4 miliardi di euro disponibili. Più della metà delle risorse era destinata al Sud, dove c’è carenza di questi servizi, ma l’opportunità non ha riscosso il successo sperato.

Lo Stato italiano, non quello emiliano, quello italiano, destina ad un bimbo bolognese ogni anno tremila quattrocento euro, ad un bambino di Reggio Calabria trentuno euro. Se qualcuno non pensa di aver letto male lo ripetiamo: trentuno euro.

Per un bambino che vive al Sud lo Stato investe mediamente 206 euro, la metà di quello che investe nelle isole, 443 euro, un quarto di quello che investe nel Nord-ovest, 817 euro, un quinto del Nord-est, 1.056 euro e, infine, un sesto di quello che investe nelle regioni del centro del Paese, 1.328 euro.
Ogni bambino, per il nostro Stato, ha un valore a seconda del luogo di nascita. Ci vuole fortuna anche nel nascere nella regione giusta.

Il progetto presentato dal leghista Ministro delle riforme Roberto Calderoli non fa alcun riferimento ad un fondo di perequazione: ergo, qualora dovesse trovare attuazione quella riforma, ogni anno per l’asilo nido al bambino di Reggio Calabria rimarranno sempre i soliti trentuno euro e al bambino bolognese sempre 3400 euro. Si chiama certificazione della spesa storica.

L’investimento da 4,6 miliardi del Pnrr per asili nido e scuole d’infanzia ha principalmente l’obiettivo di colmare questo divario e di permettere alle mamme di lavorare anche nel Sud dove le donne sono spesso costrette a lasciare il lavoro per la nascita di un figlio e per mancanza di assistenza pubblica.

Ma purtroppo al peggio non c’è fine, le domande di partecipazione ai bandi sono state carenti proprio nel Mezzogiorno e nei Comuni dove i posti all’asilo nido sono pochissimi.

Quindi, paradossalmente, il Pnrr rischia di ampliare ulteriormente il divario che oggi esiste sui territori, nonostante il vicolo del 40% su tutte le misure per il sud (addirittura per gli asili il 51,4%), aggiungendo posti e servizi là dove ci sono già, che per carità è sempre una cosa buona, ma senza affrontare e risolvere il tema della riduzione delle diseguaglianze.

Incapacità progettuale, burocrazia, mancanza di know how e di risorse per la gestione degli asili, rischiano di farci perdere una grossa opportunità.

Non abbiamo tanto tempo, se l’obiettivo è quello di creare circa 264.480 nuovi posti tra asili nido e scuole dell’infanzia entro la fine del 2025, bisogna accelerare i tempi, avvalendosi della procedura semplificata prevista per il Pnrr che dovrebbe essere estesa a tutte le procedure pubbliche attraverso il nuovo Codice degli appalti. Altrimenti gli intendimenti del pnrr rischiano di restare semplicemente lettera morta.

Sull’argomento ha le idee chiare Finocchiaro Carmelo, presidente della Confedercontribuenti: “dopo aver tolto il reddito di cittadinanza il governo Meloni pensa di tagliare 600-1000 scuole pubbliche soprattutto al sud. Ma che modello di società hanno ha in mente il Governo? Nella legge di bilancio si parla di “dimensionamento” che significa tagliare, meno risorse per la scuola. Si affida alle Regioni il compito di riorganizzare il sistema scolastico dal 2024 con forme di “compensazione interregionale”, “su base triennale”. Si riorganizza la rete delle scuole sul territorio con un decreto scritto dal ministero dell’Istruzione (e del Merito), dal Mef e “previo accordo in sede di Conferenza unificata”.

E’ se non ci fosse accordo? Il problema si complica – continua Finocchiaro – perchè il pallino o il cerino passa al Governo che dovrebbe emanare un decreto di natura non regolamentare in cui decide i contingenti dei dirigenti sulla base di un coefficiente “non inferiore a 900 e non superiore a 1000” e in cui si terrà conto del numero “degli alunni iscritti nelle istituzioni scolastiche statali e dell’organico di diritto” e “integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato”.

“La Sicilia è sempre più lontano da Roma e soprattutto da Milano, non ha continuità territoriale. Hanno tolto gli slot per Roma a Wizzair da Catania. A Ita e Ryanair il monopolio. I prezzi dei voli si sono triplicati. Vergogna alla politica silente. Volare da Catania per Roma è diventata una truffa. Ma la politica è silente, perché composta da gente con la pancia piena e in molti casi il cervello vuoto. Non sanno ciò che avviene”, conclude il Presidente di Confedercontribuenti.

Morale della favola il Nord è sempre più opulento e il Sud è sempre più povero.