Questo movimento doveva nascere, non avevamo scelta. Sapevamo che c’è una crisi climatica in atto. Lo sapevamo perché le foreste in Svezia o negli Stati Uniti erano state decimate dalle fiamme. Lo sapevamo per il susseguirsi di alluvioni e siccità in Germania e Australia, per il collasso di iconici ghiacciai alpini e per lo scioglimento del permafrost nel Circolo Polare Artico, e così via. Lo sapevamo, perché i resoconti che leggevamo e le immagini che vedevamo gridavano che qualcosa di molto sbagliato stava accadendo.
Nell’ epoca dei confini da difendere ci si mobilita per dire che i confini non esistono e che i problemi del mondo sono i problemi di ciascuno. In epoca di individualismo e competizione ci si mobilita per affermare che solo cooperando possiamo uscire dallo stallo. In epoca di paura e chiusura ci si mobilita per ribadire che la speranza nel domani è forte e vigorosa e che non c’è nulla che possa fermarla.
Grazie ragazzi per la speranza che ci state regalando e per essere scesi in Piazza oggi in tutto il mondo. E i ragazzi italiani sono stati in prima fila.