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“COMEDIANS”, MA NON È UNA COMMEDIA

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L’ultimo film del premio Oscar Gabriele Salvatores sul ruolo dell’attore comico 

di Franco La Magna

Il titolo può trarre in inganno. Comedians (2021) regia di Gabriele Salvatores (premio Oscar per Mediterraneo), non è una commedia ma un film sui commedianti, sulla cosiddetta stand up comedy ovvero quel particolare tipo di spettacolo che chiama il comico “in piedi” sulla scena a contatto diretto con il pubblico, abbattendo così l’ideale quarta parete, il muro immaginario che divide lo spettatore dalla scena. 

E della chiara scaturigine teatrale Salvatores non ne fa mistero (con qualche piccola, ma insignificante, trasgressione girata in esterni), scandendo il tempo prescenico e chiudendo, come è d’uopo nella rappresentazione teatrale, il piccolo manipolo degli aspiranti stand up comedians in una fredda aula scolastica, accentuandone così il ruolo di allievi dinnanzi al “professore”, l’ex comico Eddie Barni (il cabarettista Natalino Balasso, qui in un ruolo drammatico), che concepisce l’attore come colui in grado di “illuminare”, che non teme di scuotere le certezze acquisite degli spettatori, invece di adagiarsi nei facili territori dell’evasione e del divertimento privo di riflessione. Una visione quest’ultima alla base delle opinioni di Bernardo Celli (uno spigliato Chritian De Sica) il talent scout, titolare di un’agenzia di artisti, che dovrà scegliere alcuni degli allievi a cui offrire un contratto per il suo programma televisivo. 

Delizioso e stringente lo scontro verbale tra Barni e Celli, nel momento in cui questo entra in scena, che ne delinea le diversità, mentre meno felice appare la scelta registica di spezzettare con un montaggio alternato le varie performances degli aspiranti comici, rendendone meno efficace e meno lineare l’esibizione. Una riflessione sulle scelte da compiere (seguire la propria vocazione o piegarsi alle esigenze del pubblico?), sulle varie welthanschauung artistiche, sicché nel gruppo c’è chi testardamente seguirà le proprie attitudini e chi invece abbraccerà la strada indicata da Celli. 

Film non per tutti, complesso, dove non si ride (strappa appena un sorriso qualcuna delle performances), che il serrato intreccio di opinioni rende oltremodo verboso; non un dramma né tantomeno una commedia, bensì una realistica, a tratti drammatica, rappresentazione delle aspirazioni e delle frustrazioni di sei aspiranti comici posti davanti una difficile scelta di vita. Tratto dall’opera teatrale omonima di Trevor Griffiths, già portata in scena da Salvatores al Teatro dell’Elfo di Milano, ora “coraggiosamente” tramutata in film.