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Come vanno i conti del calcio italiani

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Dicono gli analisti che si tratta di numeri “incoraggianti”. Mai registrati prima. Nel senso che il valore della produzione dei tre campionati professionistici di calcio nella stagione 2017-18 “ha superato per la prima volta i 3,5 miliardi di euro” si legge sulle pagine sportive del Corriere della Sera, in un taglio basso dell’edizione cartacea.

La fonte principale degli introiti continua a provenire dai diritti televisivi, che incidono per un terzo nonostante una flessione dello 0,6%. Tuttavia l’incremento più deciso deriva dagli ingressi allo stadio (+22,4%), anche se l’età media dei nostri stadi supera i 61 anni. Altri dati incoraggianti provengono dall’impatto socio-economico del gioco del calcio, che è pari a 3,01 miliardi di euro, con un incremento del 5,7%. I dati sono contenuti nell’ultimo ReportCalcio realizzato dalla Figc e presentato al Senato.

Però assieme a numeri e cifre positivi ci sono anche le criticità, perché le 86 società non iscritte negli ultimi dieci anni registrano tutte un indice di indebitamento complessivo che sfiora i 4,27 miliardi di euro, con un incremento pari al 6,4% rispetto all’anno precedente. E con un peggioramento ulteriore del risultato netto, che raggiunge i 215 milioni di euro. “Se ci fosse un Commissario dell’Unione Europea a valutare il sistema calcio – dice con una battuta il sottosegretario con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti – il rapporto debito/Pil sarebbe del 120%”, commentando così la fotografia in chiaroscuro della situazione economico-finanziaria del settore del pallone.

Certo, si legge su Il Messaggero, il gap tra grandi e piccole squadre di serie A “è ancora troppo marcato”, considerato che il 54% del valore “è generato solo da Juventus, Inter, Roma, Milan, Napoli”. Gabriele Gravina, numero uno della Federcalcio, mette l’accento sul “ruolo fondamentale giocato nel sistema paese, sotto il profilo economico, fiscale e sociale”, perché negli ultimi anni il settore ha versato 11,4 miliardi di euro al Fisco e ricevuto 749 milioni di euro: per ogni euro che il governo italiano ha investito nel calcio, ha ottenuto un ritorno di 15,2 euro. “Un dato che deve far riflettere”, ha suggerito Gravina.

Uno dei dati più interessanti espressi dal Report 2019 della Figc è poi quello relativo all’esponenziale allargamento della base del calcio femminile. “Negli ultimi dieci anni le calciatrici tesserate sono aumentate del 39,3%, da 19 mila a 26 mila, il 46% delle quali nella fascia di età over 18” si legge su la Repubblica. Una popolazione sportiva in netta espansione, che ora dovrà fare i conti anche con lo splendido Mondiale azzurro. E chissà cosa potrà succedere ora dopo il successo e la grande popolarità della nazionale femminile?

In esame al Senato c’è la norma sul collegato sportivo, che dovrebbe attribuire deleghe al Governo in materia di professionismo: “È l’occasione — analizzava Giorgetti — per ripensare tutto. Il tentativo è di costruire un sistema al passo con i tempi, moderno e che si incroci con le istanze che arrivano dalla società”. Il presidente Figc Gravina aveva invece sottolineato la necessità “di ottenere, con il professionismo, riconoscimento, rispetto e dignità”. “Il Governo – ha spiegato il sottosegretario ai rapporti col parlamento Simone Valente (5Stelle) – è impegnato nel superamento della distinzione tra dilettantismo e professionismo, con l’introduzione della figura del lavoratore sportivo”.

Vedi: Come vanno i conti del calcio italiani
Fonte: sport agi


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