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Come nasce una coalizione… in Germania

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di Carlo Fusaro 

Chi mi legge sa che nutro grandi perplessità sulla residua funzionalità del regimi parlamentari europei, Germania inclusa. Però va anche detto che se le coalizioni sono un’impresa difficile e se quelle non a due ma addirittura a tre, quattro, cinque soci (Germania ora, Paesi Bassi, Italia etc. etc.) sono spesso un incubo, in alcuni paesi il processo di formazione di un’intesa – ahimè lungo – almeno è condotto con serietà, determinazione, pazienza e con un impegno altrove (v. Italia) del tutto sconosciuti: per cui le possibilità che, una volta eventualmente formatasi, la coalizione regga e che i soci mantengano costantemente un accettabile livello di lealtà reciproca, crescono.

L’articolo che rimbalzo qui, da un sito della radio pubblica tedesca (Deutschlandfunk.de), pubblica l’elenco dei 22 (ventidue) gruppi di lavoro tematici per la stesura del programma di governo, con i nomi dei partecipanti per ciascuno dei tre partiti della potenziale coalizione SPD (socialdemocratici), Verdi, FDP (liberali) per un totale di 300 persone. Naturalmente ci sono anche dei “capi negoziatori” che hanno dato mandato ai ventidue gruppi di finire entro il 10 novembre: per poi tirare le somme e permettere agli organi di partito di riuinirsi discutere e decidere (con o senza referendum interno).

I traduttori permetteranno a chi è interessato di capire di più. Comunque ecco i gruppi di lavoro: Stato moderno e democrazia; Innovazione digitale; Innovazione, conoscenza, educazione; Economia; Ambiente e natura; Agricoltura e alimentazione; Mobilità; Clima, energia, transizione; Stato sociale, assistenza e pensioni; Lavoro; Edilizia e abitazioni; Sanità e assistenza; Formazione e opportunità per tutti; Figli, famiglie, anziani e giovani (in questo ordine!); Cultura e mass media; Sicurezza, diritti, giustizia, tutela dei consumatori, sport; Uguaglianza e diversità; Qualità della vita in città e in campagna; Rifugiati, migranti e integrazione; Politica estera, sicurezza esterna, difesa, sviluppo, diritti dell’uomo; Europa; Finanza e bilancio.

La strada è ancora lunga, e in parte incerta (dissensi restano soprattutto su come finanziare le scelte che verrano concordate): ma l’approccio è questo. Serio, meticoloso, noiosamente razionale, beati loro. A me un po’ d’invidia la fa (anzi molta: perché un esercizio del genere che coinvolge oltre 300 persone di tre diverse forze politiche vuol dire, fra le altre cose, che i partiti esistono e restano una cosa seria).

Già professore ordinario di Diritto elettorale e parlamentare
nell’Università di Firenze e già direttore del Dipartimento di diritto
pubblico. Ha insegnato nell’Università di Pisa ed è stato “visiting
professor” presso le università di Brema, Hiroshima e University College
London. Presidente di Intercultura ONLUS dal 2004 al 2007, trustee di
AFS IP dal 2007 al 2013; presidente della corte costituzionale di San
Marino dal 2014 al 2016; deputato al Parlamento italiano per il Partito
repubblicano (1983-1984).

Fonte: Liberta’eguale