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Come funzionerebbe una giustizia perfetta? Il 'viaggio su Aipotu' di Furio Gubetti 

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Un avvocato esce dalle aule di un tribunale affranto per non essere riuscito a difendere la vittima di uno stupro in un processo. Va in un bar, ordina una vodka, parla col barista. Il barista è un ex astronauta e durante la loro chiacchierata gli racconta di un pianeta in cui esiste una “giustizia giusta”.

Ma come funziona una “giustizia giusta”? Come può avvicinarsi alla perfezione e, almeno potenzialmente, non sbagliare mai? È la domanda intorno alla quale ruota ‘Viaggio al pianeta Aipotu. Alla ricerca del giusto processo’, un romanzo di fantascienza di Furio Gubetti, psichiatra, ex deputato e senatore, pubblicato da Edizioni Segno (114 pagg, 12,00 euro).

Aipotu, spiega Gubetti, è una formulazione più corretta dell’opposto di Utopia, oltre a esserne il nome pronunciato al contrario. Se Utopia infatti è un sogno irrealistico e irraggiungibile, come quella descritta ad esempio da Tommaso Moro, Aipotu è “un modello di società concreto, pragmatico e di buon senso, difficile ma non impossibile da realizzare, se soltanto lo volessimo veramente”.

Ad Aipotu la giustizia non sbaglia. È rapida ed efficace, ed è un diritto che il sistema giudiziario è riuscito a garantire a tutti, senza eccezioni. Mark, il giovane avvocato protagonista di questo romanzo, dopo aver ascoltato il racconto del barista astronauta decide di partire per Aipotu per studiare come funziona e come è possibile realizzare un sistema giudiziario perfetto.

Siamo in un’età lontana dal presente, in un indefinito futuro, quando i viaggi interstellari sono possibili e l’universo è stato colonizzato da un’umanità costretta ad abbandonare la terra nel XXI secolo. Mark si farà accompagnare dalla sottosegretaria del ministro della Giustizia, Irina, attraverso i segreti di Aipotu. Un viaggio che comincerà dalla visita al palazzo del Tribunale, coi suoi simbolismi che richiamano al mito della biga raccontata nel Fedro di Platone e a quelli della tradizione cristiana, e che proseguirà nelle aule dove Mark assisterà al lavoro dei “Giudici Monocratici”.

Aipotu svelerà i suoi segreti, il protagonista ne rimarrà affascinato e porterà con sé sulla Terra, ‘redento’, quello che ha visto e imparato. L’Aipotu, chiarisce nel finale Gubetti, non è qualcosa di impossibile se è quello che vogliamo: “Ma per volerlo dovremmo prima recuperare i grandi valori spirituali della Tradizione”, un po’ come farà il suo protagonista perché, continua citando C.G. Jung, “se il singolo non è realmente rinnovato nello spirito, non può rinnovarsi neppure nella società”.

Vedi: Come funzionerebbe una giustizia perfetta? Il 'viaggio su Aipotu' di Furio Gubetti 
Fonte: cultura agi


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