Type to search

Come fare la spesa a ‘chilometro equo’ in una food coop

Share

(AGI) Nato sull’esempio delle food coop americane ed europee, il primo e finora unico esempio, in Sardegna, di emporio autogestito da una cooperativa di consumatori è stato aperto a Cagliari a fine gennaio 2020, poco prima dell’inizio della pandemia. Si chiama ‘Mesa Noa’ (tavola nuova, in sardo) e si trova nel quartiere popolare di Mulinu Becciu.

La presidente della cooperativa, Tiziana Diana, spiega all’AGI che nell’emporio ciò che si acquista “è a ‘km equo’, non semplicemente a ‘km 0’, perché solo così”, sostiene, “si riescono realmente a soddisfare determinate caratteristiche per il rispetto dell’ambiente e della persona”.

Altre cinque attività di questo genere sono presenti a Bologna, a Ravenna, a Parma, a Grosseto e a Trento. In vendita nel negozio ci sono prodotti ortofrutticoli e alimentari di qualità, per la maggior parte dei casi provenienti dal territorio, ma anche articoli per l’igiene della casa e della persona. Per il latte fresco, i dessert e lo yogurt c’è il vuoto a rendere. I prodotti confezionati, che hanno un’altra provenienza, sono di noti marchi del biologico italiano o del commercio equo e solidale.

‘Bio’ ma non sempre certificato

L’attività si regge sul volontariato dei soci, che oggi sono 270. Chi decide di associarsi a ‘Mesa Noa’, versa una somma una tantum per l’adesione, suddivisa in cinque quote da 25 euro ciascuna e si impegna poi a effettuare un turno di tre ore al mese all’interno del negozio. “Noi parliamo di prodotti di prossimità e del nostro territorio quando ci sono e, soprattutto, quando rispecchiano una serie di criteri di sostenibilità ambientale, nel rispetto dei cicli della natura, per i quali non si utilizzano sostanze chimiche e dannose per il terreno e per le persone”, sottolinea la presidente della cooperativa. “Da noi ci sono prodotti biologici, che non sono per forza certificati, perché cerchiamo di conoscere direttamente il produttore, in modo da sapere come coltiva”.

Il sostegno della Regione

L’idea di creare ‘Mesa Noa Food coop’ è scaturita da uno spunto nell’ambito di ‘Italia che cambia’, un portale e un progetto che raccontano in chiave moderna esperienze positive e virtuose, attente ai temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Prima della costituzione della cooperativa, i promotori hanno partecipato al bando ‘Cambiamenti’ dell’agenzia regionale Sardegna Ricerche, per realtà innovative sul piano dell’economia e del sociale.

“Siamo stati valutati positivamente”, evidenzia la presidente, “e abbiamo avuto accesso al bando. Stiamo beneficiando ancora di un finanziamento di 40 mila euro da rimborsare. Il bando prevedeva, infatti, l’80% di rimborso sul bilancio generale del progetto”.

Il rapporto coi produttori

Coi produttori c’è un rapporto diretto e costante. “Una delle aziende da cui ci riforniamo”, sottolinea Tiziana Diana, “si trova ad Assemini (Cagliari) e nei terreni in cui vengono coltivati i prodotti ortofrutticoli non vengono usati prodotti chimici da 40 anni. Il produttore non ha, però, la certificazione biologica, perché richiede tempi molto lunghi, burocrazia e costi che aumenterebbero il costo del prodotto. Il biologico certificato, purtroppo, ha un prezzo proibitivo per tante persone. Noi, però, ci teniamo a dare il giusto valore e prezzo ai prodotti delle filiere di produzione. La sfida è poter rendere accessibili a chiunque i prodotti genuini e quelli della nostra terra. Il prezzo dell’ortofrutta è quello giusto e, a parità di qualità, non solo abbiamo prezzi competitivi ma, in molti casi, anche inferiori a quelli dei supermercati tradizionali”.

Come funziona l’emporio

‘Mesa Noa’ non è solo un negozio, ma con la promozione di eventi e appuntamenti collaterali è anche un motivo per far incontrare e socializzare le persone.

La continuità dell’attività di vendita è garantita dalla presenza costante dei coordinatori. “In questo ruolo”, precisa Diana, “si alternano due persone e poi ci sono altri due soci. Uno sta alla cassa e l’altro, ad esempio, si occupa di sistemare i prodotti negli scaffali, di prezzarli, di fare le pulizie e di accogliere i fornitori. Per adesso, siamo tutti volontari e la cooperativa non ha neppure un dipendente, anche se l’obiettivo è arrivare anche a questo. C’è, però, un consiglio di amministrazione formato da sette consiglieri, tra cui ci sono presidente e vicepresidente”.

La cooperativa non ha scopo di lucro e tutto ciò che guadagna lo reinveste a favore dei soci. Aumentando i volumi di vendita si possono abbassare sempre di più i prezzi, in modo da ampliare l’accessibilità dei prodotti. In negozio può entrare ad acquistare chiunque, anche chi non è socio, ma per statuto la maggioranza degli acquirenti deve essere associata.

“Se si tratta di un evento sporadico, di un turista, ad esempio”, chiarisce la presidente di ‘Mesa Noa’, “non chiediamo niente. Se, invece, è una persona che viene spesso a far la spesa, la registriamo come socio in prova e le chiediamo nome, cognome e recapiti. Da quel momento ha un mese di tempo per decidere se diventare socia o meno. I residenti del quartiere, invece, possono frequentare l’emporio senza obblighi per un anno e poi decidere cosa fare”.